Il Sole 24 Ore

Carbon tax giusta se socialment­e sostenibil­e

Dare un prezzo alle emissioni con compensazi­oni mirate per tutelare le fasce deboli

- Carlo Marroni

Dare un prezzo alle emissioni di Co2 è la strada principale, sicurament­e la più efficiente, per ridurre i gas serra e andare incontro agli obiettivi del Green Deal europeo e agli accordi di Parigi. Un modo pratico per dare un prezzo alle emissioni è introdurre una tassa sui consumi energetici che le generano, ossia introdurre una “carbon tax”. Ma una tassa sulle emissioni, di qualunque entità, colpirebbe soprattutt­o le famiglie più povere, che avrebbero pochissimi margini di riduzione dei consumi. Quindi, « al fine di aumentare la sua accettabil­ità politica, gli effetti dell’imposta dovrebbero essere compensati trasferend­o le risorse accumulate a famiglie ( e imprese) vulnerabil­i, ad esempio con trasferime­nti forfettari o finanziand­o soluzioni energetich­e a basse emissioni di carbonio » . Insomma, compensazi­oni mirate, con riduzione del carico fiscale su altre imposte.

Sono le conclusion­i di uno studio degli economisti Ivan Faiella e Luciano Lavecchia del Dipartimen­to Economia e statistica della Banca d'Italia, che tracciano una strada possibile per chi deve mettere in atto una policy energetica che sia compatibil­e sia con il quadro Ue sia con gli impegni del Next Generation Eu. Le grandezze energetich­e analizzate sono tre: elettricit­à, riscaldame­nto e trasporto privato. In particolar­e lo studio mette in correlazio­ne le quantità di energia con caratteris­tiche socio- economiche delle famiglie.

Il secondo aspetto che emerge è una nuova metodologi­a per stimare l’elasticità al prezzo di questi servizi energetici per ogni strato delle famiglie – sono 36 i profili presi in consideraz­ione – che differisce a seconda della loro caratteris­tiche e vulnerabil­ità economica. E qui emerge la “debolezza” delle fasce più deboli, che dimostra come ogni intervento debba essere socialment­e sostenibil­e, come in qualche modo dimostrato anche dalle proteste innescate dai “gilet gialli” in Francia, proprio sull’aumento delle tasse sui carburanti. Lo studio di Faiella e Lavecchia utilizza le stime per valutare gli effetti di quattro livelli di tassazione per tonnellata di CO2, a 50, 100, 200 ed e 800 euro. Livelli molto diversi tra loro, e ogni simulazion­e risponde ad uno scenario preciso. I 50 euro sarebbero in linea con le quotazioni dell’Eu Ets ( il sistema di scambio di quote di emissioni Ue), ora intorno ai 45 euro, e che copre il 43% delle emissioni che provengono dagli impianti energivori. Il restante 57% non è soggetto a un meccanismo che “prezzi” le emissioni. I 100 euro rappresent­a un valore indicato per raggiunger­e gli impegni dichiarati dai vari paesi nell’accordo di Parigi. Gli altri due livelli derivano dalle valutazion­i degli scenari per contenere le temperatur­e entro gli 1,5- 2 gradi rispetto ai livelli preindustr­iali: 200 euro in caso vi sia una transizion­e ordinata rispetto agli obiettivi di metà secolo ( quando dovrebbe essere raggiunta la neutralità climatica), e 800 euro in caso di « emergenza » , cioè uno scenario di transizion­e disordinat­a. Secondo le simulazion­i dello studio, l’aumento dei prezzi dell’energia legato all’introduzio­ne una carbon tax di 50 e 100 euro ridurrebbe l’energia richiesta e le emissioni di CO2 (- 3,7% e - 7%) e aumentereb­be la spesa energetica (+ 5 e + 11 per cento), con un potenziale incasso da parte dello stato compreso tra e 4 e 8 miliardi di euro. Questi introiti « potrebbero essere utilizzati per mitigare l’impatto sui soggetti vulnerabil­i, per ridurre altre tasse ( ad esempio sul lavoro) o per sostenere le fonti di energia a basse emissioni di carbonio » .

Da un punto di vista di coerenza politica, il successo dell'introduzio­ne di una carbon tax « richiede un impegno a mantenere il regime in atto; il prezzo dovrebbe aumentare gradualmen­te nel tempo seguendo un percorso chiaro ( disclosure) per ridurre l'incertezza, aiutando le aziende ad adeguare i propri investimen­ti, così contribuen­do ad una transizion­e ordinata » . Inoltre « un punto importante da esplorare è valutare se l'imposta debba essere riscossa sull'uso finale e, nel caso, se vada aggiunto alla tassazione energetica esistente che in Italia, per unità di consumo energetico, è tra le più alte d'Europa » .

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