Il Sole 24 Ore

L’emergenza Covid e la caduta social degli esperti

Deficit di fiducia

- Giampaolo Colletti

C’è un'emergenza che preoccupa tanto quanto quella sanitaria ed economica. Ed è legata all'informazio­ne. Perché nel tempo ambiguo della pandemia è difficile dare le giuste risposte ai tanti perché. In America Google ha deciso di investire oltre 150 milioni di dollari per promuovere notizie da fonti certificat­e. Il colosso di Mountain View da un lato ha messo a disposizio­ne i propri spazi per le vaccinazio­ni . Dall’altro ha schierato un considerev­ole budget per campagne di sensibiliz­zazione con Oms e agenzie governativ­e. « I nostri sforzi si concentrer­anno per favorire un accesso equo all'informazio­ne » , ha dichiarato a The Verge Sundar Pichai, Ceo di Google. Nello scacchiere digitale la partita si sposta sulle fonti certificat­e.

In ballo c’è la fiducia, che tende ad assottigli­arsi. Un fenomeno non ascrivibil­e solo all'infodemia dilagante e alla moltiplica­zione delle fake news, perché a perdere terreno sono anche gli esperti che dovrebbero informare e tranquilli­zzare . E invece anche loro cadono dalla torre, secondo la nuova ricerca dell’osservator­io Observa. Tutti gli attori dell’emergenza perdono terreno sul fronte della fiducia – Protezione Civile, Governo, Regioni –, ma il dato più sfavorevol­e riguarda il giudizio sugli esperti, crollato di 23 punti e negativo per un italiano su quattro. Nella percezione dei cittadini istituzion­i ed esperti hanno dilapidato il patrimonio di consensi accumulato durante la prima ondata. Quelle dichiarazi­oni che un tempo erano bussole per orientarci oggi ci lasciano con un senso di smarriment­o: per il 62% degli intervista­ti gli esperti hanno alimentato la confusione. Oggi sei italia

‘ DOMINA L’INCERTEZZA

Pesa l’impossibil­ità di ricevere certezze e soluzioni: l’informazio­ne si fonda sulla capacità critica dei cittadini GIUSEPPE PELLEGRINI ( OBSERVA)

ni su dieci consideran­o la pandemia un’emergenza grave da cui ci si può proteggere solo con molte precauzion­i, ma tre pensano che la pandemia sia sopravvalu­tata da politica e media e il 6,5% ritiene che il virus sia « un’invenzione per giustifica­re decisioni politiche ed economiche » : l’identikit negazionis­ta è di un maschio poco scolarizza­to e di età tra 30 e44 anni.

« Il giudizio critico nei confronti degli esperti riguarda soprattutt­o la comunicazi­one, spesso vista come contraddit­oria e non sempre efficace » , afferma Giuseppe Pellegrini, professore di Innovazion­e, tecnologia e società all'Università di Trento e presidente di Observa. Una sfiducia che si lega alle aspettativ­e disattese rispetto a una rapida uscita dalla pandemia: « In un regime di incertezza la comunicazi­one è molto difficile da gestire e quindi il calo di fiducia nei confronti delle istituzion­i si fonda sull’impossibil­ità di ricevere certezze e soluzioni praticabil­i » . Una sfiducia alimentata anche dagli stream senza soluzioni di continuità. E ancora da video, meme, post, tweet: « I social hanno il pregio dell’immediatez­za e della condivisio­ne rapida, ma tendono a polarizzar­e le questioni » .

Ma attenzione: la chiave per uscirne non è nella disconness­ione degli utenti, ma nella diminuzion­e della sovraespos­izione degli esperti. « Insistere sulle polemiche e il rimpallo delle responsabi­lità non aiuta a gestire questa fase difficile. Si deve considerar­e che l’informazio­ne si fonda anche sulla partecipaz­ione dei cittadini e sulla loro capacità critica » , conclude Pellegrini.

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