Turismo, a rischio nel mondo 100 milioni di occupati
In Italia 100mila i lavoratori in bilico. Ripartire da sostenibilità e digitale
Sono scesi in piazza a Ischia, Sorrento, Capri e Amalfi: centinaia di operatori del settore turismo, sostenuti anche dalle istituzioni locali, per chiedere certezze sulle riaperture, passaporti vaccinali e un’accelerazione della campagna vaccinale. Unica arma, quest’ultima, per salvare almeno la stagione estiva e compensare le perdite di un comparto che in Italia valeva, nel 2019, il 13% del Pil nazionale e dava lavoro al 14% degli occupati, come ricordato ieri dal Centro Studi di Confindustria. Purtroppo, si legge ancora nel Rapporto di previsione CsC presentato ieri, l’incidenza del lavoro stagionale e part- time nel settore è più elevata rispetto alla media nazionale e ciò rende più vulnerabili questi lavoratori dopo lo tsunami del Covid: l’Unwto stima circa 100 milioni di posti di lavoro a rischio a livello globale, mentre in Italia, secondo le previsioni del Cerved, è a rischio il 14% delle aziende del comparto, con quasi 100mila lavoratori coinvolti.
Salvare e rilanciare il turismo italiano è una priorità, ha ricordato il presidente di Confindustria Carlo Bonomi: non solo per il valore del comparto in sé, ma anche per il il suo impatto sull’economia italiana: l’insieme dei settori toccati dalla domanda turistica genera circa 210 milioni di valore aggiunto, con un milione di imprese che vi operano. Non solo: il CsC stima che un incremento del 10% nel settore turistico determini una crescita complessiva dell’economia pari all’ 1,5%, che impatta soprattutto sui comparti alimentare,
Serve una data sulle riaperture, per non perdere altro terreno rispetto ad altri Paesi, dice Colaiacovo
energetico, stampa e metallurgia. Tanto che – considerando il calo del Pil italiano dell’ 8,9% nel 2020 – si calcola in circa 3 punti percentuali il contributo negativo dato proprio dal crollo dell’attività turistica.
Nei primi nove mesi del 2020 l’Italia ha perso 192 milioni di turisti ( soprattutto dall’estero) rispetto allo stesso periodo del 2019, con un calo del 50,9%. Le perdite complessive, secondo Federturismo, sono state del 70%, con punte dell’ 80- 90%, e il tasso di mortalità delle Pmi turistiche potrebbe raggiungere il 40%. Di fronte a questi numeri e a una situazione ancora incerta, è necessario fornire alle imprese del turismo adeguati sostegni per sopravvivere, ma anche strumenti e risorse per ripartire, si legge nel Rapporto CsC: « Una strategia di lungo periodo necessita di una più stretta cooperazione degli attori pubblici e privati che operano nel settore » . Occorre investire per sviluppare nuove nicchie e nuovi mercati, puntando su modelli di sviluppo sostenibili. « L’Italia primeggia per arte e cultura – dice il CsC – ma è in ritardo nelle infrastrutture di trasporto e digitali e nella capacità dei governi di definire le priorità in materia di turismo, legate alla promozione del brand Italia e all’attrattività del Paese all’estero » .
Concorda Maria Carmela Colaiacovo, vice- presidente di Confindustria Alberghi, che chiede una data per le riaperture: « Non possiamo perdere ulteriormente terreno rispetto ad altri Paesi europei – afferma –. Alle imprese servono liquidità, allungamento delle garanzie e sostegni per coprire almeno in parte le perdite. Quanto al medio periodo, occorre ridisegnare il settore in chiave di sostenibilità, in coerenza con gli obiettivi di Next Generation EU, favorendo anche l’innalzamento del livello di digitalizzazione delle imprese » .