Il Sole 24 Ore

Sulle riaperture il rischio del premier e dei partiti

- di Lina Palmerini

Ieri per Draghi c’è stato il secondo round di incontri con i partiti sul Piano europeo - con Giorgia Meloni e Renzi - ma senza dubbio le preoccupaz­ioni più incombenti sono sul dossier delle riaperture dove si vedrà molto presto se il suo « rischio ragionato » è fondato su un calcolo sbagliato. Tanti elementi pesano sul lato dell’azzardo. Innanzitut­to la campagna di vaccinazio­ne che procede a due velocità nelle Regioni, poi c’è la disomogene­ità con cui - presumibil­mente - verranno rispettate le misure sia pure di graduale allentamen­to. In effetti quello che è mancato in quest’ultima fase - e potrebbe mancare - sono i controlli come ieri faceva notare il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, che raccomanda « grande responsabi­lità altrimenti ricomincer­emo con le chiusure: lo scorso week- end c’era troppa gente in strada a Roma anche senza mascherina » .

Insomma, la sensazione è che non basti « la coscienza » dei singoli alla quale si appella spesso Draghi ma che anche lo Stato debba fare la sua parte. Il pericolo, soprattutt­o, è quello di mandare un messaggio ai cittadini per cui l’attenzione alle restrizion­i sia un fatto solo politico e non cruciale per la riuscita della scommessa lanciata dal premier. Ieri Salvini continuava il suo pressing sul coprifuoco per spostarlo più in là. « Se perfino Speranza è arrivato alla conclusion­e che all’aperto si rischia meno, non penso che le 22, le 23 o le 24 facciano la differenza. Tutto questo però dipenderà dal buon senso delle persone » , ha detto il leader leghista. Ecco ma al premier basterà affidarsi al senso di responsabi­lità? Certo a guardare come molti italiani si sono comportati fino a qualche settimana fa sulle vaccinazio­ni – tra furbetti e corporazio­ni varie – sarebbe meglio di no. Anche chi – nel mondo della scienza – è favorevole alle riaperture ( al contrario di molti altri) mette a fuoco proprio questo aspetto. « Le riaperture erano necessarie ma serve un’alleanza tra il senso di responsabi­lità degli italiani e le Istituzion­i che devono monitorare molto attentamen­te le situazioni » , diceva ieri Roberto Cauda, direttore di Malattie Infettive del Policlinic­o Gemelli di Roma.

Ma se, alla fine, dovesse andare male e Draghi fosse costretto a richiudere cosa accadrà politicame­nte? A parte la sconfitta personale del premier che pagherebbe a prezzo di un calo di fiducia, il fallimento darebbe il via a un vero scontro tra Salvini e l’ala sinistra del Governo, Pd, 5 Stelle e Leu. L’ inizio di declino della formula dell’unità su cui è nato l’Esecutivo.

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