Il Sole 24 Ore

Putin richiama le truppe dal confine ucraino

Il Cremlino ha posto fine alla prova di forza in Crimea e al confine con il Donbass ucraino. E ha ordinato il rientro delle truppe dislocate nei distretti militari occidental­e e meridional­e.— meridional­e.

- Antonella Scott

Missione compiuta? Il Cremlino sembra aver deciso che la prova di forza allestita in Crimea e nelle regioni russe al confine con il Donbass ucraino ha avuto l’effetto desiderato. Così Serghej Shoigu, ministro della Difesa russo, ha ordinato ieri il rientro delle forze dislocate nei distretti militari occidental­e e meridional­e alle proprie basi permanenti.

La mobilitazi­one aveva messo in allarme Kiev e le diplomazie occidental­i - in concomitan­za con un aumento degli scontri lungo la linea di contatto che divide le regioni separatist­e di Luhansk e Donetsk dal resto dell’Ucraina, malgrado il coprifuoco. Il ritiro dovrebbe iniziare oggi per concluders­i il primo maggio.

« Le truppe si sono dimostrate in grado di garantire la difesa del Paese - ha dichiarato Shoigu, intervenut­o ieri a esercitazi­oni militari organizzat­e in Crimea con la partecipaz­ione di decine di navi, centinaia di aerei da guerra e migliaia di uomini -. L’obiettivo è stato completame­nte raggiunto » .

Sui mercati il rublo ha subito salutato l’allontanar­si della prospettiv­a di una guerra recuperand­o posizioni, e guadagnand­o l’ 1,4% del proprio valore sul dollaro. In rialzo anche la grivna ucraina: anche perché nel pomeriggio il Cremlino ha esteso al presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy un invito per colloqui a Mosca che ribalta l’offerta dello stesso Zelenskiy a Vladimir Putin, per un incontro nel Donbass in guerra.

Per la Nato, la marcia indietro dei russi è una decisione « importante e dovuta da tempo » , mentre Zelenskiy su Twitter saluta la riduzione della tensione « proporzion­ale alla riduzione di truppe ai nostri confini » e ringrazia i partner internazio­nali per il sostegno mostrato.

Nel discorso di giovedì sullo stato della nazione, Putin aveva avvertito l’Occidente che la Russia deciderà di volta in volta i casi in cui saranno state superate “le linee rosse” che considera invalicabi­li per la propria sicurezza nazionale. Volutament­e non ha chiarito quali, come lasciandos­i aperta la possibilit­à di agire a sorpresa ovunque ritenga meglio. Ma è chiaro che per la Russia la linea rossa principale riguarda la presenza della Nato nelle terre che un tempo facevano parte dell’Unione Sovietica.

Nel mese di marzo la Nato ha dato il via a “Defender Europe 2021”, esercitazi­oni militari a guida Usa che quest’anno impegnano fino a giugno 28.000 uomini in 12 Paesi europei: e la Russia, ha chiarito Shoigu, resta pronta a rispondere « immediatam­ente » a qualunque « sviluppo sfavorevol­e » nelle aree interessat­e dalle esercitazi­oni dell’Alleanza Atlantica. In ogni caso, gli armamenti pesanti restano nella regione di Voronezh, a una distanza di circa 150 km dal confine ucraino, in previsione di altre esercitazi­oni, nei prossimi mesi.

L’allerta di questi giorni si era esteso anche al Mar Nero e al Mar d’Azov: a quest’ultimo si accede attraverso lo Stretto di Kerch, dal 2014 sotto completo controllo russo malgrado anche l’Ucraina si affacci su quel mare. Nei giorni scorsi Mosca aveva ulteriorme­nte alzato la tensione annunciand­o limitazion­i al traffico marittimo, mentre gli Stati Uniti si preparavan­o a inviare due navi da guerra sul Mar Nero. In seguito alla telefonata tra Joe Biden e Putin, il 13 aprile scorso, il passaggio delle navi Usa attraverso il Bosforo è stato annullato.

E ora il passo indietro dei russi può essere letto in due modi, opposti: nato dalla convinzion­e, come ha detto il ministro Shoigu, che l’avvertimen­to di Mosca è stato recepito, e che la prova di forza ha spinto Biden a fare un primo passo telefonand­o a Putin per evitare il peggio; oppure è stata la disponibil­ità degli Stati Uniti a sostenere l’Ucraina - militarmen­te più preparata oggi rispetto al 2014 - a convincere i russi dell’opportunit­à di non spingere troppo oltre la situazione.

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AFP Sbarco in Crimea. Le esercitazi­oni militari russe di ieri

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