Il Sole 24 Ore

La regia di JPMorgan, il ruolo dei fondi

La struttura dell’operazione definita dalla banca assieme a Pérez e Agnelli in un incontro che si è svolto a gennaio a Torino. Tra i partner anche i private equity, ipotesi Ipo per la società dei diritti

- Andrea Biondi e Carlo Festa

Un mega finanziame­nto da 3,5 miliardi di euro da parte della maggiore banca statuniten­se, Jp Morgan. E, in aggiunta, il potenziale appoggio di altri gruppi finanziari interessat­i a entrare come partner futuri nell’architettu­ra societaria della nuova Super League.

È questo il contenuto del progetto finanziari­o della nuova competizio­ne europea, studiato in questi mesi da Florentino Pérez, presidente del Real Madrid e azionista del gruppo delle costruzion­i iberico Acs, e da Andrea Agnelli, presidente della Juventus. Un business plan approfondi­to ( con tanto di fabbisogni e di incassi stimati dai diritti televisivi) sarebbe stato presentato a tutti i vertici dei club europei fondatori dell’iniziativa.

È da almeno due anni che Perez sta studiando questo piano assieme allo stesso Agnelli, ma sembrava fino ad oggi più che altro una minaccia all’Uefa: nel gennaio scorso c’è stata l’accelerazi­one, con un incontro svoltosi a Torino. Il maxi- finanziame­nto di Jp Morgan servirà a pagare da subito i club fondatori, in attesa di incassare i soldi dei diritti tv, che da business plan dovrebbero arrivare copiosi negli anni successivi al lancio della competizio­ne.

Ma gli ulteriori passaggi finanziari sarebbero già delineati, se l’operazione dovesse entrare nel vivo. Jp Morgan ( che potrebbe anticipare ricavi per ulteriori 3 miliardi aggiuntivi) potrebbe sindacare il mega- prestito con altri istituti oppure lanciare un’emissione obbligazio­naria. Un anno fa una delle ipotesi allo studio era anche quella di far entrare nella nuova compagine azionaria partner finanziari, appunto private equity. Ma poi questa strada era stata abbandonat­a per le difficoltà di esecuzione. Ora non è da escludere che l’opzione di ingresso dei private equity possa tornare a prendere piede, se verrà superata questa fase iniziale di forte conflitto con le Authority europee e le Leghe nazionali.

Di certo, Florentino Pérez è da mesi che sta studiando ogni passo finanziari­o assieme ai fidati consulenti. Al lavoro, come regista del progetto, sarebbe un banchiere spagnolo con strette relazioni con Florentino Pérez: cioè Anas Laghrari della boutique finanziari­a Key Capital Partners. Lo stesso Pérez sarebbe stato aiutato nell’iniziativa da un altro nome noto della finanza spagnola, cioè Borja Prado, che è conosciuto anche in Italia per essere uno dei managing partner del gruppo finanziari­o Peninsula Capital assieme a Stefano Marsaglia e Nicola Colavito.

Secondo il piano la newco, con sede a Londra, vedrà come azionisti i club fondatori e potrebbe, secondo i rumors, controllar­e a propria volta una « media company » che dovrà gestire i diritti televisivi della nuova competizio­ne. Proprio nella « media company » potrebbe essere aperto il capitale, in minoranza, a soci finanziari come i private equity. Tra le opzioni future ci potrebbe essere poi anche la quotazione in Borsa della stessa « media company » .

Il progetto ha poi il favore degli azionisti dei club, dove il parterre presenta una lista di grandi holding finanziari­e: non solo l’Exor della famiglia Agnelli, azionista della Juventus, ma anche la cassaforte del Manchester City, cioè l’Abu Dhabi United Group for Developmen­t and Investment, società di investimen­to di proprietà dello Sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan, membro della famiglia reale di Abu Dhabi. Il Chelsea fa capo alle società dell’uomo d’affari Roman Abramovič, mentre Liverpool, Arsenal, Tottenham Hotspur, Manchester United hanno invece come azionisti grandi società d’investimen­to americane o britannich­e. Più diffuso invece l’azionariat­o di Atlético Madrid, Real Madrid e Barcellona, mentre Inter e Milan contano sui cinesi di Suning e su Elliott della famiglia Singer, uno dei maggiori fondi al mondo.

L’obiettivo è risollevar­e bilanci che, indipenden­temente dal Covid, erano già prima in affanno. I 12 club scissionis­ti hanno complessiv­amente tra 5 e 6 miliardi di euro di debiti, dei quali 3,8 miliardi bancari. Alla situazione finanziari­a si aggiungono i conti economici fortemente colpiti dalla pandemia con ulteriori 2,5 miliardi di perdite operative. In Italia la Juventus ha chiuso il 2020 in profondo rosso (- 71,4 milioni) e l’investimen­to fatto su Ronaldo non ha avuto gli effetti sperati sul conto economico. Stesso discorso per Inter e Milan. Secondo le speranze di Suning, la Super League dovrebbe aumentare la valutazion­e dell’Inter in prospettiv­a futura e avvicinars­i a quel miliardo chiesto dal gruppo cinese in questi mesi ai potenziali compratori. Si capisce dunque l’attendismo di Suning nelle ultime trattative. E pure Elliott, con il Milan, vede nella Super League un volano per monetizzar­e in futuro l’uscita dalla compagine. Insomma, tanti soldi per i club italiani ed europei con il passato più glorioso ma anche con i bilanci in continuo affanno e soggetto alla scure del Financial Fair Play dell’Uefa.

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