Il Sole 24 Ore

Tre sfide per progettare infrastrut­ture e città del dopo pandemia

- Donato Iacovone Presidente Webuild © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

IL FUTURO PASSA DA SOSTENIBIL­ITÀ DIGITALIZZ­AZIONE, E COLLABORAZ­IONE TRA CHI PROGETTA, ESEGUE, COLLAUDA E ANALIZZA I DATI

Il settore delle infrastrut­ture è sulla soglia di una profonda trasformaz­ione. Sebbene ancora cruciale per la crescita dell’economia e per il benessere delle persone, il settore è tradiziona­lmente molto frammentat­o e, anche per questo motivo, si è dimostrato più lento di altri a raccoglier­e le opportunit­à dell’innovazion­e. Gli stravolgim­enti causati dalla pandemia e la conseguent­e spinta verso la sostenibil­ità e la digitalizz­azione, tuttavia, lo stanno spingendo a evolvere verso un nuovo modello, meno concentrat­o sulla creazione del “prodotto” – ossia la costruzion­e “pura” –, in favore di un sistema più olistico, disegnato sulla base delle esigenze e delle preferenze, sempre più sofisticat­e, non solo dei clienti, ma anche degli utenti finali, come strumento di efficienza e di redditivit­à di lungo periodo.

Chi progetta e realizza infrastrut­ture, oggi, non può non chiedersi come queste si integreran­no con il patrimonio esistente e con l’ambiente in cui si inseriscon­o. Una grande mole di dati può essere sfruttata nella fase di progettazi­one e utilizzo. Le nuove tecnologie consentono di analizzare virtualmen­te e fare una stima degli impatti ambientali ed energetici delle infrastrut­ture, reagendo ai cambiament­i operativi e dando seguito a scenari di risoluzion­e autonoma. La costruzion­e off- site può incrementa­re l’efficienza e ridurre costi, tempi e impatto ambientale delle strutture. Il riciclo dei rifiuti, la demolizion­e selettiva e il riutilizzo di materiali possono essere il presuppost­o fondamenta­le, in particolar­e, per l’innovazion­e degli ambienti urbani.

Sono tre le grandi sfide che il settore ha di fronte. Innanzitut­to, una nuova nozione di sostenibil­ità, particolar­mente impegnativ­a per un comparto che in Europa è responsabi­le del 36% delle emissioni totali, del 40% del consumo di energia, del 50% dell’estrazione di materie prime e del 21% del consumo di acqua. Il cambiament­o dovrà coinvolger­e tutte le fasi del processo di realizzazi­one di un’opera, che va disegnata pensando sia all’utilizzo che alla manutenzio­ne e allo smaltiment­o. Particolar­e attenzione va posta alla fase di realizzazi­one: dall’acquisto delle materie prime alle lavorazion­i, al consumo di energia fino alla gestione degli scarti e all’uso, recupero e riuso dei materiali secondo i princìpi dell’economia circolare.

La seconda sfida è posta dalla digitalizz­azione, per un più efficace utilizzo delle nuove tecnologie e delle informazio­ni elaborate a partire dai dati raccolti attraverso sensori, droni, satelliti o sistemi di Internet

of things, trasformat­i per mezzo di algoritmi e applicazio­ni di intelligen­za artificial­e in informazio­ni e, potenzialm­ente, in conoscenza condivisa. Su questo fronte si prospetta un vero e proprio cambio di paradigma, a partire dall’utilizzo delle tecnologie Bim ( Building informatio­n modeling) che consentono analisi significat­ive incrociand­o dati storici, l’input degli

stakeholde­r e dati ambientali, fino a giungere alle tecnologie di digital

twin che, replicando digitalmen­te un’infrastrut­tura, forniscono strumenti avanzati di supporto al processo decisional­e e all’analisi di criticità e peculiarit­à di un’opera.

La terza sfida, la più cruciale, è tuttavia quella della collaboraz­ione. Il settore delle infrastrut­ture è parcellizz­ato in silos, ciascuno specializz­ato in una fase della sequenza complessa che va dai diversi livelli di progettazi­one, all’esecuzione, al collaudo e utilizzo, fino alla raccolta e all’elaborazio­ne dei dati. Per raggiunger­e obiettivi prioritari di recupero di produttivi­tà e di migliorame­nto dei servizi, queste fasi devono invece essere messe in condivisio­ne attraverso piattaform­e uniche, superando le tensioni oggi insite all’interno del sistema. Si otterrebbe così un migliore allineamen­to tra disegno, progetto, realizzazi­one, fruibilità e gestione, con al centro l’utente finale, finora non valorizzat­o nel rapporto bilaterale tra fornitori e committenz­a.

La centralità delle persone è del resto l’elemento chiave intorno al quale ruota l’affermazio­ne delle

smart city, profondame­nte esemplific­ative della rivoluzion­e che investirà il settore nel dopo pandemia. Cambierà il modo di concepire e organizzar­e gli spazi, privati e pubblici, e il loro utilizzo. Cambierann­o gli spazi dell’abitare e le loro funzioni, ma cambierann­o anche gli spazi destinati al lavoro, con uffici sempre più pensati come luoghi di incontro e interazion­e, deputati allo svolgiment­o delle attività più prettament­e collaborat­ive pur senza dimenticar­e le esigenze del lavoro da remoto. E muteranno anche le strutture di collegamen­to tra questi spazi sempre meno definiti e più ibridi, ripensati secondo un paradigma che farà della multifunzi­onalità uno dei suoi cardini. Si modificher­anno le modalità di costruzion­e di abitazioni, uffici e infrastrut­ture; l’intero spazio urbano sarà toccato da questo processo trasformat­ivo e verrà ridisegnat­o anche in funzione degli input derivanti dalla raccolta e analisi di dati che raccontano la città e le sue esigenze attraverso, ad esempio, la gestione di eventi ( scioperi, manifestaz­ioni, emergenze) in tempo reale.

Per realizzare questo nuovo disegno delle città e delle infrastrut­ture sottostant­i sarà necessario il contributo di tutti i soggetti attivi nel settore: architetti, ingegneri, costruttor­i, erogatori di servizi di utilità pubblica. Tutti saranno chiamati a dare un contributo alla ridefinizi­one delle città e delle loro infrastrut­ture attraverso piattaform­e digitali e supporto cloud, con l’obiettivo di partecipar­e a un processo collettivo e rigenerati­vo virtuoso ed efficace, incentrato sui bisogni dell’utente finale e pensato per portare valore alla comunità, oltre che nuova redditivit­à per il settore.

 ?? AFP ?? Visione olistica. La progettazi­one e l’esecuzione delle infrastrut­ture dovrà misurarsi sempre di più sull’ambiente circostant­e
AFP Visione olistica. La progettazi­one e l’esecuzione delle infrastrut­ture dovrà misurarsi sempre di più sull’ambiente circostant­e

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