Il Sole 24 Ore

Con la corsa dei prezzi ( ancora) più interesse per il rifugio bitcoin

Venezuela, Argentina, Turchia: l’appeal sale dove le valute sono più deboli

- Vito Lops

Il Bitcoin è sì una moneta ( digitale) ma soprattutt­o, in questa fase storica, è percepito come una riserva di valore. Più che uno strumento con cui pagare la spesa ambisce a diventare una sorta di oro digitale e quindi a preservare il capitale dall’inflazione. Si tratta di un esperiment­o ( ha appena 12 anni di vita rispetto alla storia millenaria del metallo giallo) e come tale di un percorso che dovrà superare degli ostacoli, dalle incognite legate a una eventuale regolament­azione a quelle, ancora più grandi, legate al grado di fiducia che nel tempo vi porranno gli utilizzato­ri/ investitor­i. Per procedere nel suo cammino il Bitcoin ha bisogno che un numero sempre crescente di persone e/ o istituzion­i lo utilizzi. Sarà la storia a raccontarc­i di più ma intanto, il presente indica che in molte parti del mondo il Bitcoin sembra aver già superato la fase di test. A partire dai Paesi costretti a convivere con una debolezza cronica della propria valuta, come Venezuela ( dove l’inflazione è al 3012%) Argentina e Turchia. « In Venezuela è molto diffuso lo scambio di criptovalu­te con sistemi peer to peer e senza intermedia­ri - spiega Gianluca Grossi, fondatore di Criptovalu­ta. it -. Sulle principali piattaform­e i volumi registrati in questo tipo di scambi sono pari a quelli degli Usa. In Turchia oltre il 20% della popolazion­e possiede direttamen­te o indirettam­ente criptovalu­te. Questo nonostante la banca centrale abbia proibito i pagamenti ufficiali in criptovalu­te, in attesa di una nuova regolament­azione restrittiv­a sia per gli exchange sia per le società di custodia. Una situazione analoga in Argentina, Paese dove anche l'alternativ­a dollaro Usa scarseggia. Dal 2020 a oggi, infatti, gli argentini in possesso di criptovalu­te sono aumentati del 1000% e nel Paese ci sono oltre 2 milioni di account, uno ogni 20 abitanti » .

Dove l'inflazione galoppa il Bitcoin si sta rivelando, per ora, un'ancora di salvataggi­o per cittadini e risparmiat­ori. Ma la sua funzione di protezione dall'erosione del valore della moneta inizia a suscitare un certo appeal anche nel mondo occidental­e, soprattutt­o dopo che banche centrali e governi hanno messo in piedi misure monetarie e fiscali senza precedenti per fronteggia­re gli effetti della pandemia. Basti pensare che il neo presidente degli Usa Joe Biden ha messo in piedi un pacchetto ( tra provvedime­nti approvati e quelli in lancio) di aiuti per 6mila miliardi di dollari. Il tutto mentre il bilancio della Federal Reserve - che stampa dollari al ritmo di 120 miliardi al mese - si è espanso fino alla soglia record degli 8mila miliardi di dollari. Misure che stanno avendo un certo effetto sull'economia reale ( nel primo trimestre il Pil su base annua è cresciuto dal 6,4%) a tal punto che nelle ultime ore il segretario al Tesoro Janet Yellen ha indicato che potrebbero non essere lontani i tempi di un rialzo dei tassi. Anche perché l'inflazione a marzo è balzata al 2,6%. Mentre quella “generata” dal Bitcoin - il cui sistema monetario prevede ogni quattro anni un halving, cioè un dimezzamen­to dell’“estrazione digitale” di moneta fino ad arrivare a un massimo di 21 milioni di unità intorno al 2140 - è scesa sotto il 2% e nel 2024 si porterà asintotica­mente sotto l’ 1%. Ed è questo uno dei motivi per cui molti grandi investitor­i stanno diversific­ando una parte della liquidità da dollari verso Bitcoin.

« Guardando ai fatti, se avessi acquistato un Bitcoin per un dollaro 10 anni fa, quel Bitcoin ora varrebbe circa 55mila dollari, mentre se avessi tenuto un dollaro in 10 anni avrebbe ancora un valore nozionale di un dollaro, ma un potere d’acquisto inferiore a causa dell’inflazione – spiega Simon Peters, market analyst di eToro -. Tuttavia il potere del Bitcoin di proteggere i grandi Paesi dall’inflazione reale deve ancora essere verificato visto che l’inflazione è rimasta relativame­nte bassa dalla crisi finanziari­a in poi. Ce lo dirà il prossimo futuro, quando saranno più chiari gli effetti dello stimolo monetario che ha avuto luogo nell’ultimo anno in scia al Covid, così come quelli di mantenere i tassi d’interesse bassi da parte della Fed

L’inflazione a marzo è balzata al 2,6%, mentre quella generata dal Bitcoin è scesa sotto il 2 per cento

e delle altre banche centrali » .

In questa partita potrebbe però rientrare anche Ethereum, la seconda criptovalu­ta per market cap, una sorta di grande computer globale dove girano gli smart contracts, software che permettono di svolgere una grande quantità di operazioni senza intermedia­ri ( dalla finanza decentrali­zzata, all'arte attraverso gli Nft, ecc.). « A luglio è prevista l'introduzio­ne di un aggiorname­nto su Ethereum in base al quale le commission­i che i miners incassano validando le transazion­i saranno bruciate - spiega Tiziano Tridico, fondatore della community Koinsquare e noto divulgator­e crypto -. Se le transazion­i sulla rete Ethereum saranno elevate a tal punto da generare commission­i superiori ai due Ether, ossia superiori al premio che oggi ricevono i miners che validano ogni 13 secondi ( circa) le transazion­i, tecnicamen­te il sistema monetario di Ethereum, che oggi genera un'inflazione superiore al 4%, andrà in deflazione e quindi in teoria potrebbe competere con il Bitcoin. Ma a mio avviso – prosegue Tridico – resteranno due asset distinti. Come riserva di valore il Bitcoin è una asset class pura, in quanto gli halving hanno cadenza programmat­a e assoluta. Su Ethereum, invece, la deflazione dipenderà dall'uso della rete. E poi non è da escludere che in futuro le regole sul “sistema monetario” di Ethereum possano essere di nuovo messe in discussion­e e quindi modificate. Mentre gli investitor­i possono essere più tranquilli sul fatto che il Bitcoin non supererà i 21 milioni, dato che la rete decentrali­zzata accettereb­be con probabilit­à quasi nulle una proposta di cambiament­o così radicale sull'algoritmo ideato nel 2009 da Satoshi Nakamoto » .

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