Carbon tax giusta se socialmente sostenibile
Dare un prezzo alle emissioni con compensazioni mirate per tutelare le fasce deboli
Dare un prezzo alle emissioni di Co2 è la strada principale, sicuramente la più efficiente, per ridurre i gas serra e andare incontro agli obiettivi del Green Deal europeo e agli accordi di Parigi. Un modo pratico per dare un prezzo alle emissioni è introdurre una tassa sui consumi energetici che le generano, ossia introdurre una “carbon tax”. Ma una tassa sulle emissioni, di qualunque entità, colpirebbe soprattutto le famiglie più povere, che avrebbero pochissimi margini di riduzione dei consumi. Quindi, « al fine di aumentare la sua accettabilità politica, gli effetti dell’imposta dovrebbero essere compensati trasferendo le risorse accumulate a famiglie ( e imprese) vulnerabili, ad esempio con trasferimenti forfettari o finanziando soluzioni energetiche a basse emissioni di carbonio » . Insomma, compensazioni mirate, con riduzione del carico fiscale su altre imposte.
Sono le conclusioni di uno studio degli economisti Ivan Faiella e Luciano Lavecchia del Dipartimento Economia e statistica della Banca d'Italia, che tracciano una strada possibile per chi deve mettere in atto una policy energetica che sia compatibile sia con il quadro Ue sia con gli impegni del Next Generation Eu. Le grandezze energetiche analizzate sono tre: elettricità, riscaldamento e trasporto privato. In particolare lo studio mette in correlazione le quantità di energia con caratteristiche socio- economiche delle famiglie.
Il secondo aspetto che emerge è una nuova metodologia per stimare l’elasticità al prezzo di questi servizi energetici per ogni strato delle famiglie – sono 36 i profili presi in considerazione – che differisce a seconda della loro caratteristiche e vulnerabilità economica. E qui emerge la “debolezza” delle fasce più deboli, che dimostra come ogni intervento debba essere socialmente sostenibile, come in qualche modo dimostrato anche dalle proteste innescate dai “gilet gialli” in Francia, proprio sull’aumento delle tasse sui carburanti. Lo studio di Faiella e Lavecchia utilizza le stime per valutare gli effetti di quattro livelli di tassazione per tonnellata di CO2, a 50, 100, 200 ed e 800 euro. Livelli molto diversi tra loro, e ogni simulazione risponde ad uno scenario preciso. I 50 euro sarebbero in linea con le quotazioni dell’Eu Ets ( il sistema di scambio di quote di emissioni Ue), ora intorno ai 45 euro, e che copre il 43% delle emissioni che provengono dagli impianti energivori. Il restante 57% non è soggetto a un meccanismo che “prezzi” le emissioni. I 100 euro rappresenta un valore indicato per raggiungere gli impegni dichiarati dai vari paesi nell’accordo di Parigi. Gli altri due livelli derivano dalle valutazioni degli scenari per contenere le temperature entro gli 1,5- 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali: 200 euro in caso vi sia una transizione ordinata rispetto agli obiettivi di metà secolo ( quando dovrebbe essere raggiunta la neutralità climatica), e 800 euro in caso di « emergenza » , cioè uno scenario di transizione disordinata. Secondo le simulazioni dello studio, l’aumento dei prezzi dell’energia legato all’introduzione una carbon tax di 50 e 100 euro ridurrebbe l’energia richiesta e le emissioni di CO2 (- 3,7% e - 7%) e aumenterebbe la spesa energetica (+ 5 e + 11 per cento), con un potenziale incasso da parte dello stato compreso tra e 4 e 8 miliardi di euro. Questi introiti « potrebbero essere utilizzati per mitigare l’impatto sui soggetti vulnerabili, per ridurre altre tasse ( ad esempio sul lavoro) o per sostenere le fonti di energia a basse emissioni di carbonio » .
Da un punto di vista di coerenza politica, il successo dell'introduzione di una carbon tax « richiede un impegno a mantenere il regime in atto; il prezzo dovrebbe aumentare gradualmente nel tempo seguendo un percorso chiaro ( disclosure) per ridurre l'incertezza, aiutando le aziende ad adeguare i propri investimenti, così contribuendo ad una transizione ordinata » . Inoltre « un punto importante da esplorare è valutare se l'imposta debba essere riscossa sull'uso finale e, nel caso, se vada aggiunto alla tassazione energetica esistente che in Italia, per unità di consumo energetico, è tra le più alte d'Europa » .