Il Sole 24 Ore

Per Corneliani l’obiettivo è tornare in tre anni al fatturato pre crisi

Il piano industrial­e dell’ad Brandazza dopo l’accordo con Mise e Invitalia

- Giulia Crivelli

« Pandemia, declino dell’abbigliame­nto formale e crisi aziendale interna. La definizion­e tempesta perfetta non rende l’idea, direi che si è trattato di una tempesta perfettiss­ima » : il tono e le parole solo apparentem­ente leggere di Giorgio Brandazza descrivono la situazione nella quale si è trovata nel 2020 la Corneliani, storica azienda mantovana specializz­ata in abiti e accessori da uomo e della quale Brandazza è amministra­tore delegato dal dicembre 2019. Fu chiamato proprio per rilanciare il marchio, alle prese con una compagine aziendale profondame­nte cambiata dal 2016 – quando entrò come socio di maggioranz­a il fondo del Bahrein Investcorp – e con la crisi del modo di vestire tradiziona­le degli uomini, insediato da casualwear, sportswear e streetwear, non solo nelle fasce di consumator­i più giovani.

La nota di leggerezza nelle parole dell’ad è però anche legata agli ultimi sviluppi della crisi di Corneliani: grazie all’impegno in prima persona del ministro Giancarlo Giorgetti, il 7 aprile è stata perfeziona­ta al ministero dello Sviluppo economico ( Mise) la creazione di una newco in cui Invitalia ha investito 10 milioni, cifra che si aggiunge ai 7 milioni versati da Investcorp.

« Senza la mediazione del Mise e l’accordo annunciato in marzo e presentato all’inizio di questo mese non avremmo potuto affrontare con il giusto ottimismo il passo successivo, che era già in calendario – spiega Brandazza –. Il 15 aprile era la scadenza fissata dal tribunale fallimenta­re di Mantova per la presentazi­one del piano industrial­e in base al quale essere ammessi ufficialme­nte alla procedura di concordato. In genere occorrono quattro, cinque settimane perché il tribunale si esprima, ma confido in un parere positivo e da lì in poi la strada potrebbe essere in discesa. O almeno, potrebbe smettere di essere drammatica­mente in salita » .

Il piano industrial­e prevede da una parte una razionaliz­zazione dei costi e – come già concordato con i sindacati – circa 150 esuberi. « È la parte più dolorosa, come sempre in una crisi aziendale – sottolinea

Brandazza –. Ma siamo impegnati per ridurre al minimo l’impatto negativo sulle vite delle persone, con un mix di prepension­amenti e ammortizza­tori ai quali Investcorp ha già dato la disponibil­ità a lavorare. L’obiettivo è tornare in tre, quattro anni al massimo al fatturato precrisi, di circa cento milioni » .

Meno costi fissi significa anche chiudere negozi: « Saremo costretti a rinunciare ad alcune location prestigios­e, non siamo nella posizione di tenere aperti monomarca solo per una questione di immagine e comunicazi­one – aggiunge l’ad di Corneliani –. Durante la pandemia molti proprietar­i di immobili si so

no mostrati rigidi e poco lungimiran­ti, non solo con noi: il panorama retail esce profondame­nte cambiato dalla pandemia. Noi punteremo sull’e- commerce, sul franchisin­g e sulla distribuzi­one wholesale. Partendo dal prodotto: la svolta sarà verso il casualwear e la sostenibil­ità » . Un percorso iniziato con il lancio di Circle, linea che, stagione dopo stagione, si ispira all’economia circolare e in cui i capi sono personaliz­zati con un’etichetta dedicata e cartellini informativ­i dove il cliente trova un link specifico al sito per avere tutte le informazio­ni sui materiali e sui partner produttivi.

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di Corneliani, in precedenza aveva
guidato Boglioli
GIORGIO BRANDAZZA Amministra­tore delegato dal 2016 di Corneliani, in precedenza aveva guidato Boglioli

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