Perché non è il momento di abbassare la guardia
La Banca centrale europea non abbassa la guardia: la politica monetaria rimarrà espansiva finchè a Francoforte non si avrà la ragionevole certezza di avere nell’Unione una consolidata ripresa economica. Il messaggio non sarà piaciuto ai falchi, che in queste settimane hanno puntato i riflettori su due gobbe: quella dei prezzi e quella della moneta.
Ieri La presidentessa Chrstine Lagarde è stata molto chiara: la rotta non si cambia. È una rotta che si riassume nelle decisioni già prese sui tre strumenti che la Bce utilizza.
In primo luogo, i tassi nominali sui prestiti rimarranno a zero, mentre quelli sui depositi continueranno ad essere in territorio negativo, per incentivare le banche ad utilizzare la propria liquidità in crediti all’economia. In secondo luogo, gli acquisti di attività finanziarie continueranno al ritmo stabilito, ed almeno fino al marzo 2022; tale immissione di liquidità è finalizzata a mantenere tutta la struttura dei tassi di interesse ad un livello compatibile con l’obiettivo di favorire la ripresa economica.
Infine, gli annunci vincolanti già presi sia sui tassi che sugli acquisti di titoli non solo rispetteranno l’orientamento espansivo, ma la loro gestione temporale sarà guidata da due stelle: dipendenza dai dati e massima discrezionalità. L’obiettivo è quello di influenzare nella giusta direzione le aspettative, che rappresentato il motore cruciale nel meccanismo di trasmissione della politica monetaria
Le puntualizzazioni di Christine Lagarde sugli annunci vincolanti appaiono particolarmente opportune, almeno per due ragioni. Da un lato, se in generale la politica monetaria moderna si fa attraverso un mix di fatti e parole, quando – come ieri – non ci sono decisioni, le parole diventano particolarmente importanti. Da un altro lato, è un fatto che l’interazione tra i mercati finanziari e le banche centrali si basa oramai sempre di più sul ping pong tra i primi che cercano di avere più informazioni possibili e le seconde che decidono quando offrirne.
Nell’interazione tra domanda e offerta di notizie, la Banca centrale europea ha ribadito un punto importante: la natura “speciale” della ripresa post recessione pandemica che stiamo vivendo. La peculiarità si riassume nel ruolo dell’incertezza. Oggi la Bce può dire che la ripresa è in corso, ma non può certo valutarne nè la robustezza nè la reversibilità. Di conseguenza, gli annunci di politica monetaria devono essere esclusivamente basati sull’evoluzione dei dati congiunturali. È una precisazione importante, perchè gli annunci di politiche monetarie possono anche essere basati sulle previsioni dei banchieri centrali. In questo ultimo caso la politica monetaria “gioca d’anticipo”, provando a stabilizzare il ciclo economico, anticipandone le oscillazioni. Ma se l’incertezza gioca un ruolo rilevante – come è in questi mesi - la Banca centrale europea preferisce “giocare di rimessa”: attendo i dati, per poi reagire.
Gli annunci di politica monetaria devono essere basati sull’evoluzione dei dati congiunturali
Inoltre, e di conseguenza, la Bce ha ribadito che utilizzerà la massima discrezionalità nel calibrare i suoi interventi, proprio perchè la “reazione” monetaria sia coerente con l’” azione” che l’andamento macroeconomico in quel momento consiglia. Il mix tra dipendenza dei dati e discrezionalità spiega anche perché la Bce possa anche offrire meno informazione di quella che ai mercati piacerebbe avere; è la cosidetta “ambiguità costruttiva”. Non vi è invece alcuna ambiguità nel non dare alcun rilievo particolare – come la Bce ha fatto - all’andamento dei prezzi al consumo e delle variabili monetarie, che invece preoccupano i falchi.
La Banca centrale europea valuta la crescita dell’inflazione come una “gobba” momentanea. La stessa valutazione appare riservata alla “gobba” nell’andamento del contante e dei depositi bancari. Durante una recessione, una corsa alla liquidità è fisiologica; l’importante è che non diventi una trappola della liquidità, che può scattare quando le condizioni finanziarie diventano sfavorevoli. Una ragione in più che spiega perchè la BCE tenga il punto: la guardia non si abbassa.