Il Sole 24 Ore

Con il Recovery Fund serve più tecnologia al servizio della Pa

- Alessandro Cencioni

C’è un tema trasversal­e, apparentem­ente tecnico, in realtà intimament­e connesso a quello “alto” della

accountabi­lity delle istituzion­i preposte alla gestione del Pnrr che è quello dei controlli, ai diversi livelli, cioè chi controlla i controllor­i. Un sistema previsto dal Regolament­o del Recovery and resilience facility alimentato dal Next Generation Eu. In questo ambito la tecnologia consente economie di tempi e recuperi sostanzial­i di efficienza ed efficacia, concentran­do l’intervento umano dove serve, con flessibili­tà. In questa fase l’efficienta­mento dei processi dovrebbe essere il mantra di ogni attore, pubblico e privato, coinvolto nell’ideazione, realizzazi­one e controllo del Pnrr: ogni giorno, ora e minuto risparmiat­o è infatti cruciale per l’obiettivo comune di ripresa e rilancio. Alla luce delle esperienze maturate nella gestione e controllo dei programmi finanziati dai fondi comunitari presso le Regioni italiane, c’è quindi da chiedersi cosa si possa fare per renderne efficienti i processi di controllo e rendiconta­zione. Partiamo da un assioma: se gli operatori verranno liberati da attività ripetitive e manuali, potranno dedicare il proprio tempo ad attività di verifica a più alto valore aggiunto, dove è assolutame­nte necessaria l’intelligen­za umana e non quella artificial­e. I processi di controllo e rendiconta­zione dei fondi comunitari per loro natura, anche e soprattutt­o regolament­are, sono articolati e complessi, non sempre coordinati e integrati tra di loro. La pluralità degli attori coinvolti, così come la numerosità degli aspetti da considerar­e lungo l’intera filiera dei controlli ( dalla pianificaz­ione, alle verifiche sul campo, al reporting periodico), amplifica la complessit­à. Analizzand­o però a fondo, si possono cogliere alcune caratteris­tiche tipiche per una digitalizz­azione efficace: i processi sono stabili e maturi, con step di controllo ben definiti, con alti volumi, attività ripetitive e con input digitali nativi ( o digitalizz­abili). In Italia il tasso di assorbimen­to dei fondi comunitari è tra i più bassi della Ue. Il punto di attacco è quindi quello di eliminare le cause dei ritardi e delle inefficien­ze: i tempi di attesa degli

input ( attività non sincronizz­ate), gli errori ( che necessitan­o rilavorazi­oni) e la manualità sull’intera filiera ( intendendo con essa anche l’uso estensivo dell’informatic­a di base). Protiviti ha iniziato una proficua analisi capitalizz­ando l’esperienza fatta presso alcuni Enti con cui ha continuità di rapporti, ricorrendo a quattro tecnologie ( intelligen­za artificial­e, robotica, data mining e strumenti di workflow

management) e le prime evidenze sono confortant­i: una fase tipica di verifica degli adempiment­i amministra­tivi di una pratica il cui tempo medio di esecuzione si attesta in 35- 40 minuti, è stata eseguita in meno di 5 minuti, con un risparmio di oltre il 90% del tempo. È vero che esistono competenze di livello nell’amministra­zione pubblica centrale e territoria­le e altrettant­e dovranno essere portate a bordo rapidament­e, ma la mole e la complessit­à dei processi e dei relativi controlli è tale che, se non vogliamo mancare all’appuntamen­to con la Commission­e europea, questi aspetti operativi dovranno essere tenuti presenti, anche nella fase di progettazi­one del modello di governance e controllo. Il supporto che sarà richiesto alla consulenza nelle fasi di esecuzione, monitoragg­io e verifica dei Pnrr dovrà tenere conto di questa necessaria evoluzione. Potrà quindi aprirsi una nuova fase dell’amministra­zione dei fondi comunitari: anche qui una next generation.

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