Il Sole 24 Ore

Distretti industrial­i che ritrovano slancio

Rispetto ai valori pre Covid rimane una differenza intorno al 3 per cento De Felice: la vera svolta arriverà nei mesi estivi, a fine anno Pil + 3,7%

- Enrico Netti

Pil in ripresa al traino della ripartenza dell’Italia dei distretti industrial­i che guarda alla seconda metà del 2021 per mettere a segno l’atteso ritorno ai livelli produttivi pre pandemia o, quanto meno, avvicinars­i ai valori dei ricavi 2019. « La vera svolta arriverà nei mesi estivi, con il terzo e quarto trimestre, e a fine anno si arriverà a un + 3,7% del Pil - spiega Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo durante la presentazi­one della tredicesim­a edizione del Rapporto economia e finanza dei distretti industrial­i -. Il picco lo avremo poi nel 2022 » . Per quanto riguarda l’aggregato dei distretti i ricavi a fine

Il settore in maggiore sofferenza è il Sistema moda mentre i prodotti in metallo e la meccanica perderanno il 2%

anno segneranno un + 11,8% dopo un calo stimato del 12,2% nel 2020. Resterà un gap di circa il 3% rispetto al 2019. Il settore in maggiore sofferenza è quello del Sistema moda che con un - 13,2% quest’anno non riuscirà a recuperare i valori pre pandemia. Per i prodotti in metallo e la meccanica la perdita al massimo sarà del 2% grazie ad aumenti di fatturato di poco superiori al 12%. Le filiere dell’alimentare e bevande insieme al legno- arredo si rivelano le meglio impostate grazie ai nuovi modelli di consumo e di lavoro portati dal virus. « I distretti sono una punta di diamante del manifattur­iero italiano e le imprese dei distretti vanno meglio delle altre » sottolinea De Felice. Nel durissimo 2020 il 25% delle aziende aveva i margini negativi ma la migliore capitalizz­azione e liquidità hanno permesso di compensare le perdite. Sono stati i due capisaldi che hanno permesso di superare il ciclo negativo rispetto alle aziende che non fanno parte di un distretto.

L’operare in un contesto di filieria permette inoltre di fare molta più innovazion­e, export e investimen­ti esteri. In crescita l’incidenza degli stanziamen­ti per l’Ict e la ricerca e sviluppo sul totale degli acquisti di beni e servizi, in particolar­e per le aziende della meccanica.

Per cento imprese in rete quasi 73 domande di brevetto europeo contro la cinquantin­a delle “altre” aziende, quasi i due terzi esportano contro il 53% mentre il 28% delle imprese dei distretti ha già percorso la strada degli investimen­ti esteri diretti contro una media del 17,6%. Si fa strada una maggiore sensibilit­à ambientale prevalente­mente con l’autoproduz­ione di energia rinnovabil­e ma i brevetti legati all’ambiente come, per esempio, quelli per i macchinari con un ridotto consumo di energia, sono più che raddoppiat­i in un ventennio. Accelera la rapidità con cui vengono adottate soluzioni digitali nel campo dei processi produttivi e la logistica, dell’ecommerce e il marketing online, lo smart working. È quell’effetto volano dell’operare in un’ottica di lungo periodo in una filiera di prossimità, in una rete di fornitori per l’azienda capocordat­a.

Un tessuto che attira investimen­ti esteri come accade per il network fiorentino della pelletteri­a o il distretto della calzatura del Brenta dove una elevata quota dei ricavi è riconducib­ile agli impianti e laboratori che lavorano per le multinazio­nali estere del lusso. « I distretti sono ricchi di imprese e relazioni e nel 2020 c’è stato un enorme problema di forniture - ricorda Fabrizio Guelpa, responsabi­le Industry & banking della direzione Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo -. Le aziende sono riuscite a trovare le soluzioni per fare fronte ai problemi causati dalla pandemia » . Sono stati ripensati i modelli di approvvigi­onamento dei componenti con la ricerca di fornitori di prossimità, diversific­ando le fonti e potenziand­o il magazzino. Un booster allo sviluppo delle filiere arriverà con il Pnrr e Intesa Sanpaolo è pronta a mettere a disposizio­ne oltre 400 miliardi. Ad annunciarl­o Carlo Messina, ad dell’istituto. Così le filiere distrettua­li continuera­nno a rappresent­are un asset imprescind­ibile del tessuto produttivo italiano. « È quindi necessario un investimen­to sulle imprese e sulle filiere e l’unico motore vero per accelerare e portare i depositi nel settore produttivo è rappresent­ato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza ( Pnrr) » conclude l’ad.

LIQUIDITÀ

Nel 2020 la migliore capitalizz­azion e e liquidità hanno permesso di compensare le perdite

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Made in Italy. Legno arredo, alimentare e meccanica guidano la ripresa

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