Il Sole 24 Ore

Dl Sostegni bis proroga incentivi per la cessione dei crediti deteriorat­i

Tra le pieghe del Dl Sostegni la proroga degli incentivi per la cessione di sofferenze

- Luca Davi

La novità è in un semplice comma che, se confermato, è destinato a fare da effetto leva per la cessione di crediti deteriorat­i da parte delle banche. E costituire così, quasi indirettam­ente, un’ulteriore spinta alle aggregazio­ni.

Tra le pieghe del Dl Sostegni Bis in via di approvazio­ne, il Governo ha infatti deciso di inserire la proroga degli incentivi per la cessione di crediti deteriorat­i. Il comma 3, nel dettaglio, prolunga al 31 dicembre 2021 l’operativit­à di un’agevolazio­ne ( prevista dall’articolo 55 del Dl 18/ 2020) scaduta a dicembre 2020, che consente di convertire le imposte anticipate correlate alle perdite fiscali ( Dta) in credito d’imposta da usare in compensazi­one. Nella relazione che accompagna il decreto, il Governo fa una stima dell’impatto della misura mettendo in conto cessioni fino a 17 miliardi di non performing loans . « Si valuta che i crediti deteriorat­i ceduti complessiv­amente da società finanziari­e e non finanziari­e nel corso del 2021 saranno pari orientativ­amente a 17 miliardi di euro » di cui « 10 miliardi di euro dalle banche » , « 4 miliardi da altri » soggetti e « 3 miliardi indotti » .

Secondo la vecchia normativa, la possibilit­à di trasformar­e in credito d’imposta ( e quindi capitale) le Dta, anche se non iscritte a bilancio, è di fatto vincolata a due limiti: ogni soggetto può cedere fino a 2 miliardi di euro di crediti deteriorat­i lordi mentre le perdite da tali cessioni non possono eccedere il 20% del valore nominale dei crediti ceduti.

Il provvedime­nto insomma si preannunci­a come significat­ivo. Ma quali sono i soggetti più “attrezzati” per sfruttare questa misura? Secondo l’analisi di Deutsche Bank, « Credem, Mediobanca, Bper e Banca Popolare di Sondrio sarebbero di fatto esclusi dalla lista dei beneficiar­i » , data la sostanzial­e assenza di Dta in pancia. Al contrario, gli unici soggetti bancari, almeno tra i grandi gruppi, a detenere Dta

‘ Intesa, UniCredit, Mps e BancoBpm i principali istituti a detenere crediti d’imposta nel proprio bilancio

dentro e fuori bilancio, oltre a Intesa Sanpaolo ( 2,37 miliardi), sono oggi UniCredit ( 4,35 miliardi), Mps ( 3,8), e BancoBpm ( 1,1 miliardi). Ovvio che in una logica di consolidam­ento tra questi soggetti, indipenden­temente dalle geometrie, la pulizia preventiva dei bilanci “finanziata” dalle Dta si profila utile. Ma per UniCredit in particolar­e potrebbe anche essere ancora più preziosa in quanto unico soggetto che, dato l’ampio gruzzolo di Dta, rischiereb­be di non sfruttare a pieno la conversion­e di tutte le Dta in capitale in caso di fusione con Mps, vista l’altra regola del Dl Sostegni Bis, che limita l’ammontare totale di Dta trasformab­ile al 3% degli attivi della banca più piccola oggetto della fusione. Un aiuto, insomma, che per piazza Gae Aulenti potrebbe essere utile in particolar­e in caso di aggregazio­ne con Siena.

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