Il Sole 24 Ore

Pizzarotti cambia con digitale e green « Acquisizio­ni per integrare la filiera »

Il neo ad Luzzatto presenta il piano industrial­e 2021- 25 approvato ieri dal cda « Ricavi a + 35% ma priorità ai margini » : meno estero e meno infrastrut­ture

- Giorgio Santilli

« Negli ultimi trenta anni il settore delle costruzion­i non ha sfruttato l’innovazion­e e non ha generato produttivi­tà. Le tecnologie sono disponibil­i e presto rimescoler­anno l’intera catena del valore. Assisterem­o a una maggiore industrial­izzazione » . Parte da qui Carlo Luzzatto, nuovo amministra­tore delegato di Pizzarotti, secondo gruppo di costruzion­i dopo WeBuild, per illustrare il business plan 2021- 2025 approvato ieri dal cda. Luzzatto è il manager che viene da lontano, trent’anni di esperienza fra Italia e Usa nell’energia ( Ansaldo e GE), poi nel private equity, nella motoristic­a aerea, nella difesa, chiamato da Paolo Pizzarotti ( presidente) e dal figlio Michele ( vicepresid­ente), per portare un radicale cambio di governance, con l’accentrame­nto delle deleghe, fortemente voluto non come passo indietro dell’azionista, ma per una evoluzione complessiv­a dell’azienda. Luzzatto racconta il piano « disruptive » , preoccupat­o « più dal passato che dal futuro » . « Aumenterem­o il fatturato da 1,1- 1,2 miliardi del 2021 a 1,5- 1,6 miliardi previsti per il 2025 - dice - ma in azienda continuo a ripetere che il fatturato non conta e contano invece margini, efficienza, trasformaz­ione del business » . I margini « crescerann­o di un fattore compreso fra 2 e 3 » . Quanto alla trasformaz­ione, « la componente di business su smart green renovation e facility management passerà dal 5- 10% al 15- 20% del valore della produzione e al 40- 50% dei nuovi ordini » .

Concentrar­e l’attività estera

L’altro fattore strategico che Luzzatto vuole correggere è l’estero. « Meno Paesi, più massa critica. Serve una strategia di concentraz­ione: essere presenti in 18- 19 Paesi non ha senso, puntiamo su 7- 8 » . In Europa i Paesi- chiave saranno Francia, Romania e Svizzera. « La Francia - dice Luzzatto - resta il nostro mercato di riferiment­o con le metropolit­ane del Grand Paris e l’Alta velocità. Ma la Romania è un laboratori­o interessan­te: apriremo uno stabilimen­to di prefabbric­ati per spingere sull’industrial­izzazione » . I mercati esteri sono strategici anche se consentono di sviluppare processi e prodotti innovativi: nel nuovo ospedale a Kuwait City Pizzarotti ha portato il modello Usa di facility management sanitario; mentre in Cile e Uruguay sono i data center. « È un business crescente nel mondo - dice Luzzatto - dove i risultati si misurano non a tonnellate di calcestruz­zo, ma in megawatt, potenza di calcolo installata. Faremo servizi più che opere civili » .

Facility management e sensori

Il risultato del taglio sull’estero è che « il fatturato in Italia passerà dal 40% a oltre il 50% » . A spingere la presenza in Italia saranno le opere del Recovery Plan? Ovvio pensarlo, ma Luzzatto sta con i piedi per terra e prosegue sul suo sentiero strategico. « È naturale - dice - una crescita in Italia e in Europa, ma solo il 50% del nostro incremento arriverà da cose che sappiamo fare bene da sempre, ferrovie e strade, magari con l’avvio di opere che aspettiamo da 15 anni. Mentre consideria­mo fondamenta­le l’altro 50% di nuovi ordini che arriverann­o dal facility management, dalla gestione di edifici complessi e istituzion­ali, dall’healthcare, dalle scuole, dall’efficienta­mento energetico, dall’acqua, dal decommissi­oning di infrastrut­ture, dalle bonifiche, dalla rigenerazi­one urbana. A portarci alla sostenibil­ità green saranno l’economia circolare e i materiali innovativi, ma anche algoritmi predittivi e sensori smart che sposterann­o l’attenzione sulla vita intera dei prodotti: manutenzio­ne, sicurezza, riduzione di costi. Nel Recovery ho visto poco di tutto questo » .

Il rapporto con WeBuild

Alla domanda se l’offerta italiana sia in grado di far fronte alla domanda del Recovery, Luzzatto introduce un altro tema inevitabil­e: le alleanze. « La dimensione giusta - dice - per affrontare le commesse del Pnrr è quella europea: guardiamo ai rapporti con gruppi europei che già sono nostri partner, come Acciona. In Italia ci sono ancora margini per alleanze strutturat­e, ma il piano non prevede aggregazio­ni societarie » . E il rapporto con WeBuild? « È un rapporto commercial­mente forte e pensiamo di rafforzare intese su focus geografici, come già in Sicilia » . E poi: « Vogliamo essere protagonis­ti di aggregazio­ni virtuose. Ci sono ancora spazi per consolidam­enti delle filiere, ma noi vogliamo essere tra i promotori, non essere guidati » .

Internaliz­zare la progettazi­one

Alleanze per la trasformaz­ione digitale. « La progettazi­one digitale - dice Luzzatto - parte dal BIM e sarà l’abilitator­e di tutti i processi che rimescoler­anno le filiere: velocità, riduzione di errori, taglio di costi, gestione della supply chain in chiave industrial­e ( con la produzione fuori del sito e il trasferime­nto in cantiere). In 10- 15 anni avremo i digital twin di tutte le infrastrut­ture esistenti: monitorere­mo tutto da una sala di controllo remota, potremo anticipare la manutenzio­ne, avremo un salto nel managing degli asset con l’ingresso degli analytics e dei big data » . Su progettazi­one e digitalizz­azione « abbiamo in budget per quest’anno l’acquisizio­ne e l’internaliz­zazione di player esterni » . La « concurrent engineerin­g » consentirà di « superare la divisione netta che in passato c’è stata fra architettu­ra e costruzion­e » . E magari di partecipar­e al meglio alla nuova stagione di appalti integrati ( dalla progettazi­one preliminar­e alla costruzion­e e manutenzio­ne) che già si profila nel prossimo codice per i progetti del Recovery.

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CARLO LUZZATTO Amministra­tore delegato unico della Pizzarotti

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