Lo scontro politico blocca la strada di Tirana verso l’Europa
Più del Covid sono stati i contrasti tra il premier socialista Rama e le opposizioni di destra a frenare le riforme chieste da Bruxelles
L’ultimo anno è stato un anno perso per l’Albania, per il turismo e per l’economia, così come per il processo di avvicinamento di Tirana all’Unione europea, dopo l’avvio dei negoziati nel marzo del 2020. Il Covid e il fortissimo terremoto, che ha colpito le regioni settentrionali a fine 2019, hanno travolto la vita di tutti e l’attività delle imprese ( il Pil negli ultimi sei mesi del 2020 è crollato del 10% e la disoccupazione è salita sopra l’ 11%). Ma è stato lo scontro politico - costante, con punte di violenza che si speravano ormai superate - a determinare la frenata più evidente nella transizione ( ancora incompiuta) dell’Albania verso la piena democrazia. Le elezioni di domenica, rinnovando il Parlamento, potrebbero segnare un passaggio decisivo per il rilancio di un Paese che conta 2,8 milioni di abitanti e 1,6 milioni di cittadini emigrati in cerca di fortuna.
« La necessità immediata per l’Albania è riconquistare la stabilità politica » , spiega Mario Tonucci, fondatore e managing partner di Tonucci& Partners, che ha fatto da consulente del governo per la privatizzazione delle maggiori imprese statali e ha partecipato alla redazione del Codice doganale, oltre che della Costituzione del 1998. « È un momento molto delicato, il Paese cresce, la moneta si apprezza, sono in atto grandi trasformazioni, ma non c’è dubbio - spiega Tonucci - che nel 2020 l’avvicinamento alla Ue è stato frenato dai conflitti tra le istituzioni e dall’incertezza politica: la corruzione è l’ostacolo maggiore per lo sviluppo del Paese, sono stati fatti grandi passi avanti ma se ne devono fare altri » .
Nelle elezioni, Edi Rama, leader del Partito socialista e capo del governo dal 2013, cerca la terza affermazione consecutiva ( i sondaggi lo danno vicino al 50% dei consensi), ponendosi come « forza di cambiamento e continuità » , scommettendo sul turismo, che vale il 21% del Pil, e sull’Europa: « Siamo sulla strada giusta per trasformare il nostro Paese nel campione dei Balcani occidentali per il turismo » , ha spiegato ricordando il contratto appena firmato con Mabco Constructions, consorzio con sede in Svizzera, per la costruzione di un nuovo aeroporto internazionale da 104 milioni di euro a Valona. Rama, leader molto apprezzato in Occidente, ha inoltre confermato che l’adesione alla Ue rimane l’obiettivo principale dell’Albania: « Non abbiamo altra scelta, dobbiamo continuare e combattere ed essere lì, e lo faremo. È il nostro futuro » .
Lulzim Basha, erede politico di Sali Berisha e leader del Partito socialdemocratico, è il principale sfidante di Rama. Dopo aver perso le elezioni del 2017, ha portato l’opposizione di destra a disertare i lavori del Parlamento e a boicottare il voto amministrativo del 2019, accusando il governo di corruzione e legami con il crimine organizzato. Ora guida l’Alleanza per il cambiamento, una coalizione di centro- destra che include altri dodici partiti. E che ha già firmato un accordo di collaborazione per formare il governo con il Movimento socialista per l’integrazione, legato al presidente della Repubblica, Ilir Meta. Lo stesso Meta, con un intervento durante la campagna elettorale senza precedenti, ha attaccato duramente Rama: « Queste sono elezioni decisive che consolideranno indiscutibilmente il futuro europeo dell’Albania, che è messo in forse - ha detto il presidente albanese - dall’attuale primo ministro e dal suo regime, una brutta copia dell’ex dittatura comunista albanese » .
La campagna elettorale è stata tesissima, nonostante l’effetto paralizzante del coronavirus ( con le vaccinazioni avviate solo a fine marzo): lo scontro politico si è riversato ancora nelle piazze, dopo che negli ultimi anni le proteste violente erano arrivate fino al tentativo di assaltare il Parlamento.
« Tutti qui sperano prima di tutto che le elezioni si svolgano in modo democratico e che, quali che siano i risultati, possano dare nuova vitalità a un Paese pieno di risorse, che ha fame di futuro, nel quale le persone vedono la possibilità di migliorare la loro vita » , afferma Sergio Fontana, presidente di Confindustria Albania. « Le imprese italiane, più di mille ormai, stanno facendo la loro parte, e l’Italia copre oltre il 30% dell’inter
Le imprese italiane: pronti a investire ancora ma servono stabilità, regole chiare e certezza del diritto
scambio resto i vantaggi complessivo per chi vuole albanese. investi- Del re in Albania sono intatti: la vicinanza, la lingua italiana che tutti parlano, fino al costo del lavoro. Ma le regole - aggiunge Fontana - sono una necessità: per fare impresa servono stabilità, certezza del diritto, trasparenza, ulteriori riforme » .
Per entrare nella Ue saranno necessari altri sforzi. « Siamo in Albania dal 2002 e abbiamo già investito qui 25 milioni di euro ma per i nuovi progetti stiamo prendendo tempo » , dice Giordano Gorini, amministratore delegato di Essegei, società italiana che produce energia in Albania, dopo aver effettuato il revamping di 22 centrali idroelettriche. « Siamo pronti con progetti per altri 22 milioni di euro - aggiunge Gorini - ma abbiamo bisogno di regole chiare, sugli appalti, sul sostegno alle fonti rinnovabili, sul mercato libero » .