Il gruppo San Benedetto lancia l’allarme sui costi
Nel 2020 ricavi giù del 10% Zoppas: « Manterremo tutti gli investimenti pianificati » « Posizione solida e debito inesistente ci rende pronti a nuove acquisizioni »
Pesa la chiusura dei bar e dei ristoranti. Anche su un colosso dell’acqua minerale da oltre 770 milioni di euro di fatturato annuo come il gruppo San Benedetto: « Il settore Horeca per noi vale più del 50% » , spiega il presidente, Enrico Zoppas. Ed è soprattutto per questo che il suo gruppo si appresta a chiudere i conti del 2020 con ricavi in calo del 9- 10%. Inevitabile, con la pandemia: « È un segno meno, sì, ma non drammatico - ammette Zoppas - tanto che ci permetterà comunque di mantenere invariato il livello degli investimenti sia nella tecnologia che nella comunicazione » . E perché no, consentirà anche al gruppo di guardarsi in giro per qualche acquisizione. Una è stata chiusa proprio la settimana scorsa: San Benedetto si è portata a casa lo stabilimento Fonte Paradiso di Pocenia, in provincia di Udine, chiuso ormai dal 2017 dopo il fallimento dell’ultima gestione. « Se ci saranno delle opportunità oltre a questa, noi le guarderemo - ammette Zoppas - abbiamo una posizione finanziaria solida, l’indebitamento è inesistente. Un ampliamento, del resto, fa parte della nostra strategia legata all’ecosostenibilità, che prevede uno sviluppo attraverso l’acquisizione di fonti regionali: solo così possiamo ridurre i trasporti e le emissioni di CO2. Ad oggi abbiamo una copertura del territorio nazionale abbastanza forte, quella acquisita la settimana scorsa è la settima fonte in Italia » .
La pandemia, sul business delle acque minerali, ha avuto fasi alterne: « A marzo del 2020, con il primo lockdown, andarono bene solo le bottiglie di acqua da 2 litri, la commodity insomma - racconta Zoppas - la gente faceva scorta di acqua nei supermercati. Ne abbiamo vendute tante, ma certo è difficile compensare con quelle tutto il mancato business nei consumi fuori casa. Verso l’estate la situazione si è normalizzata, fino a settembre. Poi siamo tornati di nuovo alle chiusure. Dall’inizio del 2021, invece, il lockdown è sentito in maniera diversa, le persone hanno ricominciato ad andare al lavoro. E questo per noi è positivo » .
E sul futuro? Il presidente delle acque San Benedetto è ottimista: il Covid verrà debellato e la ripresa ci sarà, anche sul fronte delle esportazioni. Anche se a complicare la strada verso i mercati esteri ora ci si sono messi i costi dei trasporti. « Una vera e propria speculazione - dice Zoppas - i costi delle spedizioni via container sono triplicati. E questo crea dei grossi imbarazzi. Esportiamo 300 milioni di bottiglie, tutte partono dallo stabilimento centrale di Scorzè, in provincia di Venezia » .
Su una bottiglia d’acqua, il costo del trasporto incide parecchio: per l’Italia è del 10%, figuriamoci per l’estero.
L’altra variabile che pesa sulla ripresa del 2021 è quella dell’aumento dei costi delle materie prime: « Il Pet riciclato è materiale ricercato non solo da chi ne fa nuo
ve bottiglie, ma anche dal comparto tessile - spiega Zoppas -. Le bottiglie però si riciclano all’infinito, le fibre tessili no, e di questo le istituzioni devono tenere conto » . Così come dovrebbero rivedere la Plastic tax, la cui entrata in vigore è prevista a luglio: « Se venisse confermata, sarebbe un colpo pesante per il settore - dice Zoppas - in questi giorni stiamo portando le nostre ragioni davanti al governo, che ora sembra più sensibile ad ascoltarci. Io sono ottimista, spero quanto meno che la Plastic tax venga rimandata. Del resto, paghiamo già la tassa sulla raccolta del Pet » .