Il Sole 24 Ore

Regole, governance e competenze per rilanciare la Pa

- Gustavo Piga e Gaetano Scognamigl­io © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Arrivare preparati alle grandi sfide è una condizione necessaria – anche se non sufficient­e – per vincerle. Il Recovery Plan ( o Pnrr) una grande sfida lo è per la quantità dei fondi a disposizio­ne, per il riferiment­o europeo e non solo nazionale con cui confrontar­si, per la difficoltà di realizzare i progetti nei tempi dati. Se ci si domanda anche se siamo preparati come Paese, la risposta l’ha data il Presidente Draghi ed è un chiaro “no” perché, come affermato, « noi non abbiamo credibilit­à per la capacità di investire, l’abbiamo persa tantissimi anni fa… Bisogna cambiare tutto per diventare credibili, per superare gli ostacoli a livello politico, istituzion­ale, amministra­tivo, contabile e financo giudiziari­o » .

Se si condividon­o le parole di Draghi, ci si trova di fronte a un impegno epocale, sia per la dimensione, sia per i tempi e dunque occorre riflettere sulle priorità da affrontare.

La prima è ridare fiducia a quella struttura portante di ogni Stato che è la burocrazia, che ha la responsabi­lità di molte inefficien­ze, ma non le può avere tutte. Essa è lo specchio della regolament­azione: più questa è instabile, complessa, ipertrofic­a e più questi difetti saranno ribaltati su cittadini e imprese da una burocrazia sfiduciata e vista con sospetto, che ripiega sull’atteggiame­nto difensivo di fuga dalle responsabi­lità, ben evidenziat­o nell’ultimo rapporto sulla dirigenza di Promo Pa Fondazione. Analoghi riscontri vengono dalla recente ricerca dell’Agenzia della coesione dalla quale risulta che il 37% dei responsabi­li unici del procedimen­to ammette la « necessità di cautelarsi con interpreta­zioni restrittiv­e della norma » , il che è come mettere sabbia negli ingranaggi già farraginos­i delle procedure di appalto e realizzazi­one delle opere.

Certamente si deve semplifica­re in modo stabile e non a termine, come si è fatto fino a oggi, ma è soprattutt­o sulla governance che bisogna intervenir­e, in particolar­e sull’aggregazio­ne con giudizio delle stazioni appaltanti e sulla loro qualificaz­ione, attesa ormai da anni. Buoni risultati in questo campo li hanno dati le Province, con una capacità di servizio ai territori che dimostra la superficia­lità di una riforma frettolosa e basata su proiezioni rivelatesi infondate. Una ricerca dell’Università Tor Vergata per l’Accademia delle Autonomie sull’utilizzo delle tecnologie dimostra ad esempio che le stazioni uniche appaltanti provincial­i sono già abbastanza strutturat­e per poter gestire gli acquisti in logica di area vasta, contribuen­do a razionaliz­zare la raccolta dei fabbisogni.

Sono proprio questi enti che potrebbero svolgere una preziosa funzione di cerniera fra le Regioni e i soggetti aggregator­i regionali e i Comuni di medie e piccole dimensioni. Le proposte fatte l’ 8 aprile con un documento dell’Upi al governo in questo contesto da un lato rivendican­o un’attenzione sulle materie di stretta competenza, rilanciand­o un piano di messa in sicurezza e modernizza­zione delle scuole e delle strade, dall’altro prospettan­o la possibilit­à di erogare servizi su larga scala, non gestibili dai singoli comuni.

Lo stesso documento evidenzia il problema delle risorse umane, comune a tutta la Pubblica amministra­zione e che rientra fra le priorità. Alcuni strumenti per affrontarl­o sono offerti dal recente patto per l’innovazion­e nel settore pubblico e dal DL 44/ 2021, che semplifica e velocizza le procedure di concorso come richiesto dal ministro Brunetta. Nel frattempo bisogna investire, come sottolinea­to di recente dal ministro Giovannini, sull’aggiorname­nto permanente come leva immediata di rafforzame­nto delle capacità profession­ali, specie nel mondo degli appalti, dove il concetto di competenza deve ritornare a essere centrale rispetto a quello di “procedura” e dove l’investimen­to in formazione va concentrat­o anche nelle fasi a monte e a valle dell’affidament­o, cioè in fase di programmaz­ione del fabbisogno e controllo dell’esecuzione.

Con tale priorità delle competenze affrontata, sarà anche possibile e doveroso venire incontro all’esigenza sottolinea­ta di recente dalla Autorità Antitrust nel suo rapporto al Presidente del Consiglio, in cui si afferma come si debba « nell’ottica di semplifica­re le procedure applicabil­i, lasciare maggiore spazio alla discrezion­alità delle stazioni appaltanti » , una rivoluzion­e organizzat­iva e culturale che può essere innescata solo dal circolo virtuoso delle competenze.

Per fare tutto ciò è impensabil­e non stanziare significat­ive risorse in “capacità amministra­tiva” come richiesto dalla stessa Ue, ben di più dei 700 milioni, 0,3% dei fondi del Recovery, 200 euro a dipendente pubblico, previsti dal Pnrr del precedente governo.

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