Il ministro dello Sviluppo: sugli investimenti esteri serve governance unitaria
Nasce l’Osservatorio Imprese estere in Italia ponte tra esperti e manager
Un unico punto di contatto per promuovere gli investimenti esteri in Italia, modificando la governance dei troppi strumenti che esistono. E poi la semplificazione burocratica: dovrebbe arrivare un decreto legge tra maggio e giugno. « La sfida è ambiziosa, conosciamo le pecche e le resistenze dell’amministrazione nel dare risposte, le riforme previste nel Pnrr dovranno creare un ambiente favorevole per attrarre investimenti da altri paesi in Italia » . È l’impegno del governo, come ha detto Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo, concludendo l’evento alla Luiss per presentare il nuovo Osservatorio Imprese Estere in Italia, un’iniziativa dell'Advisory Board Investitori Esteri di Confindustria in collaborazione con l’università romana.
« Le analisi che emergeranno dall’Osservatorio potranno essere il preludio per progetti da realizzare per aumentare la presenza di investitori esteri. Il ruolo di una università è offrire dati e conoscenza, analizzare gli effetti che questa presenza estera produce nell’economia e nella società, puntando alla crescita » , ha detto il presidente Luiss, Vincenzo Boccia. Una suggestione rilanciata da Barbara Beltrame Giacomello, vicepresidente di Confindustria per l’Internazionalizzazione e attrazione di investimenti esteri: « Oggi in Italia manca un organismo scientifico dedicato all’analisi delle imprese straniere che investono nel nostro paese. Abbiamo creato una struttura che faccia da ponte tra esperti e studiosi del settore con i manager delle principali multinazionali straniere in Italia che fanno parte dell’Advisory Board di Confindustria » . L’Italia, ha detto Marco Travaglia, presidente e ad di Nestlè Italia e coordinatore dell’Osservatorio, è passata dal quindicesimo al sedicesimo posto per attrazione di investimenti
Beltrame ( Confindustria): oggi in Italia manca un organismo scientifico Boccia ( Luiss): l’ateneo offre dati e conoscenza
stranieri. Bisogna recuperare, visto che per ogni euro investito dalle grandi multinazionali estere si genera una crescita della produzione industriale di circa 3,3 euro, considerando gli effetti indiretti e indotti. Per ogni occupato in più si generano nell’intero sistema economico 4,6 posti di lavoro aggiuntivi considerando la filiera. In Italia, ha continuato Travaglia, le aziende straniere sono 15.519, + 1.141 negli ultimi dieci anni, solo lo 0,3% del totale. Ma sono un fattore cruciale per la nostra economia perché generano un fatturato di circa 600 miliardi di euro, circa il 18,6% di quello prodotto da tutte le imprese, investono in ricerca e sviluppo 3,7 miliardi, quasi un quarto del totale italiano.