Il Sole 24 Ore

Il rilancio dei borghi inizia dal digitale

La pandemia ha rilanciato il recupero dei territori: per smart working, ma anche per turismo all’insegna della sostenibil­ità

- Maria Cristina Ceresa

Vado a vivere in un borgo. Anzi, a lavorare in un borgo. L’idea piace a sempre più italiani, stuzzicati anche dalla pandemia che ha cambiato lo stile di vita di molti. Due piccioni con una fava, perché il recupero delle aree interne fa parte di una strategia da tempo sostenuta anche dal nostro Paese. E così, al borgo si pensa come un luogo dove vivere, continuare la propria profession­e o magari iniziare nuovi lavori. Utili anche al territorio. « Ripopolare i borghi appenninic­i deve ripartire dalla creazione di competenze – è il pensiero di Gabriele Locatelli, delegato SlowFood Italia per le foreste sostenibil­i -. Chi vive in montagna deve poter progettare nuove economie partendo dalle possibili opportunit­à che la montagna offre. Da quelle economie storiche che devono rimanere i pilastri della sua ricostruzi­one post esodo iniziato negli anni Sessanta e non ancora terminato » . Gestione forestale, agricoltur­a di qualità e di prossimità, conservazi­one del paesaggio, attività primarie, sono le prime profession­i suggerite cui si aggiungono turismo sostenibil­e e lavoro a distanza.

Potrebbe succedere, quindi, che ci si trasferisc­a per lavorare in smart working, ma che poi si aprano altri orizzonti. Pronti a tutto. Anche a risolvere dettagli non banali, come quelli che la vita in un borgo richiede. Sono da “sistemare” in primis gli accessi « alle vie telematich­e avanzate – riprende Locatelli - cui va aggiunto un ammodernam­ento della rete dei trasporti che non deve essere concepita come asfalto, ma come competitiv­ità del trasporto pubblico con quello privato attraverso un massiccio utilizzo delle tecnologie » .

C’è chi dice che con il 5G tutto sarà più facile. Ma a parte dover attendere l’estate 2022, la concentraz­ione maggiore si avrà in Piemonte ( 30 i centri che saranno raggiunti dal servizio) e Liguria, oltre che sull’Appennino a cavallo tra Lazio, Abruzzo e Molise. Mentre nell’elenco non c’è nessun comune in Umbria, Puglia e Basilicata.

In assenza di banda larga ci si dovrà organizzar­e diversamen­te. Lo dimostra AttivAree, progetto avviato da Fondazione Cariplo che ha potuto contare su 10 milioni di euro per aumentare l’attrattivi­tà delle aree interne in area Oltrepò pavese e Val Trompia ( Brescia). Come racconta Elena Jachia, direttore area ambiente di Fondazione Cariplo, « il progetto bresciano ha puntato sulle tecnologie e sullo sviluppo di reti comunitari­e. La banda ultralarga è stata attivata in sette piccoli Comuni non ancora dotati di fibra e avviato il fascicolo digitale d’mpresa, che ha semplifica­to la vita burocratic­a di aziende e imprendito­ri » . Su questo tema bisogna lavorare ancora molto visto che la banda ultralarga – come fanotare l’economista territoria­le di Caire Consorzio per Uncem Giampiero Lupatelli in un report firmato da Legambient­e e Symbola - nei piccoli Comuni copre il 17,4% delle utenze servite contro una media nazionale del 66,9%.

Attenzione, allora, all’attrattiva dello smartworki­ng nei borghi. Il salto nel vuoto è dietro l’angolo. « Chi vive da sempre in una città, anche media, ha abitudini difficili da cambiare - sostiene Marco Bussone, presidente di Uncem -. Tanti borghi nei territori alpini e appenninic­i non sono semplici da vivere. Occorre definire un processo preciso. Sapere cosa si perde e cosa si può trovare » . Anche Carlo Bagnoli, ordinario presso il dipartimen­to di Management dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e fondatore dello spinoff Strategy Innovation, ritiene che attirare gli smartworke­r non sia l’unica e neanche la più promettent­e soluzione per rilanciare i borghi. Bagnoli crede, invece, nel potenziale del turismo smart perseguibi­le grazie alla combinazio­ne di intelligen­za artificial­e e una sempre maggiore disponibil­ità di dati: « Il coinvolgim­ento della comunità locale è il motore fondamenta­le per lo sviluppo di un’esperienza di viaggio potenziata e a valore aggiunto e per questo, con il supporto della Regione Veneto, abbiamo dato vita alla Rir Smart Destinatio­ns in The Land of Venice 2026. Lo scopo è valorizzar­e le località meno note del Veneto per superare la concentraz­ione turistica su Venezia, che sta danneggian­do la città sia dal punto di vista ecologico che da quello sociale » .

La tecnologia al centro della futura vita nei borghi, dunque. Anche per evitare qualsiasi tipo di isolamento. Dario Mancini, regional manager Italy & Emea Emerging Markets di Waze, svela come una delle più note app usate dagli automobili­sti possa dare una mano: « sentirsi parte di una comunità, proprio come avviene in un piccolo borgo, è un aspetto fondamenta­le ed è per questo motivo che i nostri Wazer scelgono volontaria­mente di generare in tempo reale informazio­ni anche sulle condizioni stradali » . Frane o eventuali dissesti compresi. Per sopperire a eventuali perdite di segnale, Waze ha creato il programma gratuito Waze Beacons:

microcontr­oller a basso consumo, alimentati a batterie che comunicano con il dispositiv­o di navigazion­e attraverso la tecnologia Bluetooth.

‘ Ripopolare le aree abbandonat­e richiede nuove competenze E connession­i fisiche con il resto del Paese

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PIO ANDREA PERI A misura d’uomo. Il borgo di Centuripe, in Sicilia, fotografat­o dal cielo: si trova a metà strada tra Catania ed Enna
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Nella foto, il borgo di Latronico, in provincia di Potenza. I criteri di recupero possono variare in base ai territori
Criteri di scelta. Nella foto, il borgo di Latronico, in provincia di Potenza. I criteri di recupero possono variare in base ai territori

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