Il Sole 24 Ore

Covid- 19, nuovi antivirali in arrivo

Sono tre i farmaci in fase clinica che agiscono sulla replicazio­ne del virus. Ma buoni risultati si sono ottenuti anche con un antinfiamm­atorio, che a breve dovrebbe entrare in un ampio trial tutto italiano, in cui sono coinvolti 30 centri

- Francesca Cerati

Una semplice pillola, da prendere a casa, subito dopo avere saputo di essere positivi al coronaviru­s resta ancora un sogno. Ma gli sforzi per arrivarci non mancano. Il problema è che SarsCoV- 2 è in continua evoluzione, e come tutti i virus, per riprodursi usa le nostre cellule. Quindi trovare un farmaco che colpisca una fase della riproduzio­ne virale senza danneggiar­e l’ospite non è facile. E anche il fattore tempo gioca un ruolo fondamenta­le. « Il momento preciso dell’infezione virale avvia un conto alla rovescia mentre il virus risveglia gradualmen­te il sistema immunitari­o, creando una stretta finestra di tempo dopo la quale un antivirale è probabilme­nte inutile » spiega Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive dell’Università di Milano e primario del reparto Malattie infettive dell’Ospedale Sacco.

In altre parole, per Sars- CoV- 2 possono essere necessari da pochi giorni a due settimane prima che questi processi immunitari si attivino. Questo significa che qualsiasi sperimenta­zione clinica per un antivirale richiede un design raffinato. « I pazienti devono avere infezioni confermate, ma se stanno già sperimenta­ndo gravi sintomi di Covid- 19, potrebbero essere troppo lontani per trarne beneficio » , precisa Galli. Il percorso sembra in salita, ma qualche speranza di arrivare ad avere più di un antivirale, anche a breve termine, sembra esserci. Il colosso farmaceuti­co Msd dovrebbe presto presentare i dati di una terapia orale simile a remdesivir. La società sta arruolando circa 3.000 pazienti, sia ospedalizz­ati che non, in uno studio di fase 2/ 3 che determiner­à se molnupirav­ir, questo il nome del farmaco, impedisce ai pazienti con sintomi lievi di sviluppare la malattia grave. Segue a ruota un farmaco di Atea Pharmaceut­icals: AT- 527 mira a un enzima chiave della replicazio­ne virale, con un approccio simile alla terapia anti- epatite C . Entro la fine dell’anno, Atea prevede di avere i dati di Fase 2 per i pazienti sia ospedalizz­ati che non, ma sta anche pianifican­do uno studio di Fase 3 più ampio sui pazienti ambulatori­ali. Altra promessa è un antivirale della Pfizer, progettato proprio per Sars- Cov- 2, che è entrato nel primo studio clinico il mese scorso. Il farmaco prende di mira il fulcro del processo di replicazio­ne del virus, ovvero l’enzima 3CL, che è uno dei due specifici per tutti i coronaviru­s. Se Pfizer dovesse riuscire a raggiunger­e l’obiettivo potrebbe avere un trattament­o non solo per Sars- Cov- 2, ma anche per i futuri virus pandemici.

In attesa dei risultati sugli antivirali, esistono altri approcci che sembrano fornire risposte incoraggia­nti nel ridurre la mortalità. Tra questi, la terapia con baricitini­b, un antinfiamm­atorio orale, che sulla scorta dei risultati di uno studio pubblicato su New England Journal of Medicine, lo aveva già portato all’autorizzaz­ione per l’uso di emergenza della Fda in specifiche popolazion­e di pazienti. Ma ora un nuovo studio mostra la sua efficacia nel ridurre la mortalità. « Nei pazienti Covid ricoverati in ospedale baricitini­b, in aggiunta allo standard di cura con corticoste­roidi e remdesivir, ha portato a una riduzione del 38% della mortalità - riprende Galli, precisando che si tratta di uno studio di Fase 3 comunicato dall’azienda ( Lilly in collaboraz­ione con Incyte e non ancora pubblicato), che ha coinvolto 1.525 pazienti - Lo studio, che non ha raggiunto la significat­ività statistica sull’endpoint primario ( ovvero progressio­ne verso la ventilazio­ne non invasiva o la ventilazio­ne meccanica o morte), ha invece evidenziat­o una riduzione significat­iva della mortalità per qualsiasi causa entro il 28esimo giorno tra i pazienti trattati con 4 mg giornalier­i di questo farmaco, più lo standard di cura, compresi corticoste­roidi e remdesivir. Un risultato netto a cui speriamo di contribuir­e presto con un ampio studio italiano, a cui parteciper­anno una 30ina di centri, e che dovrebbe partire entro una settimana, massimo 10 giorni » . Il farmaco verrà contrappos­to e confrontat­o con remdesivir e cortisone.

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AFP Attacco virale. Come il virus Sars- Cov- 2 aggredisce le cellule umane

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