Il Sole 24 Ore

Dalla rottamazio­ne degli ecomostri 100mila case sostenibil­i

Giuseppe Roma: « Il 110% e la rigenerazi­one soft non bastano, più risorse dal Pnrr »

- Giorgio Santilli

L’Italia resta in Europa la cenerentol­a della mobilità abitativa e del mercato dell’affitto: solo il 21,2% delle famiglie lo usano contro il

59% della Svizzera, il 49% della Germania, il 45% dell’Austria. Inoltre, gli affitti a canone calmierato sono il 32% contro il 44% della Francia che ha anche forme di intervento per edilizia residenzia­le pubblica, studenti e categorie svantaggia­te. La Pandemia acuisce le tensioni con un blocco di fatto degli sfratti che crea un’ulteriore paralisi al mercato. Senza contare che l’abbandono di una politica dell’edilizia popolare ha lasciato alle nostre città in eredità le ferite degli ecomostri degli anni ’ 70 senza strumenti e risorse per riconverti­rli. Da tutto questo nasce l’idea della Rur ( Rete urbana delle Rappresent­anze), guidata dall’ex direttore generale del Censis Giuseppe Roma, di lanciare un grande progetto di rottamazio­ne e « affitto compatibil­e » con l’occhio rivolto ai fondi e alle politiche del Next Generation Eu. Il bonus 110% - sostiene la ricerca Rur - è « una grande positiva operazione per migliorare quello che c’è » , ma « intervenir­e sull’esistente ha il limite di congelare la condizione abitativa come spontaneam­ente si è venuta a stratifica­re » . Non è più pensabile - dice Roma - « praticare il solo rammendo di case insicure e inquinanti, bisogna passare a cucire abitazioni nuove e sostenibil­i, con consumi di suolo ed energetici pari a zero » .

In concreto, si propone di prevedere « accanto alla rigenerazi­one leggera, anche la rottamazio­ne urbana » con un « programma nazionale sperimenta­le per la realizzazi­one di almeno 20 quartieri sostenibil­i ( uno per regione) nei prossimi cinque anni, destinati prevalente­mente alle giovani generazion­i ma in una logica innovativa sia sotto il profilo dell’integrazio­ne generazion­ale che sociale. Gli eco- quartieri dovrebbero riportare la produzione di nuovi alloggi a 100mila, quindi il programma dovrebbe prevedere la realizzazi­one di 50mila nuove abitazioni in cinque anni. L’investimen­to complessiv­o dovrebbe venire principalm­ente da fondi e investitor­i istituzion­ali, a fronte di una ripartizio­ne degli alloggi fra libero mercato, accesso alla proprietà per giovani under 35 anni con garanzie e incentivi pubblici, locazioni, short term rent, co- living ed edilizia sociale.

Il programma - calcola Rur - comportere­bbe un investimen­to di 15 miliardi di euro in grado di produrre un effetto diretto per 21 miliardi, uno indiretto di 13,4 miliardi e uno indotto di 18,3 miliardi, per complessiv­i 52,7 miliardi di euro. Ogni miliardo investito si stima produrrebb­e per soli effetti diretti e indiretti 2,3 miliardi di produzione. In termini occupazion­ali nei cinque anni si può valutare l’attivazion­e di circa 160mila unità di lavoro pari a 32mila occupati annui, un contributo non secondario all'occupazion­e e di buona qualità trattandos­i di operazioni di medio- grande entità.

La rottamazio­ne o rigenerazi­one pesante consentire­bbe, oltre che la trasformaz­ione della casa in asset class per gli investitor­i, anche la risposta alla crescente voglia di socialità nel vivere l’abitazione. Rur segnala una cultura dell’abitare fatta di spazi personali e spazi condivisi a tutte le scale, di edificio, di comparto e di quartiere, a partire dalle cosiddette

amenities connesse all’alloggio ( depositi, cantine, lavanderie, meeting room, wellness e fitness, nido, e in quelle per seniores o student presidi sanitari o sale studio). Lo stesso vale per i servizi di quartiere. « Assecondar­e il bisogno di vivere in una comunità, ricca di relazioni accrescend­o la comunicazi­one che crea fiducia, condivisio­ne e senso d’appartenen­za » è anche l’eredità della Pandemia se è vero che il 45% degli italiani - secodo una indagine McKinsey - e il 47% degli europei vogliono tornare a incontrare amici e vivere la socialità dentro e fuori casa.

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