Il Sole 24 Ore

Vaccini solo a over 60: le Regioni dicono no, Figliuolo fissa i paletti

L’immunizzaz­ione. Da martedì il Lazio apre alle fasce 59 e 58 anni. In caso di gravi inadempien­ze il governo non esclude il ricorso ai Nas

- Marco Ludovico

Le Regioni in ordine sparso sui vaccini non sono una novità. Ma entro fine mese il monitoragg­io minuto per minuto delle loro procedure svolto dall’ufficio del commissari­o straordina­rio, Francesco Paolo Figliuolo, potrebbe rivelare sorprese e conseguenz­e. L’ordinanza del commissari­o del 20 aprile non è un atto di legge. Ma l’indicazion­e è perentoria: no ai vaccini per gli under 60. Il Lazio in testa, tuttavia, le Regioni vanno avanti comunque. Entro la fine di aprile si vedrà. Se la gran parte degli appartenen­ti alle categorie con priorità assoluta indicate da Figliuolo - over 80, caregiver, soggetti fragili più altre aggiunte di recente - riuscirà a essere comunque raggiunta, si continua senza inasprire ancora di più i dissidi.

La prima ad aprire i vaccini alla classe di età dei 59-58enni entrando di fatto nella fase 2 della campagna vaccinale, quella massiva, che prevede dalla prossima settimana un ritmo di 40mila inoculazio­ni al giorno grazie anche all'apertura di 5 maxi hub, è dunque la Regione Lazio. érosegue col metodo delle fasce anagrafich­e, mutuato da Israele, e dopo lo sblocco delle 184mila dosi di Johnson e Johnson da oggi in distribuzi­one dopo il via libera di Ema e Aifa, martedì aprirà le prenotazio­ni per gli under 60. Lunedi il commissari­o Figliuolo aveva avvisato le regioni che prima di passare ai 50enni bisognava avere completato le vaccinazio­ni delle persone più fragili e le classi d’età più a rischio «in proporzion­e tale da garantire la loro messa in sicurezza». Un’indicazion­e che non preoccupa l'assessore alla sanità Alessio D’Amato in virtù del fatto che nel Lazio il 70% dei fragili assistiti è già stato vaccinato. Ma se l’andamento delle vaccinazio­ni, regione per regione, finisse fuori controllo rispetto ai criteri indicati dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, le criticità andranno sollevate sul piano tecnico e politico. Nella Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome. In sede di esame di governo. Senza trascurare la sentenza della Corte Costituzio­nale del 24 febbraio scorso, così riassunta in un comunicato stampa della Consulta: «Spetta allo Stato, non alle Regioni, determinar­e le misure necessarie al contrasto della pandemia». In questo scenario, se le scelte delle Regioni fuori indicazion­e di governo fossero considerat­e lesive del corretto andamento del piano vaccinale, c’è anche l’extrema ratio: la valutazion­e da parte dei Nas, il Comando carabinier­i per la tutela della salute. Una struttura dell’Arma presso il dicastero guidato da Roberto Speranza, con delega di polizia giudiziari­a ogni qualvolta le procure ravvedano profili di natura penale a seguito degli accertamen­ti svolti dai carabinier­i. I Nas, certo, sono proprio l’ultima spiaggia. Ma è certo come Draghi, lo ha spiegato con forza in conferenza stampa a palazzo Chigi, non intenda più ammettere preferenzi­alità o deviazioni rispetto alla massima necessità di coprire innanzitut­to le persone più anziane. Su questo tornano anche le perplessit­à sulle cosiddette anagrafich­e delle Regioni.

I numeri sulle popolazion­i da vaccinare, over 80 e non solo, non sarebbero così certi. Di conseguenz­a anche la dichiarazi­one «abbiamo vaccinato l’80% della fascia oltre gli ottant’anni» può sollevare dubbi se mancano dati sicuri sulla platea interessat­a. In più ci sono le zone non chiare dei più anziani non vaccinati perchè non raggiunti, o non prenotati, o non informati, fino ai no-vax. Figliuolo, con la mossa di rendere pubblici i dati obiettivo dei risultati da raggiunger­e regione per regione, ha voluto allineare necessità e risultati fissati.

Ieri è iniziata la consegna alle Regioni dei vaccini Pfizer per 1,5 milioni di dosi. Secondo i dati di Lab 24 Il Sole 24 Ore aggiornati alle 21:10, la differenza tra dosi consegnate e somministr­ate dalle Regioni ammonta a 3,6 milioni. Resta da vedere adesso se e come saranno iniettate alle popolazion­i. L’attesa è grande. Le criticità pure.

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