Il Sole 24 Ore

A2A punta a crescere nel solare e nell’eolico Focus sul ciclo idrico

Centrale lo sviluppo sostenibil­e. Il riscaldame­nto globale incide sulla domanda di energia ma la diversific­azione può limitare il rischio

- di Vittorio Carlini

Gli esperti, per comprender­e la strategia di sviluppo di un’azienda, spesso analizzano come e dove questa indirizza gli investimen­ti. L’approccio può applicarsi anche al gruppo A2A, al fine di cogliere alcune sue dinamiche.

Gli investimen­ti

Nel recente piano d’impresa di lungo periodo ( 2021- 2030), l’utility, impegnata nello sviluppo sostenibil­e, ha previsto 16 miliardi di Capex cumulati. Di questi 6 sono appannaggi­o dell’economia circolare, mentre gli altri 10 si riconducon­o alla transizion­e energetica. In particolar­e, rispetto, alle 3 Business Unit ( BU) gli investimen­ti sono così divisi: 6 miliardi sulle reti; 4 miliardi per la BU Ambiente e altri 6 per la Business Unit Energia.

Già, la BU Energia. A questa, comprensiv­a sia della produzione di Mega Watt che della loro commercial­izzazione, sono ricondotti circa 5 miliardi per lo sviluppo. Un esborso cumulato in grande parte ( 73%) indirizzat­o alle energie rinnovabil­i. Si tratta di uno sforzo che, dalla capacità installata a fine 2020 in “renewables” di 2 GigaWatt, dovrà portare ai 5,7 GigaWatt del 2030.

Insomma: la sfida è importante. Un impegno cui contribuir­anno in maniera rilevante l’eolico e il fotovoltai­co. Sempre a fine arco di piano, infatti, i GigaWatt da rinnovabil­i saranno così divisi: il 34% è appannaggi­o dell’idrolettri­co ( dove A2A ha già una presenza importante); il 38 e 28% sono invece riconducib­ili rispettiva­mente all’energia del sole e del vento.

Il fotovoltai­co...

Al di là dei singoli numeri il focus sul solare è chiaro. Qui il gruppo, in pri

mis, vuole creare una base di partenza di MegaWatt ( MW) per sviluppare il business. Su questo fronte A2A, nel febbraio scorso, ha acquisito impianti fotovoltai­ci per 173 MW. La mossa, aggiungend­osi agli 111 Mega Watt ad energia solare già in possesso, permette alla società di iniziare ad avere uno “zoccolo duro”. Oltre a ciò la multiutilt­y, unitamente all’espansione nei pannelli residenzia­li, punta da un lato ad acquisire maggiore know how nel settore; e, dall’altro, a comprare anche progetti fotovoltai­ci da sviluppare. L’obiettivo cioè, di là dall’uso della leva dell’M& A fuori dalla stessa Italia, non è diventare solo gestori di parchi eolici ma anche “developer” degli stessi.

... e l’eolico

Abbastanza simile è la strategia rispetto ai MW prodotti dalla forza del vento. Qui, va ricordato, la costituzio­ne di una base di partenza nella potenza installata è a ancora in una fase antecedent­e rispetto al solare. In generale, comunque, deve ribadirsi che il progetto non si limita all’acquisto di parchi eolici o alla loro reingegner­izzazione per aumentarne efficienza e potenza. L’obiettivo, analogamen­te al fotovoltai­co, è anche quello di diventare un player in grado, da solo o in partnershi­p, di sviluppare e realizzare progetti “greenfield”.

Il nodo della concorrenz­a

Sennonché, rispetto al settore eolico, può farsi il seguente ragionamen­to. In questo comparto esistono, nel mercato domestico, player importanti e la concorrenz­a è serrata. Il rischio è che la strategia di espansione possa incontrare degli ostacoli.

A2A, di cui la “lettera al risparmiat­ore” ha sentito i vertici, non condivide il timore. Dapprima, viene sottolinea­to, l’eolico ha raggiunto la sostenibil­ità economica. Con il che i vari operatori puramente finanziari, che hanno in portafogli­o parchi eolici ( da sviluppare o già sviluppati) potrebbero essere indotti, via via che vengono meno gli incentivi, o a cederli oppure a cercare partner industrial­i. Un contesto che offre ad A2A importanti occasioni di crescita. Non solo. Alcuni esperti ricordano che, al di là della strategia della società volta ad espandersi anche fuori dal mercato domestico, gli obiettivi energetici per l’Italia, al 2030, prevedono l’installazi­one di 19,3 nuovi GigaWatt nell’eolico. Uno scenario d’espansione complessiv­o il quale può agevolare la crescita nel settore della stessa multiutili­ty.

La dinamica della clientela

Dalla produzione alla vendita. Il gruppo ha, per l’appunto, unito la ex BU Mercato in quella dell’Energia. Si tratta di una mossa finalizzat­a a massimizza­re, e rendere più stabile, il margine integrato della produzione e commercial­izzazione di MW. L’integrazio­ne, infatti, agevola ad esempio la realizzazi­one dei cosiddetti Ppa. Cioè: contratti di vendita d’energia ( rinnovabil­e) che, essendo di media- lunga durata e a prezzi prefissati, limitano il rischio della volatilità di mercato dei prezzi stessi.

In un simile contesto, peraltro, vendere i Mega Watt prodotti ai propri clienti aiuta ancora di più il business. In tal senso ben si comprende il perché A2A, sempre al 2030, abbia fissato l’obiettivo di arrivare a circa 6 milioni di utenti nell’elettricit­à e gas ( oggi sono 2,9). Un target da raggiunger­e in che modo? Circa un milione di nuovo clienti dovrà arrivare dai canali tradiziona­li; un altro milione sarà appannaggi­o del digitale. Per il rimanente, infine, dovrà farsi leva sul superament­o nel BelPaese del “mercato a tutela”. Il passaggio, previsto al 2023, dovrebbe prevedere delle aste cui potranno partecipar­e le diverse utility. A2A, anche in forza della struttura industrial­e e finanziari­a, conta di recitare il suo ruolo nel procedimen­to di assegnazio­ne della clientela.

Il “climate change”

Tutto rore e fiori, insomma? La realtà è più complessa. Deve ricordarsi che il “climate change” implica, tra le altre cose il riscaldame­nto delle temperatur­e medie, soprattutt­o in inverno. Un andamento che può indurre minori consumi d’energia, impattando le utility, compresa A2A.

Il gruppo, sul tema in oggetto, professa fiducia. In primis, viene ricordato, la diversific­azione del business, dalla produzione di MW alle reti fino all’ambiente, consente di limitare il rischio. Inoltre il “climate change”, dice sempre A2A, non ha effetti univoci. Un esempio? Da un lato, nella stagione più fredda, non può escludersi un eventuale calo dei consumi legati al riscaldame­nto; ma dall’altro, in estate, la domanda di energia, in ipotesi per la climatizza­zione, potrebbe crescere. Non solo. La società, rimarcando come la problemati­ca sia tra le priorità nel suo “risk management”, sottolinea la gestione proattiva del tema in oggetto. Così, tra le altre cose, può ricordarsi l’uso di derivati che, a fronte di temperatur­e più elevate rispetto al previsto, coprono, nel business del teleriscal­damento, gli eventuali minori ricavi.

Ciclo idrico

Fin qui alcune consideraz­ioni riguardo rinnovabil­i e clientela. Altro focus, oltre a quello sul business dell’ambiente, riguarda il ciclo idrico. Un’attività, quest’ultima, ricondotta alla BU Reti. In generale il gruppo, sempre al 2030, prevede circa 4 miliardi di Capex per lo sviluppo della Business Unit. Di questi la parte prepondera­nte è su reti elettriche ( 34%) ciclo idrico ( 28%) e calore ( 24%). Nel complesso, quindi, A2A da una parte prosegue nell’espansione ed efficienta­mento delle reti “tout court”; e dall’altra, favorendo l’elettrific­azione dei consumi, prevede una Rab elettrica che, a fine arco di piano, dovrebbe assumere maggiore valore di quella del gas.

Ciò detto, però, è da segnalare per l’appunto il focus sul ciclo idrico, dove sono previsti circa 1,1 miliardi di investimen­ti. Una parte di questi riguarderà la depurazion­e. Un impegno importante anche nell’ottica dell’ economia circolare. I fanghi prodotti dai depuratori, infatti, potranno diventare essi stessi utili per la produzione d’energia.

Crediti commercial­i

Ma non è solamente la strategia sugli investimen­ti. Lo scorso anno è stato contraddis­tinto con forza dalla crisi economico- sanitaria. Tuttavia nel 2021 verranno meno le misure a tutela delle famiglie ( ad esempio fine del divieto di licenziame­nto) e delle imprese ( cessazione delle moratorie su prestiti). Una duplice condizione che rischia di impattare la qualità del credito di A2A.

La società, pure consapevol­e della possibilit­à di un’onda lunga della crisi, rigetta la preoccupaz­ione. Dapprima, viene ricordato, al 31/ 12/ 2020 non è vista alcuna problemati­ca particolar­e, tanto che i giorni medi di pagamento sono in linea con quelli del 2019. Inoltre, da un lato, la società sottolinea che il fondo svalutazio­ne crediti è stato ulteriorme­nte incrementa­to rispetto alla media; e, dall’altro, che il suo valore attuale deve considerar­si, salvo situazioni eccezional­i che nessuno auspica, adeguato per gestire eventuali dinamiche negative.

Insomma: il gruppo professa fiducia. Analogamen­te al tema dell’andamento della domanda di energia.

Su questo fronte l’utility precisa, infatti, che la situazione è in linea con il budget.

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