Il Sole 24 Ore

Ristori: calcolo su base annua ma indennizzi per due mesi

Provvedime­nto atteso in cdm venerdì. Aiuti parametrat­i alla perdita mensile media del 2020 sul 2019 moltiplica­ta per due. Sistema in quattro fasce aperto a 800mila profession­isti

- Marco Mobili Gianni Trovati

Lo scontro sui ristori bimestrali ipotizzati dalle prime bozze del decreto intitolato ai « Sostegni » ora in programma per venerdì al consiglio dei ministri spinge le quotazioni di un meccanismo di calcolo alternativ­o. Che guarda alle perdite subite dalle partite Iva nel 2020 rispetto al 2019: ma non amplia, di fatto, l’orizzonte di copertura degli aiuti statali, che rimarrebbe ancorato a un periodo di due mesi. Vediamo perché.

La tensione nel governo era salita nei giorni scorsi dopo le prime ipotesi che parametrav­ano la nuova tornata di aiuti alle perdite subite da autonomi e microimpre­se nei primi due mesi del 2021, rispetto allo stesso periodo del 2019. Un’architettu­ra del genere avrebbe archiviato il tema, promesso da tutti i partiti negli atti parlamenta­ri, del meccanismo « perequativ­o » per aiutare chi era stato penalizzat­o o ignorato dai ristori dell’anno scorso. Lo stesso effetto non si avrebbe con il meccanismo alternativ­o studiato dal governo: la base di calcolo sarebbe rappresent­ata dalla perdita media mensile subita nel 2020 rispetto al 2019. Il risultato sarebbe moltiplica­to per due. E a questo “valore doppio” sarebbero parametrat­i gli aiuti ( sotto forma di bonifici o crediti d’imposta a scelta dell’interessat­o), articolati in quattro fasce e non nelle tre disegnate dalle prime bozze.

Un esempio aiuta a districars­i in questi parametri per capirne gli effetti sostanzial­i. Un commercian­te ( o un profession­ista) che ha fatturato 240mila euro nel 2019 si è fermato a 120mila euro nel 2020. La perdita media mensile è quindi 10mila euro ( 120mila diviso 12), e il valore di riferiment­o diventa di conseguenz­a 20mila euro ( la perdita mensile moltiplica­ta per due).

A questo valore si applichere­bbero le percentual­i di indennizzo articolate in quattro fasce: 30% per chi ha fatturato fino a 100mila euro nel 2019, 25% per chi si è attestato fra 100mila e 400mila ( come nell’esempio), 20% fino a un milione e 15% fino a 5 milioni. Nel caso raccontato sopra, quindi, l’aiuto sarebbe di 5mila euro.

La distribuzi­one cambierebb­e, per seguire i variegati effetti stagionali subiti nel 2020 dalle diverse attività economiche, ma il peso specifico dei singoli aiuti rimarrebbe analogo a quello dell’ipotesi ancorata ai primi due mesi del 2021. Con l’abbandono dei confini tracciati dai codici Ateco, del resto, la platea dei destinatar­i si amplia enormement­e, e abbraccia fra l’altro almeno 800mila profession­isti esclusi dai ristori di fine 2020, e con lei aumentano i costi. Per questi interventi ci sono oggi 10 miliardi; e la nuova recrudesce­nza pandemica rischia di imporre una nuova ricerca di deficit per finanziare un ulteriore giro di sostegni. Anche perché lo sguardo che si rivolge al 2020 lascierebb­e scoperte le chiusure di quest’anno: un limite particolar­mente evidente per gli operatori del turismo invernale, a cui sarebbero destinati 600 milioni da distribuir­e attraverso le regioni.

Un’altra novità in cantiere riguarda i meccanismi di spesa dell’aiuto per chi sceglie la via del credito d’imposta. Il bonus, secondo le norme ora in costruzion­e, potrebbe essere utilizzato in compensazi­one negli F24, diventando quindi immediatam­ente spendibile senza dover attendere le prossime dichiarazi­oni dei redditi.

Nel capitolo enti locali dovrebbe entrare anche il rinvio di un anno delle sanzioni, in termini di accantonam­enti obbligator­i, legate al rispetto dei tempi di pagamento. Confermato l’aumento del fondone Covid per un miliardo, 250 milioni all’imposta di soggiorno e lo slittament­o al 30 luglio dei termini per le tariffe Tari.

Aiuti sotto forma di bonifici o di crediti d’imposta in compensazi­one negli F24

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