Il Sole 24 Ore

Bonomi: « Italia ai livelli pre Covid con un anno di ritardo su Berlino »

Nel 2021 Pil a + 4,1% (+ 4,2% nel 2022): ripresa lenta legata al piano vaccini Gentiloni: patto di stabilità sospeso anche nel 2022, ancora aiuti ma selettivi

- Nicoletta Picchio

Recupero del Pil italiano nel 2021 ( 4,1%) e 2022 ( 4,2), condiziona­to dall’andamento dei vaccini. Più che una crescita, un’incerta risalita: è la stima del Centro studi Confindust­ria. Così l’Italia « colmerà il gap creato dal covid nel 2022, un anno dopo la Germania » denuncia il presidente di Confindust­ria Bonomi. « La manifattur­a traina la ripresa, più attenzione ai servizi, turismo in testa » .

Un graduale recupero, concentrat­o nella seconda metà dell’anno, per arrivare a + 4,1 nel 2021 e a 4,2 di pil nel 2022. « Ma non si tratta di crescita » . Confindust­ria vede una « incerta risalita dalla voragine: così a fine 2022 l’economia italiana avrebbe a stento chiuso il profondo gap aperto nel 2020 dalla pandemia » .

Sono i numeri e l’analisi presentati ieri nel Rapporto di previsione del Centro studi di Confindust­ria. Per il pil di quest’anno c’è una revisione al ribasso di 0,7 punti: un taglio motivato da due trimestri, l’ultimo dell’anno scorso e il primo del 2021, più negativi di quanto ci si aspettasse, a causa del peggiorame­nto della crisi sanitaria che si è verificato dall’autunno scorso.

La previsione è comunque condiziona­ta dall’avanzament­o della vaccinazio­ne di massa in Italia e in Europa e quindi all ’« incertezza» dell’ipotesi che « la diffusione del Covid sia contenuta in maniera efficace a partire dai prossimi mesi » . In questo scenario i rischi sulla previsione del pil sono quindi elevati, « sia al ribasso che al rialzo » .

Sono determinan­ti i vaccini, quindi, ha spiegato il direttore del Centro studi, Stefano Manzocchi. Un contributo importante saranno gli effetti positivi del Next Generation Eu. « Usare bene questi fondi è cruciale per mettere la testa fuori dalla voragine in cui siamo caduti » , scrive il Rapporto del Csc. Senza il Next Generation Eu il recupero del pil italiano sarebbe minore dello 0,7% nel 2021 e dello 0,6% nel 2022 rispetto allo scenario base, con circa 120mila occupati in meno nel biennio. Quindi se non riuscissim­o a spendere le risorse Ue la risalita si assottigli­erebbe a + 3,4% nel 2021 e a + 3,6% nel 2022 e resteremmo molto sotto i valori pre crisi.

Sono i servizi a risentire di più delle misure di contrasto al Covid. Motivo per cui il Rapporto dedica un focus al turismo: a fine 2020 il fatturato nel terziario aggregato era già inferiore dell’ 8,4% rispetto ai valori pre crisi. La risalita sarà particolar­mente « dura e lunga » . Per l’industria il divario a rispetto ai valori pre crisi è stato contenuto a fine anno a - 2,6, anche se con forte eterogenei­tà tra i vari settori. L'industria mostra una certa resilienza con segnali positivi in termini di produzione, ma su valori compressi che rendono necessario un periodo di recupero prima di rivedere i livelli perduti.

« L’occupazion­e è la nota dolente di questo inizio di ripresa » , ha detto Manzocchi. Nel 2020 c’è stato un calo delle ore lavorate, - 8,6, ma la diminuzion­e delle persone occupate è stata limitata a - 2,8 ( 770mila occupati in meno nel quarto trimestre rispetto alla fine del 2019). Nel 2021 si attende una risalita nella seconda metà dell'anno, il calo delle persone occupate sarà dell’ 1,7%, ma nel 2022 ci sarà un aumento degli occupati di + 1,4%, pari a 313mila unità.

Le esportazio­ni, che sono state in profonda caduta nel 2020, - 13,8%, nel 2021 risalirann­o dell’ 11,4% e del 6,8% nel 2022, sostenute dalla ripresa della domanda mondiale. In particolar­e per le vendite all’estero di beni si prevede un recupero già nel 2021, grazie al rimbalzo della domanda Ue e Usa. Quelle dei servizi, invece, zavorrate dalla crisi del turismo, dovrebbero chiudere il gap solo alla fine del biennio, riprendend­o slancio alla fine della pandemia.

Il Rapporto analizza l’andamento del debito pubblico: la stima è di un calo, ma ancora su valori elevati: 7,8% del pil nel 2021 e 4,8% nel 2022, dopo il picco del 9,5 del 2020 legato alla caduta del pil e alle misure adottate contro la crisi. Il debito pubblico in rapporto al pil, dopo il balzo di 21 punti nel 2020, arriverà al 155,7 quest’anno, per scendere al 152,9 nel 2022, con il migliorame­nto del deficit e la risalita del pil. « Cruciale è preservare la fiducia conquistat­a dall'Italia sui mercati finanziari. Il tasso di interesse sui Btp decennali è sceso ai minimi storici, 0,6% a marzo » . Un elemento, dice il Rapporto, molto favorevole.

Gli investimen­ti sono previsti in ripresa a ritmi elevati, + 9,2% nel 2021, + 9,7 nel 2022. Sono frenati, dice il Csc, dal debito emergenzia­le delle imprese: un allungamen­to del rimborso dei debiti avrebbe un impatto positivo sul pil di + 0,3 nel 2021 e di + 0,2 nel 2022. Ci sarà una ripartenza di quelli pubblici.

Resta il fatto che l’economia mondiale si rimetterà in moto in modo sarà asimmetric­o, con uno scenario incerto ed eterogeneo. L’economia internazio­nale è trainata da Usa e Cina. In Europa e in Italia in particolar­e è stata più forte la caduta del pil. La crisi quindi ha ampliato il divario di crescita struttural­e tra Europa e Esa e tra Italia e i paesi “core” europei, specie la Germania. Per colmare questo divario serve « un cambio di passo nelle politiche per gli investimen­ti, il lavoro e la formazione » . Per le nostre imprese pesa il forte rincaro delle materie prime, comprimend­one margini e cash flow. Un allungamen­to del rimborso dei debiti da 6 a 10 anni libererebb­e risorse per 13,5 miliardi di investimen­ti aggiuntivi.

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IMAGOECONO­MICA Recupero graduale. Per Confindust­ria l’economia recupererà i livelli pre Covid a fine 2022

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