Fondo al via con 1 miliardo di prestiti subordinati
Il fondo patrimonio rilancio dovrebbe essere operativo entro la fine del mese
Il fondo patrimonio rilancio, destinato a intervenire nel capitale o nel rafforzamento delle struttura finanziaria di aziende con fatturato superiore a 50 milioni, dovrebbe essere operativo entro la fine del mese. E quando partirà si troverà di fronte a decine di richieste di intervento in deroga alle regole sugli aiuti di Stato ( Temporary Framework). Nei lunghi mesi che hanno caratterizzato l’iter attuativo del fondo, il management di Cdp coordinato da Paolo Calcagnini ne ha approfittato per predisporre tutti gli strumenti, dai sistemi informativi, alla piattaforma per le richieste di intervento, alle convenzioni con gli intermediari.
I contatti con i potenziali soggetti interessati, che provengono da quasi tutti i settori dell’economia nazionale, sono già in corso. Le prime operazioni che partiranno saranno relative agli strumenti più semplici e meno impegnativi da richiedere: i prestiti obbligazionari subordinati, che rafforzano la struttura finanziaria dell’impresa, ma sono meno vincolanti e non richiedono un passaggio in assemblea ( come la deliberazione di un aumento di capitale).
Il fondo prevede di poter deliberare già nei primi due mesi di operatività interventi per un valore vicino al miliardo di euro. Le imprese che possono accedere agli interventi ai sensi del Temporary Framework ( il decreto che istituisce il Fondo prevede anche un’operatività per interventi sul libero mercato) dovranno dimostrare di avere subito danni a causa della pandemia, un deterioramento della situazione finanziaria che non doveva essere preesistente alla diffusione del Covid- 19.
I passaggi per completare l’iter autorizzativo del fondo sono ormai alle battute finali. La Corte dei conti ha provveduto a registrare il decreto che ne fissa le modalità operative e a giorni è attesa la pubblicazione del decreto firmato dal ministro per l’Economia in Gazzetta ufficiale.
Sempre il ministero per l’Economia sta predisponendo un ulteriore decreto, denominato decreto apporti, che servirà per fornire la dotazione patrimoniale al fondo, che è gestito da Cdp ma è controllato dal Mef. La legge che lo ha istituito prevedeva una dotazione di 44 miliardi circa, ma una parte è stata utilizzata per finanziare il passaggio di Sace dal controllo di Cdp a quello del ministero di via XX Settembre. La dotazione massima sarà quindi leggermente inferiore a 40 miliardi, ma in ogni caso gli apporti avverranno per tranche. La prima dovrebbe essere di alcuni miliardi di euro ( anche se su questo aspetto il confronto è ancora in corso) e dovrebbe essere costituita, come previsto dalla norma, in titoli di Stato di nuova emissione.
L’aspettativa, in ogni, è che questo ulteriore step possa concludersi nell’arco di qualche giorno. Dopodiché si terranno il cda della Cassa per le ultime deliberazione e il via libera dell’assemblea dei soci; poi finalmente si potrà partire.
Il debutto del fondo è molto atteso, sia da parte delle imprese che delle banche. Queste ultime, infatti, hanno supportato le aziende fornendo liquidità con i prestiti garantiti dallo Stato. Ma ora il livello di indebitamento è significativamente aumentato e, come ha evidenziato la recente analisi del centro studi di Confindustria, la capacità di generare flussi di cassa si è fortemente ridotta e con essa si sono allungati da 2 a 5 anni i tempi per riuscire a ripagare i debiti. Ecco perchè l’accesso a strumenti che rafforzino la struttura finanziaria e patrimoniale delle imprese sono attesi e auspicati dagli stessi intermediari. Oltre ai bond subordinati, il fondo può intervenire partecipando a operazioni di aumento di capitale. Ma sono previsti anche altri strumenti, come obbligazioni convertende, da convertire a scadenza, oppure convertibili, la cui conversione a scadenza è una facoltà a vantaggio del fondo stesso. Si tratta in ogni caso di strumenti di maggiore durata e junior rispetto ai finanziamenti bancari. Resta da capire la disponibilità degli imprenditori a richiederli: se il prestito subordinato risulta meno impegnativo e dunque è destinato ad avere maggiore diffusione, i bond convertibili fino agli aumenti di capitali hanno maggiori vincoli e impegni che l’imprenditore deve accettare al momento della richiesta.
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