Il Sole 24 Ore

Ucraina, allarme Ue: 150mila soldati russi alla frontiera, rischio escalation

Dal capo della diplomazia Borrell numeri quasi doppi rispetto alle stime della Nato Kiev chiede nuove sanzioni contro Mosca ma i Ventisette per ora rimangono cauti

- Beda Romano

Dopo l’Alleanza atlantica nei giorni scorsi, ieri sono stati i Ventisette a esprimere « grande preoccupaz­ione » per la crescente mobilitazi­one di militari russi alla frontiera con l’Ucraina. L’ammasso di truppe è « il più massiccio mai registrato al confine » tra i due Paesi, ha affermato l’Alto Rappresent­ante per la Politica estera e di Sicurezza Josep Borrell. Nuove sanzioni contro il governo russo, tuttavia, non sono per ora all’ordine del giorno.

« C’è un evidente rischio di escalation alla luce del dispiegame­nto di 150mila militari russi alla frontiera con l’Ucraina. Questo è il più

Sul caso Navalny Borrell si limita a ribadire che « le autorità devono assicurarg­li l’assistenza di medici profession­isti »

grande dispiegame­nto mai visto. È preoccupan­te. Non siamo al riparo da un incidente » , ha affermato il capo della diplomazia europea Borrell dopo una video- riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione. L’uomo politico spagnolo ha rifiutato di rivelare la fonte delle sue informazio­ni, parlando della presenza di truppe, armamenti e ospedali da campo.

Il dato di 150mila soldati è il doppio rispetto agli 80mila citati la settimana scorsa dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenber­g, che allora aveva attribuito la stima a Kiev ( si veda Il Sole 24 Ore del 14 aprile). Da anni la regione ucraina del Donbass è in mano a separatist­i pro- russi. Più volte, Mosca ha detto che è pronta a intervenir­e se dovesse temere per la sicurezza dei suoi cittadini. Il governo russo ha concesso con generosità la propria cittadinan­za ai residenti in Ucraina orientale.

« La grande preoccupaz­ione tra i ministri degli Esteri è che la situazione sfugga di mano – analizza un diplomatic­o a Bruxelles –. Se la catena di comando sui due lati della frontiera è ferrea le tensioni, volute probabilme­nte per motivi nazionalis­tici sia in Ucraina che in Russia, sono gestibili. Se invece manca un controllo dal centro, c’è il rischio di un incidente sul terreno » . Già nel 2014 la Crimea è stata strappata all’Ucraina e annessa alla Russia.

« Il rafforzame­nto della presenza militare russa alla frontiera deve cessare. Chiediamo un allentamen­to delle tensioni » , ha detto l’Alto Rappresent­ante a nome dei Ventisette. Partecipan­do alla riunione ministeria­le di ieri, il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha chiesto all’Unione europea nuove sanzioni contro la Russia. Su Twitter, ha precisato: « L’elemento chiave è la preparazio­ne di una nuova serie di sanzioni settoriali. Le sanzioni individual­i non sono più sufficient­i » .

In questo momento, tuttavia, i Ventisette non hanno intenzione di percorrere questa strada, controvers­a e accidentat­a, ha detto ieri Josep Borrell. Misure sanzionato­rie sono state introdotte in marzo, per via della vicenda di Alexei Navalny, l’oppositore politico al presidente Vladimir Putin incarcerat­o in Russia ( si veda Il Sole 24 Ore del 23 marzo). Nello stesso modo, i Ventisette non hanno intenzione di imitare a tappeto la Repubblica Ceca nell’espulsione di 18 diplomatic­i russi, accusati di spionaggio.

A proposito dello stesso Navalny, alla terza settimana di uno sciopero della fame in una prigione russa, l’Alto Rappresent­ante si è limitato a ribadire che « le autorità russe devono assicurarg­li l’assistenza di medici profession­isti » . In buona sostanza, i Ventisette appaiono in difficoltà nei confronti della Russia. Non possono permetters­i che il caso Crimea si ripeta, con l’annessione del Donbass per esempio; al tempo stesso temono di contribuir­e a una drammatica escalation.

Sempre ieri i Ventisette hanno deciso un giro di vite in Myanmar ( l’ex Birmania) dove le forze armate hanno preso il potere in febbraio. Nuove sanzioni sono state decise contro 10 militari della giunta e due società – la Myanmar Economic Holdings Public Company Limited e la Myanmar Economic Corporatio­n Limited - che assicurano il finanziame­nto del governo ( si veda Il Sole 24 Ore del 23 marzo). Così facendo l’Unione europea segue l’esempio del Regno Unito e degli Stati Uniti.

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EPA In ospedale. La colonia penale n. 3 di Vladimir, dove è stato trasferito Navalny

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