La Superlega spacca il business del calcio ( ma piace alle Borse)
Dura contestazione di Ceferin all’indirizzo dei 12 club che hanno costituito un nuovo raggruppamento, l’obiettivo è di abbattere il pesante indebitamento, superiore a quota 5 miliardi, facendo leva su introiti più alti
« Avidità » . « Serpenti che hanno tradito il calcio » . Non ha usato perifrasi il presidente della Uefa Alexander Ceferin ieri pomeriggio in una conferenza stampa virtuale che avrebbe dovuto sancire la nascita del nuovo format della Champions League post 2024 e che invece è stato un drammatico j’ac
cuse contro i “cospiratori” - tra i quali una menzione speciale è stata riservata al presidente della Juventus Andrea Agnelli - che venerdì avevano sottoscritto il nuovo patto voluto dalla Uefa e che domenica notte hanno invece ufficializzato lo scisma della nuova Super League.
« Non posso che sottolineare che la Uefa e il calcio sono uniti contro questa proposta orribile che è stata portata avanti da pochi club europei che seguono soltanto l’idea dell'avidità - ha detto Ceferin da Nyon -. Siamo tutti uniti contro questo progetto senza
‘ Il progetto Super Lega in pentola da anni ma è stato ufficializzato a poche ore dalla Super Champions Uefa
senso. La Superlega pensa solo all’avidità e ai soldi, non vorrei chiamarla la sporca dozzina ma è l’interesse di soltanto 12 club, noi pensiamo a tutto il calcio » .
Un’avidità che per i top club che hanno fondato la nuova entità presieduta dal numero uno del Real Madrid Florentino Perez potrebbe valere a regime 10 miliardi di introiti stagionali tra diritti tv, sponsor, merchandising e botteghino. E che nell’immediato varrà comunque un finanziamento a tassi agevolati concesso da Jp Morgan pari a 3,5 miliardi di euro ( più 3 miliardi di anticipo sui ricavi futuri) per far fronte alle perdite causate dalla pandemia di Covid e per investimenti infrastrutturali.
Un bonus corposo che ha determinato la scelta rivoluzionaria di Juventus, Inter, Milan, Real, Barcellona, Atletico, Liverpool, Chelsea, Arsenal, Manchester United e City e Tottenham, a cui potrebbero aggiungersi presto altri club tedeschi e francesi, più altri club ammessi su invito o per meriti sportivi. La Super League Che viene reputata un’opportunità, oltre che una sfida, industriale ma anche una necessità finanziaria: i 12 club fondatori tra la scorsa stagione e quella attuale potrebbero accumulare perdite operative di oltre 2,5 miliardi e hanno un indebitamento complessivo che già supera i 5 miliardi. Un default da evitare appunto ricorrendo a nuovo format che accresca i proventi in modo sostanziale, in particolare sul fronte internazionale.
Proprio questo nuovo format con una formula “chiusa” ( senza cioè dare spazio al merito sportivo come invece le coppe promosse dalla Uefa) ha scatenato le durissime reazioni delle istituzioni calcistiche ( Uefa, Fifa anche se un po’ più “morbida”, Leghe nazionali e Federazioni), dei vertici politici dei paesi coinvolti ( si veda l’articolo a fianco) e del variegato mondo delle tifoserie, chiamate alla “resistenza” dallo stesso Ceferin.
Il presidente alla Uefa ha anche annunciato che si appellerà alla Commissione europea per bloccare il progetto. Oltre a ribadire la minaccia di espellere dal contesto Uefa i club “ribelli” e di escludere dai tornei per le Nazionali i giocatori ingaggiati da questi ultimi. Una sanzione che era stata prospettata anche dagli organismi del basket quando si è costituita l’Eurolega pochi anni fa, ma che di fatto non ha trovato applicazione, anche perchè escludere dalle convocazioni i top player non farebbe piacere a tv e sponsor. Di fatto è questo il precedente di “privatizzazione” a cui i club calcistici della Super League fanno riferimento per ribadire la tenuta giuridica dell’iniziativa.
Il progetto di Super League bolliva in pentola da anni ma è stato lanciato a poche ore dalla “Super Champions” con cui l’Uefa in accordo con l’Eca, l’associazione dei club europei, aveva cercato di mediare tra le esigenze dei big e quelle delle società medio- piccole. Il nuovo progetto della massima competizione continentale ( denominato Horizon 2024) approvato proprio ieri dal Comitato Esecutivo Uefa avrebbe garantito tuttavia dalla stagione 2024/ 25 un incremento delle entrate ritenuto insoddisfacente dai team di prima fascia, i quali peraltro reclamavano anche un peso maggiore nella governance.
La riforma della Champions prevede l’aumento delle squadre della Champions League da 32 a 36 e la trasformazione dalla tradizionale fase a gironi in una sorta di un unico campionato, con la certezza per tutti di disputare almeno 10 partite contro 10 avversarie diverse ( cinque in casa e cinque in trasferta), anziché sei partite contro tre squadre in casa e in trasferta. Le prime otto classificate di questo campionato si qualificano direttamente per la fase a eliminazione diretta, mentre le squadre dal 9° al 24 º posto disputeranno gli spareggi per conquistare un posto agli ottavi.
Anche qui quasi 100 partite in più a stagione per favorire l’aumento dei proventi ma senza rinunciare al principio di accesso alla Champions League per meriti acquisiti sul campo anziché per censo o status del club.