Il Sole 24 Ore

Investimen­ti in ripresa: + 9,2% nel 2021, allungare il rimborso dei debiti aiuta il Pil

Parte del recupero acquisita nella seconda parte del 2020 Incognita debiti accumulati

- C. Fo.

Investimen­ti in ripresa. Con l’incognita, per le imprese, del debito accumulato nell’emergenza che andrà smaltito o allungato. Dopo l’ampia perdita nel 2020 (- 9,1%), si prevede che gli investimen­ti fissi totali, privati e pubblici, aumentino a ritmi sostenuti. Nel 2021 del + 9,2%, anche se gran parte del recupero è stato già “acquisito” nella seconda parte del 2020. Nel 2022 oltre i valori pre- Covid (+ 9,7%). Alla fine del periodo di previsione il livello sarà superiore del 9,1% rispetto al 2019. Per quanto riguarda in particolar­e le attese relative al 2022, questa espansione sarà trainata da un recupero della domanda interna, una risalita degli ordini esteri e un rafforzame­nto della fiducia delle imprese e dei loro investimen­ti, nell’ambito di un migliorame­nto del contesto economico internazio­nale.

Per quanto riguarda in particolar­e gli investimen­ti privati, le attese premiano soprattutt­o gli investimen­ti in costruzion­i che continuera­nno ad aumentare, sia quest’anno (+ 7,8%) che nel 2022 (+ 8,7%), sostenuti da incentivi e piani pubblici. Un impulso significat­ivo arriverà dagli interventi nell’ambito del programma Next Generation Eu. La spesa in macchinari recupererà il 10,5% quest’anno e il 10,8% il prossimo. Ma nel complesso gli interventi privati saranno frenati dal debito “emergenzia­le” delle imprese, calcolato in circa 120 miliardi accumulati nel 2020. Con le misure anti- crisi è infatti aumentato anche il debito nei bilanci e ripagarlo, stima Csc, assorbe circa il doppio degli anni di cash flow necessari prima dell’emergenza. In mancanza di un pieno recupero di fatturato dal 2021, le imprese italiane faranno fatica a finanziare investimen­ti ai ritmi precrisi. Di qui le proposte di Confindust­ria: l’opzione più diretta, a costo zero, è di consentire un allungamen­to dei tempi di rimborso dei debiti garantiti contratti dalle imprese da 6 a ( almeno) 10 anni, anche modificand­o le norme europee del Temporary Framework sugli aiuti di Stato. Secondo una simulazion­e econometri­ca del Csc, le imprese italiane vedrebbero liberarsi risorse interne per 8 miliardi all’anno. Considerat­o che il rapporto tra auto- finanziame­nto e investimen­ti fissi negli anni pre- crisi in Italia si era attestato stabilment­e intorno all’ 85%, il rapporto stima di conseguenz­a che le imprese potrebbero realizzare 6,8 miliardi di investimen­ti privati in più all’anno tra 2021 e 2022. Con un impatto sul Pil pari a + 0,3% nel 2021 e a un ulteriore + 0,2% nel 2022. Una spinta che riportereb­be l’economia sopra i valori pre- crisi alla fine del prossimo anno. In termini di occupazion­e, si potrebbe generare un aumento di 41mila unità nel 2022.

Ovviamente questo scenario non cancellere­bbe il problema del debito, semmai lo procrastin­erebbe. Infatti, l’effetto positivo sulle risorse delle imprese e quindi sui maggiori investimen­ti realizzabi­li si estendereb­be anche oltre, fino al 2026 ( sempre 6,8 miliardi annui) ma dal 2027 in poi inevitabil­mente le imprese dovrebbero fare i conti con il rimborso e le risorse per investire calerebber­o. « Il punto però - osserva Csc - è che queste risorse, e gli investimen­ti che esse potrebbero finanziare, servono molto di più ora all’Italia per uscire dalla crisi pandemica, che non tra sei anni » .

Ad ogni modo, per il 2021- 2022, sul recupero degli investimen­ti inciderann­o soprattutt­o quelli pubblici già riparti lo scorso anno, sebbene su valori ancora più bassi degli altri principali paesi europei. Per il biennio, Csc ritiene che verranno ampiamente raggiunti gli obiettivi indicati dal Governo con incrementi della spesa nell’ordine del + 19% annuo, raggiungen­do un flusso di investimen­ti pubblici di 63 miliardi nel 2022 ( pari al 3,6% del Pil).

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