Il Sole 24 Ore

L’accelerazi­one cinese traina il made in Japan Ma il virus fa paura

L’export rimbalza del 16% a marzo, grazie alla domanda da Pechino

- Gianluca Di Donfrances­co

Al traino della ripresa cinese, le esportazio­ni del Giappone hanno registrato un balzo del 16,1% a marzo. L’aumento è calcolato sul pessimo risultato del marzo 2020 (- 11,7%) e tuttavia supera le attese degli analisti, segna il dato più forte da novembre del 2017 e si confronta con la flessione del 4,5% registrata a febbraio.

L’economia giapponese continua a offrire segnali di ripresa: la fiducia delle imprese del settore manifattur­iero sale, come mostra l’indice Tankan- Reuters ai massimi da oltre due anni ad aprile. Anche la produzione industrial­e va meglio: il dato di febbraio è stato rivisto e il calo mensile ridimensio­nato a - 1,3%, rispetto alla flessione del 2,1% inizialmen­te stimata.

Il Pil è previsto in crescita del 3,3% nel 2021 ( dopo il - 4,8% dello scorso anno, secondo le stime dell’Fmi), grazie alle massicce manovre di sostegno varate dal Governo. Il Fondo monetario prevede che il Pil giapponese possa tornare ai livelli pre- pandemia già nella seconda parte del 2021.

Sulla tenuta della ripresa pesa però lo spettro della nuova ondata di infezioni da Covid- 19, che sta spingendo la prefettura di Osaka ( terzo centro urbano del Paese per numero di abitanti) a chiedere al Governo di ripristina­re lo stato di emergenza, con un giro di vite rispetto alle restrizion­i già adottate. La stessa cosa potrebbe fare la prefettura di Tokyo. Il tutto a tre mesi dall’avvio dei Giochi olimpici, in calendario a partire dal 23 luglio.

Il rimbalzo dell’export mette poi in luce la dipendenza del Giappone dal suo primo partner commercial­e, Pechino. E pone un dilemma non semplice per Tokyo. La domanda in arrivo dalla Cina, l’unica grande economia ad aver evitato la recessione nel 2020 e ora in piena accelerazi­one, è determinan­te in questa fase. Secondo i dati preliminar­i diffusi ieri dal ministero delle Finanze giapponese, nel mese di marzo le esportazio­ni in Cina sono aumentate del 37,2%, trainate da plastica, macchinari per la produzione di semicondut­tori e rame.

I rapporti tra Pechino e Tokyo, però, si stanno facendo sempre più complicati. La Cina ha un atteggiame­nto aggressivo su dossier delicati come la sovranità su isole contese, acque territoria­li e Taiwan. Al tempo stesso, Washington fa pressioni sugli alleati tradiziona­li, ai quali ora chiede maggiore collaboraz­ione nel contenimen­to delle ambizioni politiche ed economiche di Pechino. Sabato, il premier Yoshihide Suga è stato il primo leader straniero a visitare la Casa Bianca da quando è scoppiata la pandemia. I rapporti con la Cina sono stati al centro del vertice con il presidente Usa, Joe Biden. Pechino ha fatto subito sentire la propria irritazion­e.

Le esportazio­ni giapponesi verso gli Stati Uniti (+ 4,9%) sono aumentate a un passo decisament­e più lento, rispetto alla Cina, ma anche rispetto all’Europa (+ 12,8%). L’export verso gli Usa tende a essere a maggior valore aggiunto rispetto a quello attratto dalla Cina.

Nell’intero esercizio di bilancio del Giappone, terminato a marzo, l’export è sceso dell’ 8,4%. Giù anche le importazio­ni, con un - 11,6%, la maggiore contrazion­e in 11 anni, dai tempi della crisi finanziari­a del 2009.

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