Prada, Lvmh e Cartier uniti nella blockchain
Il consorzio Aura garantirà autenticità e tracciabilità ed è aperto ad altre maison
Quando il primo e il terzo gruppo del lusso al mondo, Lvmh e Richemont, e Prada, il più grande in Italia dello stesso settore – tra i più competitivi al mondo – lanciano un progetto insieme, per quanto futuristico, l’innovazione è nel fatto in sé. Se poi il progetto, l’Aura Blockchain Consortium presentato ieri, non è pensato per generare profitti per i fondatori, ma risorse da reinvestire nel progetto stesso, che ambisce a diventare una piattaforma, uno standard per le aziende e i marchi dell’alta gamma, la sorpresa è ancora maggiore.
La spiegazione, solo apparentemente semplice, la dà Lorenzo Bertelli, head of marketing e Crs ( Corporate social responsibility) del gruppo Prada: « C’è più valore nel collaborare che nel competere e comunque una cosa non esclude l’altra, se parliamo di competizione sana, che aiuta le aziende a migliorarsi e dà ai consumatori prodotti e servizi migliori. I marchi del gruppo Prada continueranno a ” sfidare” quelli di Lvmh e Richemont – aggiunge il figlio maggiore di Patrizio Bertelli e Miuccia Prada, co- ceo del gruppo –. Ma sul fronte tecnologico e in particolare sull’utilizzo della tecnologia blockchain nell’alta gamma la formula del consorzio è il modo migliore di usare le energie creative e la visione del futuro che tutti abbiamo » .
Ma cos’è la tecnologia blockchain e perché è diventata una priorità anche per l’alta gamma, tanto da portare tre colossi a consorziarsi e a immaginare di allargare la partnership ad altri “rivali”? Con questo strumento è possibile certificare ogni passaggio ( da qui il termine, quasi fisico, di catena di blocchi, letteralmente) di un processo. Nel caso di un bene di lusso personale, dalla materia prima utilizzata all’arrivo in negozio, grazie alla presenza di un chip e a sistemi software e hardware che immagazzinano e gestiscono ogni blocco e il loro insieme. Per dare vita all’Aura Blockchain Consortium, il gruppo Prada, Lvmh e Cartier, maison di punta di Richemont, hanno sviluppato una blockchain privata multi- nodale, protetta dalla tecnologia ConsenSys e da Microsoft. Registra le informazioni in modo sicuro e non riproducibile e genera un certificato unico per ogni proprietario. Perché questa è l’essenza della tecnologia blockchain e l’alta gamma vuole usarla nella comunicazione dell’autenticità, dell’approvvigionamento responsabile e della sostenibilità, tutti temi sempre più importanti per i consumatori.
La pandemia ha accelerato gli investimenti in tecnologia e la digitalizzazione dei processi aziendali, ma Bertelli sottolinea che la genesi di Aura è iniziata ben prima: « Un progetto come questo non si improvvisa né si può forzare o accelerare, sono cinque anni che ci lavoriamo. Negli ultimi due sono stati fatti i passi fondamentali, ma la volontà di fare questo investimento che proietta tutti nel futuro non è strettamente legato a quello che è successo nell’ultimo anno » . Gli fanno eco Toni Belloni, managing director di Lvmh, e Cyrille Vigneron, presidente e ceo di Cartier International e membro del cda di Richemont: « Unendo le forze stiamo aprendo la strada alla trasparenza e alla tracciabilità » , dice Belloni. « L’industria del lusso realizza oggetti senza tempo e deve garantire che standard rigorosi perdurino e rimangano in mani fidate » , aggiunge il secondo. La Borsa per ora sembra spiazzata: il titolo di Lvmh ha chiuso a - 2,51%, Richemont a - 2,92%. Per Prada occorre aspettare la seduta di Hong Kong. Le vere innovazioni forse hanno bisogno di qualche giorno per essere apprezzate.