Amazzonia, il piano di Bolsonaro
La proposta del Brasile: 1 miliardo di dollari all’anno per ridurre la deforestazione
Amazzonia sotto assedio. Dei “distruzionisti”, schermati dal presidente del Brasile, Jair Bolsonaro. La speranza di un’inversione di rotta è davvero esile. Nel racconto di un emigrato italiano, durante un interminabile viaggio verso una Madonna Nera cui chiedere una grazia, a bordo di una corriera che non correva, i bambini piagnucolavano per la stanchezza. La madre, con affettuosa fermezza: « Non è il viaggio che è lungo, è la fede che è corta » .
Preservare il polmone verde in effetti è una chimera, anche se coinvolge tutti, la highbrow ( esperti e politici di prima linea) del Vertice sul Clima di New York, e la lowbrow ( il popolo, “o povo”, la classe povera del Brasile) che di Amazzonia ci vive.
Quella avanzata dagli sherpa di Bolsonaro più che una proposta pare una provocazione: la richiesta è di un miliardo di dollari all’anno per non distruggerla. Con questa somma, il ministro dell’Ambiente brasiliano, Ricardo Salles, promette di ridurre la deforestazione del 30/ 40 per cento.
La linea politica brasiliana è questa: l’Amazzonia non è patrimonio dell’umanità, proprio no; ciò che il Brasile decide di fare con la principale foresta pluviale della Terra è questione di politica interna, decisa a Brasilia. Per fermare la deforestazione servono i soldi di tutti. E tanti: un miliardo di dollari ogni anno perspegnerelemotosegheelenireidannialclimaeallabiodiversità. La Laproposta proposta è èunasfidaallacomunitàinternazionale. una sfida alla comunità internazionale.
Il piano è fumoso, non solo nell’accezione letterale, con riferimento al
I dati del Global Forest Watch sono drammatici: ogni minuto viene tagliato l’equivalente di due campi da calcio
l’accelerazione che tate nelle dagli misure uomini degli che di Bolsonaro. verrebbero incendi, ma Ricar- adot- ando Salles, rilancia un presunto impegno ambientale: un terzo della somma, quindi 330milioni di dollari, sarebbe destinata a non meglio precisate « azioni per contrastare direttamente il disboscamento illegale » . La parte restante a misure di sostegno della regione, a chi vive in Amazzonia, sussidi a pioggia, di sussistenza.
I dati sono drammatici e le incognite sono molte. Quelli del Global Forest Watch rilevano che nel 2019, nel mondo, abbiamo perso 11,9 milioni di ettari di foresta, di cui 3,8 milioni di foreste tropicali. Solo in Brasile, nel 2019 è stato distrutto 1 milione e 361 mila ettari di foresta tropicale. Le previsioni, a consuntivo, per il 2020 sono nere.
Il ministero brasiliano ha già comunicato che, nel caso il Paese non riceva aiuti internazionali, la lotta al disboscamento continuerà comunque, anche se non sarà possibile stabilire un obiettivo preciso. Quest’anno il ministero dell’Ambiente ha ricevuto i finanziamenti più bassi degli ultimi 21 anni. Le risorse per la gestione delle unità di conservazione della natura sono state ridotte. Nel 2020 erano 209 milioni di dollari, mentre nel 2021 saranno 131,1 milioni, il 37% in meno.
La società civile brasiliana, in opposizione a Bolsonaro, prefigura uno scenario già in parte realizzato: i fondi della comunità internazionale verrebbero “distratti” a uso elettorale e nessun team di esperti, agenzie di supervisione verrebbe confermato. La triste contabilità dei morti, oltre al Covid, contempla anche i difensori dell’Amazzonia. Da Chico Mendes a oggi, la lista è lunga. Intanto l’estensione di Amazzonia perduta è questa: due campi da calcio vengono tagliati ogni minuto.