Biden: « Prove schiaccianti » sulla morte di Floyd
Minneapolis blindata per la chiusura del processo contro l’agente Chauvin
Joe Biden prega « per un giusto verdetto » nel processo contro Derek Chauvin, il poliziotto accusato dell’omicidio di George Floyd. E in attesa della sentenza parla « di prove schiaccianti » .
Da Minneapolis alla Casa Bianca, è attesa spasmodica per il verdetto nel caso di George Floyd, il cittadino afroamericano morto per mano della polizia quasi un anno fa. Un caso diventato simbolo, capace di innescare una resa dei conti nel Paese, la più profonda in decenni, sull’eredità del razzismo e il comportamento delle forze dell’ordine nei confronti della comunità nera.
La giuria si è riunita per decidere la colpevolezza o innocenza dell’ex agente Derek Chauvin, incriminato per omicidio: anticipando in qualche modo il verdetto di colpevolezza, il presidente Joe Biden telefonando alla famiglia ha detto che « le prove sono schiaccianti » . L’ annuncio può arrivare in ogni momento, al termine di un processo durato 14 giorni e trasmesso in diretta televisiva. Con 45 testimonianze e soprattutto, impresse negli occhi dei giurati come dell’opinione pubblica, le drammatiche immagini, registrate dai passanti, di Floyd inesorabilmente soffocato dal ginocchio del poliziotto, premuto sulla gola per oltre nove minuti.
Il presidente ha fatto sapere d’esser pronto a parlare alla nazione qualunque sia il verdetto. L’obiettivo è rivolgere un appello al Paese lacerato e scosso, per riconoscere la necessità d’una nuova stagione ispirata a sanare discriminazioni sociali e razziali e allo stesso tempo invitare alla calma e all’unità e condannare qualunque violenza. È stato lui stesso a evidenziare il rilievo della tragedia. Ha telefonato nelle ultime ore alla famiglia Floyd: « Prego per un verdetto giusto » , ha detto. Da candidato era intervenuto ai funerali di Floyd per affermare che « il momento per la giustizia razziale è adesso » e che « quando ci sarà giustizia per George Floyd, saremo sulla strada della giustizia razziale in America » .
La tensione è alta anzitutto nell’epicentro del dramma, a Minneapolis, dove sono stati mobilitati tremila soldati della guardia nazionale in un clima da stato d’assedio, con attività commerciali e scuole chiuse. Il governatore democratico del Minnesota, Tim Walz, ha dichiarato uno stato d’emergenza che autorizza, se necessario, soccorsi da stati limitrofi. Misure straordinarie di sicurezza sono state prese in altre grandi città, da Philadelphia a Washington.
La posta in gioco è riassunta nelle accuse mosse contro Chauvin. Tre reati di omicidio, con diversi gradi di intenzionalità e gravità, che comportano una sentenza massima combinata di 75 anni di carcere, tradizionalmente ridotta a 27. La pubblica accusa ha tuttavia chiesto al giudice una condanna più pesante, se otterrà dalla giuria un verdetto di colpevolezza. Da una giuria che, a sua volta spaccato della nazione, è composta da 7 donne e 5 uomini; sei bianchi, quattro afroamericani e due di identità multirazziale.
Nelle tre settimane del processo, i 12 giurati hanno ascoltato la pubblica accusa presentare testimoni oculari, video e la valutazione di esperti sull’abuso del ricorso alla forza. Il capo della polizia di Minneapolis, Medaria Arradondo, in un raro gesto ha testimoniato che le azioni di Chauvin hanno violato le regole. La difesa ha replicato in solo due giorni, sollevando soprattutto dubbi sulle cause della morte di Floyd, citando il presunto concorso di una patologia cardiaca e di stupefacenti. Ha poi detto che il ricorso alla forza sarebbe stato legittimo.
Il 46enne Floyd aveva perso la vita lo scorso 25 maggio dopo esser stato fermato per il sospetto d’aver usato una banconota falsa da venti dollari per comprare sigarette. L’allora agente Chauvin, veterano da vent’anni in servizio, lo aveva ammanettato e costretto a terra per poi schiacciarne il collo con il ginocchio, proseguendo anche quando aveva perso conoscenza.
Il dramma, con la forza delle immagini, aveva immediatamente rilanciato il dibattito sul continuo razzismo nella società americana, dal sistema giudiziario al posto di lavoro e alle sperequazioni di opportunità e ricchezza. Abbastanza per dare slancio al movimento di protesta e per i diritti civili Black Lives Matter, con eco internazionale.
I riflettori sono puntati sulla polizia, la sua cultura e le sue pratiche. I critici denunciano carenze di addestramento ( sei mesi, a Minneapolis quattro) e tendenze alla militarizzazione, una lunga storia di abusi contro gli afroamericani e impunità. Sono affiorate proposte di riforma. Ma di recente, un’altra vittima ha dato volto alla crisi irrisolta: il ventenne afroamericano Daunte Wright, ucciso da un agente che, stando alla versione ufficiale, durante un fermo avrebbe usato per errore la pistola d’ordinanza invece del taser.