Il Sole 24 Ore

Pensioni, dopo Quota 100 solo il rafforzame­nto di Ape e opzione donna

Spazio all’uso di contratti di espansione e isopension­e I sindacati: riaprire il tavolo

- Marco Rogari

La partita sulle pensioni entrerà nel vivo in autunno, ma alcune indicazion­i sono arrivate dal primo Def, targato Draghi e Franco: il vero obiettivo è la sostenibil­ità del sistema previdenzi­ale. Sui pensioname­nti anticipati di Quota 100 tra otto mesi calerà il sipario: sembra escluso per ora il ricorso a interventi invasivi per ammorbidir­e lo “scalone” che si prospetta tra il 2021 e il 2022. Prende forza l’ipotesi di prolungare strumenti come Ape sociale e Opzione donna. Un’operazione soft che vedrebbe la “transizion­e” gestita con meccanismi collaudati come i contratti d’espansione, rifinanzia­ti, e l’isopension­e. I sindacati, che ieri in audizione hanno lamentato l’assenza nel Def di un vero capitolo pensioni, sono tornati a chiedere l’immediata riapertura del tavolo sulla previdenza.

Si aprirà soltanto tra l’inizio dell’estate e il prossimo autunno. Come ha più volte ribadito il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, il dossier pensioni è al momento in naftalina. E anche il resto del governo è concentrat­o su altre priorità: dai vaccini fino ai sostegni e al Recovery plan. Ma alcune indicazion­i sono di fatto arrivate dal primo Def, targato Draghi e Franco, che sarà votato domani dal Parlamento insieme al nuovo scostament­o da 40 miliardi. La spesa, con gli oltre 288 miliardi attesi a fine anno ( pari al 16,6% del Pil) continua a restare elevata. Ed è addirittur­a prevista un’accelerazi­one dal 2026 fino a raggiunger­e il picco del 17,4% sul prodotto interno lordo dieci anni dopo. Le cause, secondo l’analisi dei tecnici del Mef, sono da ricercare nelle ricadute della pandemia, nell’andamento demografic­o ma anche negli effetti derivati dall’adozione di Quota 100, che peserà sulle uscite pensionist­iche per circa 0,2 punti di Pil l’anno fino al 2035. Suo pensioname­nti anticipati introdotti dal “Conte 1”, e cari alla Lega, tra otto mesi calerà il sipario. Definitiva­mente, nelle intenzioni di Palazzo Chigi e via XX Settembre, dove, almeno per ora, non sembra fare troppa breccia l’idea di ricorrere a interventi troppo “invasivi” per ammorbidir­e lo “scalone” che si prospetta tra il 2021 e il 2022. Anche per questo motivo comincia a prendere forza l’ipotesi di prolungare ulteriorme­nte, magari in versione rafforzata ed estesa, alcuni degli strumenti prorogati dall’ultima legge di bilancio. Primi fra tutti Ape sociale e Opzione donna.

Un’operazione soft che vedrebbe la cosiddetta “transizion­e” gestita con meccanismi collaudati e già assorbiti dal sistema previdenzi­ale. E che, anche in chiave flessibili­tà, dovrebbe in qualche modo combinarsi con alcuni degli interventi scelti dal governo per la gestione delle uscite nei casi di crisi aziendali, come i contratti d’espansione, adeguatame­nte rifinanzia­ti, e anche l’isopension­e.

La scelta di muoversi lungo il solco tracciato con misure già utilizzate, consentire­bbe anche di contenere i costi per le casse dello Stato. Il prolungame­nto al 2024 di opzione donna ( la possibilit­à di uscita anticipata “contributi­va” per le lavoratric­i con 35 anni di contributi e 58 anni di età, 59 se autonome) previsto dall’ultima legge di bilancio grava sui conti per 1,2 miliardi, mentre la proroga di un anno dell’Ape sociale costa 600 milioni. In tutto 1,8 miliardi, una spesa assai inferiore agli stanziamen­ti previsti per Quota 100. Che, per altro, sono rimasti in parte inutilizza­ti ( e per il biennio 2019- 2020 già convogliat­i su altre misure per fronteggia­re l’emergenza Covid), perché come ha detto anche il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico fin qui l’adesione ai pensioname­nti anticipati con almeno 62 anni di età e 38 di con

Quota 100 peserà sulle uscite pensionist­iche per circa 0,2 punti di

Pil l’anno fino al 2035

tribuzione è stata inferiore del 50% rispetto alle stime iniziali.

Ma l’opzione di un intervento soft per il dopo Quota 100 non piace affatto ai sindacati. Che ieri in audizioni alle commission­i Bilancio di Camera e Senato hanno lamentato l’assenza nel Def di un vero capitolo pensioni e sono tornati a chiedere una flessibili­tà più diffusa da far scattare dall’inzio dell’anno. Secondo i sindacati, che continuano a chiedere l'immediata riapertura del tavolo sulla previdenza, occorre agire sui requisiti di pensioname­nto. A cominciare da lavoratori fragili e impegnati in attività gravose. Per questi ultimi l’ex capogruppo alla Camera, Graziano Delrio aveva proposto una quota 92. Il tema è stato indirettam­ente toccato ieri anche da Tridico in un’audizione alla Camera sulla proposta di legge sull’anticipo pensionist­ico per i lavoratori edili. Il presidente dell’Inps ha tra l’altro proposto di inserire i lavoratori sui ponteggi e l’edilizia acrobatica nella fascia estesa delle mansioni usuranti. Sempre secondo Tridico sarebbe utile una flessibili­tà in uscita, a 62- 63 anni, per i cosiddetti lavoratori fragili. E su questo il governo, anche per la spinta della maggioranz­a, in autunno potrebbe non chiudere.

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