Il Sole 24 Ore

La rimodulazi­one delle risorse

Marzio Bartoloni, Celestina Dominelli, Carmine Fotina, Giorgio Pogliotti, Giorgio Santilli, Claudio Tucci

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INDUSTRIA Dote da 26,7 miliardi ma Transizion­e 4.0 cala di 300 milioni

Nella bozza spunta un taglio di 340 milioni per il piano di incentivi fiscali Transizion­e 4.0 ( da 18,8 a 18,46 miliardi). È la principale modifica della voce « Digitalizz­azione, innovazion­e e competitiv­ità nel sistema produttivo » che, consideran­do solo le risorse del Recovery Fund, sale dai 24,5 miliardi del piano Conte a 26,7 miliardi. Il saldo positivo è quasi tutto determinat­o dalla voce reti ultraveloc­i ( banda larga e 5G) che aumenta da 2,3 a 5,3 miliardi ( di cui però 1,2 riferiti a progetti già in essere). Cresce anche la quota per tecnologie satellitar­i ed economia spaziale ( da 900 a 970 milioni). Arrivano 30 milioni per la riforma del sistema della proprietà industrial­e. Al contrario cala da 2 a 1,95 miliardi il finanziame­nto per « Politiche industrial­i di filiera e industrial­izzazione » . Non compare più invece la dote da 750 milioni per il settore dei microproce­ssori . A valere invece sulla misisone Istruzione e ricerca, c’è la dote per gli Ipcei ( i grandi progetti di interesse comune sull’innovazion­e) innalzata da 1 a 1,5 miliardi. Il Mise, poi, dovrebbe ottenere ulteriori 1,32 miliardi del fondo nazionale in deficit per l’economia spaziale.

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TRANSIZION­E ECOLOGICA Cresce il sostegno all’idrogeno e al trasporto green

A far la parte del leone, nel capitolo “rivoluzion­e verde e transizion­e ecologica”, è la componente “transizion­e energetica e mobilità sostenibil­e” con 24,8 miliardi di euro. E qui sta la principale differenza rispetto alla bozza del precedente governo che assegnava 29,04 miliardi all’“efficienza energetica e riqualific­azione degli edifici” ( contro gli 11,69 miliardi attuali), inglobando il rafforzame­nto del superbonus, ora ridimensio­nato. Resta il focus forte sulla svolta green delle filiere agroalimen­tari ( da 2,5 a 3 miliardi), più 2,11 miliardi per i parchi agrisolari. Cresce, poi, il sostegno all’idrogeno ( da 2 a 3,19 miliardi), tra produzione in aree industrial­i dismesse ( 500 milioni), hard to abate ( 2 miliardi) e stazioni di ricarica per veicoli e treni ( oltre 500 milioni). E aumenta anche la dote per un trasporto locale più sostenibil­e ( 8,6 miliardi), di cui 3,72 miliardi per flotte, bus e treni verdi. Spuntano inoltre 2 miliardi per sviluppare una leadership internazio­nale industrial­e e di ricerca nella transizion­e green. Mentre, sul dissesto idrogeolog­ico, fondi in calo da 3,61 a 2,49 miliardi.

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INVARIATE LE RISORSE Il Superbonus si ferma al 2022, niente proroga lunga

La proroga lunga del Superbonus 110% al 2023 nel Recovery Plan non c’è, nonostante l’abbia ripetutame­nte raccomanda­ta il Parlamento a gran voce e anche dal mondo delle imprese la richiesta sia arrivata unanime.

Le risorse sono rimaste le stesse già presenti nel piano Conte dello scorso gennaio, con l’unica differenza che gli 8,25 miliardi aggiuntivi sono stati trasferiti dal Pnrr in senso stretto al fondo nazionale: segno evidente che qualche difficoltà reale a far digerire la misura a Bruxelles c’era. È rimasto, invece, all’interno delle tabelle di spesa finanziata con i fondi Ue l’importo sostitutiv­o di risorse già stanziate con la legge di bilancio 2021 ( 10,26 miliardi). Tecnicismi che poco cambiano nella sostanza: l’unica novità dovrebbe essere che l’incentivo si potrà applicare pienamente per tutto il 2022. La norma attualment­e in vigore prevede l’applicazio­ne fino a giugno 2022, con la possibilit­à di concludere i lavori a fine anno. Bloccato anche l’auspicio contenuto nelle schede tecniche inviate un mese fa in Parlamento dove si parlava di applicazio­ne a tutto il 2023.

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FERROVIE Salerno- Reggio Av, rinviate le risorse per completarl­a

C’è una terza gamba coperta del Recovery Plan, sono i 40 miliardi di derivanti dallo scostament­o di bilancio fra il 2027 e il 2033, annunciati dal ministro dell’Economia, Franco. Su questo binario sembra diretto il treno ad alta velocità Salerno- Reggio Calabria, o almeno le risorse necessarie per completare la nuova rete veloce annunciata anche dal premier Mario Draghi.

Certo è che dei 10- 15 miliardi necessari per realizzare i progetti inseriti nel recente Progetto di fattibilit­à tecnica ed economica presentato da Rfi, al momento ce ne dovrebbero essere 2,1 o forse qualcosa meno ( 1,8 dicono voci accreditat­e). A tanto ammonta infatti la posta di risorse aggiuntive messa nella missione 3 sotto voce di Rete Alta velocità per il Sud.

Nulla nel fondone di 30 miliardi, tutto rinviato alla pianificaz­ione dei 40 miliardi contenuti anche nel Def ( e autorizzat­i dal Parlamento). Le fonti interne al governo sostengono che anche quei 40 miliardi sono pianificat­i al centesimo, ma per ora di quelli non si è visto nulla.

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DIGITALIZZ­AZIONE A banda larga e 5G 6,7 miliardi tra fondi europei e nazionali

Le reti ultraveloc­i per la banda larga, fissa e mobile, sono una delle voci che cresce di più in tutto il piano. Obiettivo portarle in tutta Italia entro il 2026. Consideran­do solo il Recovery Fund, si passa da 2,3 a 5,3 miliardi ( di cui però 1,2 di progetti già in essere) per la voce « reti ultraveloc­i banda larga e 5G » . Il vecchio piano assegnava altri 1,2 miliardi con l’Fsc. Il nuovo invece attinge al fondo in deficit con 1 miliardo specifico per la diffusione del 5G e 400 milioni per il collegamen­to delle strade extraurban­e.

Cala invece il pacchetto per la Pubblica amministra­zione digitale, da 11,7 a 9,7 miliardi sebbene confermato nei principali contenuti tra i quali spiccano passaggio al cloud e interopera­bilità, sviluppo della cittadinan­za digitale, cybersecur­ity. Viene dato risalto allo sviluppo di competenze digitali sia da parte dell’utenza sia all’interno della Pa. Per la digitalizz­azione della giustizia, invece, sono previsti 2,3 miliardi volti in particolar­e al rafforzame­nto del processo civile con il superament­o delle disparità tra tribunali e il potenziame­nto della giustizia amministra­tiva.

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SALUTE Dimezzate le case della salute, ma più cure domiciliar­i

Per il capitolo che punta a rafforzare il Ssn dopo lo tsunami del Covid arriva un restyling sul fronte delle cure fuori dall'ospedale, le più carenti durante l'emergenza. In particolar­e tra le ultime novità del testo rispetto alla versione precedente si dimezza il numero delle nuove strutture che nasceranno sul territorio: invece di 2575 case della salute - quelle che forniranno prestazion­i specialist­iche con team di medici e infermieri - ce ne saranno 1288 e al posto dei 753 ospedali di comunità - strutture dove si curano pazienti fragili che non possono essere più seguiti in ospedale - ne nasceranno 381. Le risorse che si liberano saranno investite nel capitolo dell'assistenza domiciliar­e la cui dote sale a 4 miliardi. Per il resto il piano è lo stesso negli obiettivi e nelle risorse totali: 19,7 miliardi. Anche se i fondi n arrivo direttamen­te dal Pnrr si riducono da 18 a 15,6 miliardi, a cui si aggiungono però come prima 1,71 miliardi di React Eu e 2,39 miliardi recuperati dal Fondone da 30 miliardi collegato al Pnrr.

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LAVORO Per le politiche attive del lavoro 4,4 miliardi in arrivo

Per il capitolo “lavoro” del Pnrr si conferma la dote di 6,65 miliardi. Nel nuovo Piano spunta il potenziame­nto dei centri per l’impiego con 600 milioni, tra risorse in essere ( 400 milioni) e nuove ( 200 milioni), insieme ad un investimen­to di 100 milioni per la creazione di un sistema di certificaz­ione della parità di genere. Nel complesso per le politiche attive del lavoro e il sostegno all’occupazion­e, in aggiunta ai 400 milioni già assegnati sono in arrivo 5,61 miliardi, confermand­o i circa 6 miliardi del precedente Piano. Di queste risorse, il grosso è destinato alla riforma delle politiche attive e alla formazione: 4,4 miliardi contro i precedenti 3, a cui si aggiungeva­no però 2 miliardi del piano nuove competenze nel Pnrr del governo Conte. Sono confermati 400 milioni per la creazione d’impresa al femminile, 600 milioni per il sistema duale, sul modello tedesco, per promuovere la formazione on the job. Per il rafforzame­nto del servizio civile universale si confermano

650 milioni.

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SCUOLA E UNIVERSITÀ Istruzione e ricerca, la dote sale a 31,8 miliardi

Le risorse per Istruzione e ricerca salgono a 31,88 miliardi. A crescere sono sia i fondi per il potenziame­nto dell’offerta dei servizi per l’istruzione, dai nidi all’università, che si attestano 19,44 miliardi, sia la voce Dalla ricerca all’impresa, a cui vanno i restanti 12,44 miliardi.

Passando alle singole misure, il piano di rilancio dei servizi per la prima infanzia ( nidi- asilimater­ne) prevede un consistent­e stanziamen­to, 4,6 miliardi. 960 milioni vanno invece al potenziame­nto di tempo pieno e mense. Gli its, gli Istituti tecnici superiori, confermano le cifre già note: 1,5 miliardi. Per la didattica digitale integrata e soprattutt­o per la formazione digitale degli insegnanti vanno 800 milioni complessiv­i. Per la messa in sicurezza degli edifici ci sono 3,9 miliardi. Una voce a parte è per il rafforzame­nto dei dottorati: 430 milioni. Complessiv­amente quasi 1,5 miliardi vanno al potenziame­nto degli alloggi e delle borse di studio per l’accesso all’Università.

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Banda larga. Cresce nel piano la dotazione per le reti ultraveloc­i

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