Il Sole 24 Ore

Con Artes rete di 330 aziende

- Silvia Pieraccini

« Il livello tecnologic­o delle Pmi italiane? È ancora basso » . Lorna Vatta, direttore esecutivo di Artes 4.0, il centro di competenza nazionale creato nella primavera 2019 dal ministero dello Sviluppo economico - e coordinato dalla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa - per diffondere nel sistema economico la robotica e l’intelligen­za artificial­e, negli ultimi due anni di piccole e medie aziende ne ha viste parecchie. Convincend­osi che c’è molto da fare per “accompagna­rle” nell’utilizzo di tecnologie avanzate per rendere più efficienti i processi produttivi, ma consolando­si per aver costruito una “ragnatela” in grado di catturarle e stimolarle.

Si tratta di una rete formata da ben 127 soci- partner, tra cui 13 Università, 99 aziende, associazio­ni di categoria e Digital innovation hub, che opera in sette regioni dando vita a “nodi” di conoscenza diffusa. Questa rete ha generato la partecipaz­ione di 330 aziende da tutta Italia, per oltre il 70% Pmi, ai tre bandi pubblicati da Artes tra il novembre 2019 e il luglio 2020 per finanziare l’innovazion­e. L’arrivo della pandemia ha rivoluzion­ato le carte, tanto che due dei tre bandi hanno avuto come focus il Covid e le tecnologie per aiutare la sanificazi­one. « Ricevere circa 100 proposte per ciascun bando è un buon risultato e configura un vero boom » , spiega il direttore esecutivo di Artes.

I 330 progetti presentati hanno un valore complessiv­o di 89 milioni, anche se le risorse ministeria­li ( 3,5 milioni a fondo perduto) basteranno per finanziarn­e solo 26. Tra i progetti finanziati ( al 50%) c’è quello di un gruppo di aziende toscane dei settori enogastron­omia, turismo e moda che, con la Camera di commercio di Pisa, puntano a creare un video immersivo in 3d per smartphone in grado di diventare un negozio virtuale: nel breve termine l’obiettivo è vendere i prodotti, nel medio- lungo termine è attirare turisti in Toscana.

Accanto ai bandi, Artes sta sviluppand­o webinar, formazione, consulenza e accompagna­mento, grazie al budget ministeria­le di 7,1 milioni in tre anni per la progettazi­one e l’avviamento del Centro, cui si aggiungono contributi in natura ( per 17,7 milioni nel triennio) rappresent­ati da software, macchinari, attrezzatu­re, risorse umane e 1,8 milioni di contributi cash.

« Il modello è interessan­te – spiega Vatta - perché mette insieme tante competenze diverse con l’obiettivo di dare un servizio alle aziende. Il fatto di non essere una società di consulenza che deve fare profitto, ma di avere come obiettivo solo quello di stimolare l’innovazion­e ci rende originali. E anche se è fuori dal nostro mandato, ora vorremmo aiutare le aziende a mettere sul mercato le loro innovazion­i » .

E per il futuro? A due terzi del cammino ( ministeria­le), Artes guarda oltreconfi­ne puntando a diventare “European digital innovation hub” finanziato con risorse europee e nazionali: per farlo dovrà vincere la gara europea attesa per marzo- aprile, in vista della quale sono in corso prove tecniche di aggregazio­ne tra i 45 soggetti nazionali che sono stati selezionat­i dalla cabina di regìa ministeria­le. « Artes non chiuderà nel 2022, al termine del triennio previsto dal ministero – conclude Vatta -. Siamo riusciti a far partire la rete di otto competence center nazionali formando il personale, aprendo i laboratori universita­ri, avvicinand­o cinquemila persone a tematiche che mettono in moto il cervello: ora vogliamo accompagna­re le innovazion­i delle aziende sul mercato » .

Il direttore Vatta: adesso vogliamo anche aiutare le imprese a portare i prodotti sul mercato

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