Con il Recovery Fund serve più tecnologia al servizio della Pa
C’è un tema trasversale, apparentemente tecnico, in realtà intimamente connesso a quello “alto” della
accountability delle istituzioni preposte alla gestione del Pnrr che è quello dei controlli, ai diversi livelli, cioè chi controlla i controllori. Un sistema previsto dal Regolamento del Recovery and resilience facility alimentato dal Next Generation Eu. In questo ambito la tecnologia consente economie di tempi e recuperi sostanziali di efficienza ed efficacia, concentrando l’intervento umano dove serve, con flessibilità. In questa fase l’efficientamento dei processi dovrebbe essere il mantra di ogni attore, pubblico e privato, coinvolto nell’ideazione, realizzazione e controllo del Pnrr: ogni giorno, ora e minuto risparmiato è infatti cruciale per l’obiettivo comune di ripresa e rilancio. Alla luce delle esperienze maturate nella gestione e controllo dei programmi finanziati dai fondi comunitari presso le Regioni italiane, c’è quindi da chiedersi cosa si possa fare per renderne efficienti i processi di controllo e rendicontazione. Partiamo da un assioma: se gli operatori verranno liberati da attività ripetitive e manuali, potranno dedicare il proprio tempo ad attività di verifica a più alto valore aggiunto, dove è assolutamente necessaria l’intelligenza umana e non quella artificiale. I processi di controllo e rendicontazione dei fondi comunitari per loro natura, anche e soprattutto regolamentare, sono articolati e complessi, non sempre coordinati e integrati tra di loro. La pluralità degli attori coinvolti, così come la numerosità degli aspetti da considerare lungo l’intera filiera dei controlli ( dalla pianificazione, alle verifiche sul campo, al reporting periodico), amplifica la complessità. Analizzando però a fondo, si possono cogliere alcune caratteristiche tipiche per una digitalizzazione efficace: i processi sono stabili e maturi, con step di controllo ben definiti, con alti volumi, attività ripetitive e con input digitali nativi ( o digitalizzabili). In Italia il tasso di assorbimento dei fondi comunitari è tra i più bassi della Ue. Il punto di attacco è quindi quello di eliminare le cause dei ritardi e delle inefficienze: i tempi di attesa degli
input ( attività non sincronizzate), gli errori ( che necessitano rilavorazioni) e la manualità sull’intera filiera ( intendendo con essa anche l’uso estensivo dell’informatica di base). Protiviti ha iniziato una proficua analisi capitalizzando l’esperienza fatta presso alcuni Enti con cui ha continuità di rapporti, ricorrendo a quattro tecnologie ( intelligenza artificiale, robotica, data mining e strumenti di workflow
management) e le prime evidenze sono confortanti: una fase tipica di verifica degli adempimenti amministrativi di una pratica il cui tempo medio di esecuzione si attesta in 35- 40 minuti, è stata eseguita in meno di 5 minuti, con un risparmio di oltre il 90% del tempo. È vero che esistono competenze di livello nell’amministrazione pubblica centrale e territoriale e altrettante dovranno essere portate a bordo rapidamente, ma la mole e la complessità dei processi e dei relativi controlli è tale che, se non vogliamo mancare all’appuntamento con la Commissione europea, questi aspetti operativi dovranno essere tenuti presenti, anche nella fase di progettazione del modello di governance e controllo. Il supporto che sarà richiesto alla consulenza nelle fasi di esecuzione, monitoraggio e verifica dei Pnrr dovrà tenere conto di questa necessaria evoluzione. Potrà quindi aprirsi una nuova fase dell’amministrazione dei fondi comunitari: anche qui una next generation.