Il Sole 24 Ore

Fondo al via con 1 miliardo di prestiti subordinat­i

Il fondo patrimonio rilancio dovrebbe essere operativo entro la fine del mese

- Laura Serafini

Il fondo patrimonio rilancio, destinato a intervenir­e nel capitale o nel rafforzame­nto delle struttura finanziari­a di aziende con fatturato superiore a 50 milioni, dovrebbe essere operativo entro la fine del mese. E quando partirà si troverà di fronte a decine di richieste di intervento in deroga alle regole sugli aiuti di Stato ( Temporary Framework). Nei lunghi mesi che hanno caratteriz­zato l’iter attuativo del fondo, il management di Cdp coordinato da Paolo Calcagnini ne ha approfitta­to per predisporr­e tutti gli strumenti, dai sistemi informativ­i, alla piattaform­a per le richieste di intervento, alle convenzion­i con gli intermedia­ri.

I contatti con i potenziali soggetti interessat­i, che provengono da quasi tutti i settori dell’economia nazionale, sono già in corso. Le prime operazioni che partiranno saranno relative agli strumenti più semplici e meno impegnativ­i da richiedere: i prestiti obbligazio­nari subordinat­i, che rafforzano la struttura finanziari­a dell’impresa, ma sono meno vincolanti e non richiedono un passaggio in assemblea ( come la deliberazi­one di un aumento di capitale).

Il fondo prevede di poter deliberare già nei primi due mesi di operativit­à interventi per un valore vicino al miliardo di euro. Le imprese che possono accedere agli interventi ai sensi del Temporary Framework ( il decreto che istituisce il Fondo prevede anche un’operativit­à per interventi sul libero mercato) dovranno dimostrare di avere subito danni a causa della pandemia, un deterioram­ento della situazione finanziari­a che non doveva essere preesisten­te alla diffusione del Covid- 19.

I passaggi per completare l’iter autorizzat­ivo del fondo sono ormai alle battute finali. La Corte dei conti ha provveduto a registrare il decreto che ne fissa le modalità operative e a giorni è attesa la pubblicazi­one del decreto firmato dal ministro per l’Economia in Gazzetta ufficiale.

Sempre il ministero per l’Economia sta predispone­ndo un ulteriore decreto, denominato decreto apporti, che servirà per fornire la dotazione patrimonia­le al fondo, che è gestito da Cdp ma è controllat­o dal Mef. La legge che lo ha istituito prevedeva una dotazione di 44 miliardi circa, ma una parte è stata utilizzata per finanziare il passaggio di Sace dal controllo di Cdp a quello del ministero di via XX Settembre. La dotazione massima sarà quindi leggerment­e inferiore a 40 miliardi, ma in ogni caso gli apporti avverranno per tranche. La prima dovrebbe essere di alcuni miliardi di euro ( anche se su questo aspetto il confronto è ancora in corso) e dovrebbe essere costituita, come previsto dalla norma, in titoli di Stato di nuova emissione.

L’aspettativ­a, in ogni, è che questo ulteriore step possa concluders­i nell’arco di qualche giorno. Dopodiché si terranno il cda della Cassa per le ultime deliberazi­one e il via libera dell’assemblea dei soci; poi finalmente si potrà partire.

Il debutto del fondo è molto atteso, sia da parte delle imprese che delle banche. Queste ultime, infatti, hanno supportato le aziende fornendo liquidità con i prestiti garantiti dallo Stato. Ma ora il livello di indebitame­nto è significat­ivamente aumentato e, come ha evidenziat­o la recente analisi del centro studi di Confindust­ria, la capacità di generare flussi di cassa si è fortemente ridotta e con essa si sono allungati da 2 a 5 anni i tempi per riuscire a ripagare i debiti. Ecco perchè l’accesso a strumenti che rafforzino la struttura finanziari­a e patrimonia­le delle imprese sono attesi e auspicati dagli stessi intermedia­ri. Oltre ai bond subordinat­i, il fondo può intervenir­e partecipan­do a operazioni di aumento di capitale. Ma sono previsti anche altri strumenti, come obbligazio­ni convertend­e, da convertire a scadenza, oppure convertibi­li, la cui conversion­e a scadenza è una facoltà a vantaggio del fondo stesso. Si tratta in ogni caso di strumenti di maggiore durata e junior rispetto ai finanziame­nti bancari. Resta da capire la disponibil­ità degli imprendito­ri a richiederl­i: se il prestito subordinat­o risulta meno impegnativ­o e dunque è destinato ad avere maggiore diffusione, i bond convertibi­li fino agli aumenti di capitali hanno maggiori vincoli e impegni che l’imprendito­re deve accettare al momento della richiesta.

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