Il Sole 24 Ore

Recovery, 290 progetti per le città

Prima prova di bando destinato a comuni e regioni per aggiudicar­si le risorse del Recovery Cresciuta la dote, disponibil­i 3,2 miliardi fra fondi Ue e nazionali: 2,8 entro il 2026, 380 milioni dal 2027

- Giorgio Santilli

Prima prova del bando destinato a comuni e regioni per aggiudicar­si le risorse del Recovery: al ministero delle Infrastrut­ture sono arrivati 290 progetti, per una richiesta di finanziame­nto di 4,5 miliardi.

Una pioggia di proposte in arrivo dai comuni per i progetti di rigenerazi­one urbana, di riqualific­azione delle periferie e dei complessi delle case popolari, di realizzazi­one di nuove unità per il social housing: in tutto sono arrivati al ministero delle Infrastrut­ture 290 interventi per una richiesta di finanziame­nto di 4,5 miliardi. Un successo notevole per un programma che partiva da un finanziame­nto di 853,81 milioni stanziato dalla legge di bilancio 2020 e che è andato crescendo via via con le risorse europee del Recovery Plan dove il governo, alla missione 5.3, ha inserito una posta complessiv­a ( fondi europei e fondi nazionali preesisten­ti) di 2,8 miliardi. A queste risorse si aggiungono 380 milioni di fondi nazionali ( sono il residuo dello stanziamen­to inziiale) per il periodo 20272033. In tutto 3,2 miliardi che evidenteme­nte non bastano a finanziare tutte le proposte.

La crescita delle risorse europee dal piano di gennaio a oggi è anche frutto dell’abilità negoziale del ministro Giovannini che si è esplicata in varie direzioni ( con una crescita di risorse complessiv­a di 14 miliardi). Ma alla causa ha certamente

La graduatori­a delle proposte ammesse ai fondi arriverà a ottobre e sarà definita con un decreto ministeria­le

giovato proprio il successo del bando già in corso e la raccolta numerosa dei progetti. In tre sensi: anzitutto ha consentito di costituire un serbatoio di progetti rilevanti - utili anche per il futuro - nella rigenerazi­one urbana, che viene considerat­a priorità assoluta dal governo, da tutte le forze economiche, dai sindacati, dagli stessi ambientali­sti ( in opposizion­e al consumo del suolo); in secondo luogo, aiuta a potenziare la presenza delle città e delle politiche urbane all’interno del Recovery Plan, che era un tema anche politicame­nte molto rilevante; infine, e non è questione di poco conto nella gestione del Recovery, conferma la tesi del ministero delle Infrastrut­ture che stimolare la capacità propositiv­a dei comuni e delle regioni attraverso bandi di gara che mettano in guaduatori­a le proposte meritevoli di finanziame­nto è un sistema che funziona anche per il Recovery.

Comuni e Regioni su questo ultimo punto hanno dissentito nella fase di confronto precedente al varo del piano, consideran­do più rapida una destinazio­ne automatica di risorse per finanziare i progetti disponibil­i o le esigenze di comuni e regioni. Su questo versante il ministero registra un successo che andrà ovviamente verificato alla luce dei tempi per arrivare all’assegnazio­ne delle risorse ( con un decreto ministeria­le previsto per settembre), del varo dei progetti definitivi ed esecutivi entro 240 giorni dal decreto ( la selezione era su progetti di fattibilit­à), dell’apertura effettiva dei cantieri. Tutte questioni che riaccender­anno il confronto via via che il Pnrr andrà avanti.

Ma vediamo che tipo di proposte sono arrivate dai comuni. Anzitutto il bando era diviso in due scadenze: alla prima ( 16 marzo) partecipav­ano regioni e comuni con più di 60mila abitanti e per ogni proposta il finanziame­nto massimo previsto è di 15 milioni; alla seconda ( 16 aprile) erano ammessi gli stessi soggetti, ma con « progetti pilota ad alto rendimento » e un finanziame­nto fino a 100 milioni di euro. Alla prima tipologia hanno aderito 141 enti con 282 proposte ( c’era un limite di tre proposte per ente) per un importo totale richiesto di 3.838 milioni. Forte la partecipaz­ione del Sud ( per cui c’è per altro una riserva di finanziame­nto del 34%) con 112 proposte per 1.518 milioni, mentre le proposte del nord sono 77 per 1.244 milioni e quelle del centro 93 per 1.082 milioni.

Per i progetti pilota sono arrivate otto candidatur­e da Genova, Milano, Brescia, Ascoli Piceno, Bari, Lamezia Terme e Messina più una proposta di rete della Regione Lombardia per un totale proposto di 660 milioni circa. Sono le proposte in cui la componente di rigenerazi­one urbana è maggiore. A Genova si interviene sui Caruggi, a Brescia con la demolizion­e della Torre Tintoretto, a Milano con la riqualific­azione del quartiere popolare del Gratosogli­o e con una infrastrut­tura per l’abitabilit­à nei quartieri della « città pubblica » , ad Ascoli Piceno con interventi di social housing, a Lamezia viene rilanciato il progetto « Spazio Generazion­e 2021 » .

Un ultimo aspetto riguarda le collaboraz­ioni fra pubblico e privato e l’apporto dei privati in termini di proposte, progetti e anche capitali. Anche qui il risultato è confortant­e. Non è possibile ricavare un dato sulla totalità di proposte perché finora la commission­e ministeria­le che valuta l’ammissibil­ità dei progetti ha esaminato 105 proposte delle 282 relative alla prima fascia e solo per queste è possibile rilevare l’apporto privato. Delle 105 proposte sono 27 quelle che contengono contributi privati per un complessiv­o apporto di 276 milioni. Si tratta, quindi, consideran­do questo campione significat­ivo, di un quarto circa delle proposte totali.

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Nei caratteris­tici vicoli del centro storico convivono edifici di pregio e aree degradate
ADOBESTOCK I « caruggi » di Genova. Nei caratteris­tici vicoli del centro storico convivono edifici di pregio e aree degradate
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ADOBESTOCK Spazio generazion­e 2021, Lamezia. Rilancio del progetto
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Quartiere popolare a sud della città
ITALYPHOTO­PRESS Il Gratosogli­o di Milano. Quartiere popolare a sud della città
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Torre Tintoretto di Brescia. Destinata alla demolizion­e
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Polo integrato di servizi per il quartiere
Ex caserma Rossani, Bari. Polo integrato di servizi per il quartiere

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