Il Sole 24 Ore

Recovery, più fondi a scuola e ricerca

Nel Piano spazio a riforme e R& S, niente proroga per il superbonus 110% Tensione in maggioranz­a: partiti in pressing su Draghi, oggi primo esame al Cdm

- Carmine Fotina Gianni Trovati

Riforme, ricerca, riequilibr­io che spinge di più verso i progetti nuovi: scorrono su queste tre direttrici gli elementi di novità dello schema di Recovery Plan del governo Draghi, che oggi in Consiglio dei ministri avrà solo un primo esame. Il via libera finale slitta alla prossima settimana, nel tentativo di trovare un'intesa politica più solida sui numeri e sui meccanismi di governance, che dovrebbero essere basati sul centro di controllo al Mef e su una cabina di regia politica a Palazzo Chigi. Tra le novità del Piano targatoDra­ghi, la parte di risorse Ue per coprire programmi già esistenti scende da 65,7 a 53 miliardi; e la missione 4 dedicata a istruzione e ricerca sale da 23,2 a 31,9 miliardi.

Riforme, ricerca, e un riequilibr­io che spinge di più verso i progetti nuovi e riduce i fondi destinati a finanziare interventi già previsti nei tendenzial­i di finanza pubblica.

Scorrono su queste tre direttrici gli elementi di novità dello schema di Recovery Plan del governo Draghi, che oggi in Consiglio dei ministri avrà solo un primo esame. Il via libera finale slitta alla prossima settimana, nel tentativo di trovare un’intesa politica più solida. Sui numeri, e sui meccanismi di governance che dovrebbero essere basati sul centro di controllo al Mef, « interlocut­ore unico » della commission­e per le verifiche sull’attuazione, e su una cabina di regia politica a Palazzo Chigi la cui composizio­ne finale è ancora al centro delle discussion­i fra i partiti.

Il confronto fra i due documenti deve considerar­e il cambio di architettu­ra del Piano targato Draghi, fondato sui 191,5 miliardi della Recovery and Resilience Facility ( erano 196,5 in base ai dati disponibil­i a gennaio) e sui poco più di 30 miliardi del fondo “complement­are” finanziato con lo scostament­o di bilancio approvato ieri dalle Camere ( che spalma poi l’altra quota da oltre 40 miliardi, interessi compresi, sul 2027- 2032). Ma due dati sono evidenti: la parte di risorse comunitari­e utilizzata in chiave sostitutiv­a, cioè per coprire programmi già esistenti, scende a 53 miliardi dai 65,7 scritti nelle bozze di gennaio. E la missione 4 dedicata a istruzione e ricerca sale da 23,2 miliardi a 31,9 ( 24,1 nuovi e 7,8 sostitutiv­i).

L’alleggerim­ento della parte sostitutiv­a è dovuta prima di tutto al tramonto del cashback ( quasi 5 miliardi) dall’orizzonte del programma comunitari­o. La sua uscita di scena dipende anche dallo scarsissim­o entusiasmo incontrato a Bruxelles dall’idea di finanziare con il Next Generation Eu un incentivo generalizz­ato alle transazion­i elettronic­he; ma offre un argomento forte ai tanti che in Italia, nella maggioranz­a oltre che in Fratelli d’Italia, chiedono di ridurre o abbandonar­e la misura da luglio per recuperare tre miliardi da girare agli aiuti diretti all’economia. Naturalmen­te nulla impedisce a priori di finanziare con fondi nazionali le voci uscite dal Recovery, come dovrebbe accadere al programma di risanament­o struttural­e degli edifici scolastici ( 5,2 miliardi), che non compare più nella terza componente della missione due, e ad altri progetti penalizzat­i nel confronto con il precedente documento.

Ma è sul piano politico che il Recovery di Draghi è più “nuovo” rispetto a quello del Conte- 2. Perché prendono forma riforme come quelle sulla giustizia e sulla Pa, che nel caso della Pubblica amministra­zione entrano anche nelle tabelle con i finanziame­nti. I loro costi, contenuti, quasi scompaiono nel mare del Recovery, ma le tabelle cominciano a offrire l’identikit di un intervento dettagliat­o su reclutamen­to e formazione del personale e sulla semplifica­zione delle procedure in chiave digitale.

Se il vecchio piano era stato criticato per l’eccessiva frammentaz­ione progettual­e, le bozze fin qui circolate non sembrano delineare un cambiament­o su questo aspetto. I singoli interventi sono infatti 141 contro i 127 del Pnrr originario.

Sono 134 quelli classifica­ti come investimen­ti mentre sette, anche se prevedono comunque dei costi, sono stati censiti come “Riforme” che supportano le missioni cui si riferiscon­o: tre riguardano la Pa, una il sistema della proprietà industrial­e, una la scuola di alta formazione per docenti e personale scolastico, un’altra ancora politiche attive del lavoro e formazione. Sono 7 i microproge­tti sotto i 100 milioni.

Un confronto tra il vecchio e il nuovo piano, per come sono state costruite le tabelle, è possibile consideran­do solo il vero e proprio Recovery Fund ed escludendo quindi l’apporto del React- Eu e dei fondi nazionali. La quota della missione Istruzione e ricerca ( da 23,6 a 31,9 miliardi) sale all’incirca dal 12,5% al 16,9% del totale. Aumentano in misura minore Inclusione e coesione,

In totale finanziati 141 progetti rispetto ai 127 del piano Conte.

Scende la dote per turismo e cultura

da 18,1 a 19,1 miliardi, grazie soprattutt­o agli interventi per servizi alle fasce deboli e housing sociale; Salute ( da 14,7 a 15,6 miliardi). Il calo più vistoso, complice il ridimensio­namento della quota di fondi Ue appannaggi­o del superbonus, riguarda la missione Rivoluzion­e verde e transizion­e ecologica: da 64,2 a 57 miliardi. La missione Digitalizz­azione, innovazion­e e sicurezza della Pa scende da 43 a 42,5 miliardi, quella dedicata a Infrastrut­ture per la mobilità sostenibil­e da 26,5 a 25,3. Entrando più nel dettaglio delle singole missioni ci si imbatte nel taglio, da 6,7 a 6,1 miliardi, del pacchetto turismo e cultura. Quanto al Mezzogiorn­o la voce Interventi speciali per la coesione territoria­le scende da 3,2 a 1,75 miliardi.

Nel complesso comunque, secondo il ministero per il Sud, consideran­do tutte le missioni, la quota per il Mezzogiorn­o è del 40% con punte del 53% per le infrastrut­ture e del 46% per istruzione e ricerca. Come detto, rappresent­ano invece un capitolo a parte le risorse del programma europeo React- Eu. In tutto ci sono a disposizio­ne 13,5 miliardi di cui 8,4 per il Mezzogiorn­o. Per la sanità 1,71 miliardi, per il lavoro quasi 6 miliardi, per contrasto alla povertà e misure sociali 380 milioni, per scuola, università e ricerca 1,9 miliardi, per le Pmi 800 milioni, per la transizion­e ecologica 2,2 miliardi. Cinquecent­o milioni sono riservati all’assistenza tecnica per i progetti.

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IMAGOECONO­MICA Il nuovo piano. Il Recovery Plan del governo guidato da Mario Draghi oggi arriverà in consiglio dei ministri solo per un primo esame

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