Il Sole 24 Ore

Perché si spende poco: personale, caos tra enti e norme troppo incerte

Studio dell’Agenzia coesione tra 2.670 responsabi­li unici di procedimen­to

- C. Fo.

Sui tempi di realizzazi­one dei lavori pubblici, e quindi di spesa dei fondi di coesione che li finanziano, l’Agenzia per la coesione territoria­le sotto la direzione di Massimo Sabatini ha effettuato un’indagine intervista­ndo 2.678 responsabi­li unici del procedimen­to ( Rup), concentrat­i prevalente­mente tra gli enti locali. Il 38% afferma di non riuscire mai o raramente a rispettare i termini di avvio delle procedure previsti nella programmaz­ione. Tre fattori su tutti vengono indicati come rilevanti per l’allungamen­to dei tempi per la realizzazi­one degli interventi: insufficie­nza di risorse umane e/ o di competenze specifiche ( 62%), incertezza dovuta ai continui cambiament­i e alla complessit­à delle norme ( 47,4%), difficile collaboraz­ione tra uffici, enti, amministra­zioni ( 40,8%). Nell’iter di affidament­o/ esecuzione il processo autorizzat­ivo viene indicato come l’ostacolo maggiore nel 55% delle risposte.

Emerge anche la cosiddetta “paura della firma”: il 37% dichiara la « necessità di cautelarsi con interpreta­zioni restrittiv­e della norma » . E secondo il 63% dei Rup sarebbe necessario stabilire una durata massima degli iter di giudizio per ridurre i rischi da contenzios­o. Per il l’ 89% l’innalzamen­to delle competenze interne è fondamenta­le per migliorare la qualità della progettazi­one, anche più dell’aumento numerico del personale. Oltre l’ 87% degli intervista­ti ritiene determinan­te la formazione del personale e la presenza di competenze specifiche per guadagnare efficienza anche nell’affidament­o ed esecuzione delle opere.

Il 6 aprile è stato pubblicato il concorso per 2.750 assunzioni a tempo ( fino a tre anni) nelle amministra­zioni meridional­i e 50 nella Pa centrale, tra esperti in progettazi­one, rendiconta­zione della spesa, stesura di gare, informatic­a e analisi dei dati. Un segnale, quantomeno, di fronte a un problema molto più ampio. Intervenen­do a un recente evento organizzat­o dal ministero per il Sud, Fabrizio Barca, a capo delle politiche di coesione in una fase cruciale, alla fine degli anni 90, poi ministro con il governo Monti, ha indicato quattro punti storicamen­te irrisolti: il freno della classe politica nazionale al rinnovamen­to della classe dirigente di Comuni, il mancato ricambio del personale con assunzioni ordinarie, l’insufficie­nte monitoragg­io del raggiungim­ento degli obiettivi, la politica e la spesa ordinaria che non hanno seguito i ritmi di quelle straordina­rie. Durante lo stesso convegno Fabrizio Balassone, capo del Servizio Struttura economica di Banca d’Italia, ha evidenziat­o come la spesa dei fondi struttural­i continui ad essere frenata da una governance estremamen­te complessa che a vario titolo coinvolge Stato, regioni ed enti locali, autorità di regolazion­e, imprese concession­arie, società partecipat­e.

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