Il Papa: in Iraq passo verso la fratellanza
Di ritorno dalla storica visita Francesco parla di migranti e diritti violati delle donne « Questo viaggio è stato per me rivivere » , meta futura il Libano
Una strada nuova aperta verso il mondo musulmano sciita, una variabile formidabile nello scacchiere dell’area. La visita in Iraq, voluta a tutti i costi e in mezzo a rischi sia di sicurezza che di contagio, è stata per il Papa sempre e solo un pellegrinaggio, ma come sempre nella sua azione pastorale si trasforma nel tempo in qualcosa di più duraturo, anche in politica. « Una visita storica » commenta il presidente americano Joe Biden, cattolico, che nei prossimi mesi dovrebbe essere ricevuto da Bergoglio in Vaticano. Il Papa, dice il presidente, « ha inviato un messaggio importante che la fraternità è più duratura del fratricidio, che la speranza è più potente della morte, che la pace è più potente della guerra » . E ancora: « Ammiro il Papa per il suo impegno nel promuovere la tolleranza religiosa, i comuni legami della nostra umanità e la comprensione tra le varie fedi » . Parole non scontate, specie se si considera l’incontro con l’ayatollah Al- Sistani, guida carismatica della maggioranza religiosa sciita dell’Iraq, e iraniano di nascita. È un passo « verso la fratellanza umana » dice il Papa ai giornalisti sul volo di ritorno a Roma, incontro che arriva due anni dopo il documento di fratellanza di Abu Dhabi siglato con la leadership sunnita, che ha poi portato all’enciclica Fratelli Tutti. « L’Ayatollah Al Sistani ha una frase che cerco di ricordare bene: gli uomini sono o fratelli per religione o uguali per creazione » . Un viaggio che lascerà traccia profonda nel pontificato, per la visita a Mosul e la città di Qaraqosh, dove la comunità cristiana fu scacciata e in parte massacrata dall’Isis, ma anche per la preghiera a Ur, ai piedi della casa di Abramo.
Era il primo viaggio dopo 15 mesi, e Francesco ha raccontato come ha vissuto questa lunga quarantena: « Dopo questi mesi di prigione, davvero mi sentivo un po’ imprigionato, questo viaggio è stato per me rivivere. Io mi sento diverso quando sono lontano dalla gente nelle udienze » . Un augurio, con la sottolineatura che tutte le direttive governative vanno seguite senza eccezioni, visto tra l’altro che una nuova stretta in Italia è in arrivo: « Vorrei ricominciare le udienze generali al più presto. Speriamo che ci siano le condizioni, in questo io seguo le norme delle autorità. Loro sono i responsabili e loro hanno la grazia di Dio per aiutarci in questo, sono i responsabili nel dare le norme. Ci piacciano o non ci piacciano, i responsabili sono loro e devono fare così » .
Un passaggio importante della conversazione è sui migranti: « La migrazione è un diritto doppio: diritto a non migrare, diritto a migrare. Questa gente non ha nessuno dei due, perché non possono non migrare e non possono migrare perché il mondo ancora non ha preso coscienza che la migrazione è un diritto umano » dice, e racconta di aver incontrato il padre di Alan Kurdi, il bimbo siriano di tre anni il cui corpo senza vita si arenò nel 2012 sulle spiagge turche di Bodrum: « È un simbolo che va oltre bambino morto nella migrazione. È il simbolo di civiltà morte, che muoiono, che non possono sopravvivere, il simbolo di umanità. Ci vogliono urgenti misure perché la gente abbia lavoro al suo posto e non abbia bisogno di migrare e anche misure per custodire il diritto di migrazione. È vero che ogni Paese deve studiare bene la capacità di ricevere, perché non è soltanto ricevere e lasciarli sulla spiaggia ma anche accompagnare, farli progredire e integrarli » . Nel viaggio in Iraq il Papa ha parlato spesso delle donne e delle sofferenze subite, e lo fa anche nel viaggio: « Le donne sono più coraggiose degli uomini, ma è sempre stato così; la donna anche oggi è umiliata: una di voi mi ha fatto vedere la lista dei prezzi delle donne ( preparata dall’Isis che comprava le donne cristiane e yazide, ndr). Io non potevo crederci: se la donna è così, di tale età costa tanto… Le donne si vendono, le donne si schiavizzano. Anche nel centro di Roma il lavoro contro la tratta è un lavoro di ogni giorno » .
Ma prima o poi andrà in Argentina? « Sono stato 76 anni in Argentina, è sufficiente » . E ha aggiunto che quattro anni fa il viaggio in Argentina era stato programmato con altri Paesi ma poi era stato rinviato. « Io voglio dirlo perché non si facciano fantasie di “patriafobia”: quando ci sarà l’opportunità si dovrà fare » il viaggio in Argentina, insieme anche a Uruguay e Sud del Brasile. Nuovi viaggi in vista? « Non so se i viaggi si realizzeranno o no, solo vi confesso che in questo viaggio mi sono stancato molto di più che negli altri. Gli 84 anni non vengono soli, è una conseguenza... ma vedremo » . Accenna ad un puntata in Ungheria a settembre, forse allungandosi a Bratislava, e magari in futuro anche in Libano: gli era stato chiesto di fare uno scalo oggi a Beirut, « ma mi è sembrato un po’ poco… » .