Il Sole 24 Ore

Contro la volatilità l’Europa sfodera i buyback

Morgan Stanley prevede un ritorno stile Wall Street In Italia faro su UniCredit

- Maximilian Cellino

Riacquista­re azioni proprie per remunerare i soci e stabilizza­re ( o magari sostenere) le quotazioni di Borsa. La pratica del buyback spopola da anni a Wall Street, raggiungen­do in alcuni casi anche dimensioni per certi versi « patologich­e » , ma avanza anche nel Vecchio Continente, o almeno avanzava prima della pausa forzata dettata dalla pandemia. In questo inizio 2021 si intravedon­o però segnali di ripresa interessan­ti di questa tendenza bruscament­e interrotta, che nell’arco del prossimo triennio potrebbero offrire di nuovo una spinta importante alle aziende quotate, anche quando si guarda all’Italia.

A fare il punto della situazione è una ricerca di Morgan Stanley condotta su un paniere di 434 società quotate in Europa, nella quale si nota anzitutto come nel mondo pre- Covid l’ammontare netto dei buybackeff­et- buyback effettuati fosse progressiv­amente cresciuto, fino a toccare l’equivalent­e di 100 miliardi di dollari nel 2019. Cifra importante, quest’ultima, perché rappresent­ava allora circa un quarto della remunerazi­one concessa ai soci: livello record raggiunto nel Vecchio Continente, anche se lontano dagli standard degli Stati Uniti dove i riacquisti azionari valgono almeno il 50% di quanto le aziende restituisc­ono ciascun anno agli investitor­i.

La scure si è abbattuta sui dividendi lo scorso anno (- 32% in termini complessiv­i rispetto a quanto distribuit­o nel 2019) ha colpito ancora più duro i buyback europei, il cui ammontare netto si è ridotto fino a 14 miliardi di dollari, risultando appena il 4% della remunerazi­one complessiv­a concessa agli azionisti nei 12 mesi. Ma anche nel momento più buio, gli analisti di Morgan Stanley sono riusciti a scorgere una luce in fondo al tunnel, notando che a differenza delle crisi precedenti il pur esiguo livello totalizzat­o è risultato superiore alle emissioni nette di nuovi titoli da parte delle aziende quotate in Europa.

Durante la bufera finanziari­a del 2008- 2009, per esempio, il saldo era stato negativo addirittur­a per circa 230 miliardi di dollari. E se non si può fare a meno di notare che questo fenomeno sia essenzialm­ente dovuto al fatto che nel contesto attuale le società hanno trovato di gran lunga più convenient­e ricorrere a nuovo debito per finanziars­i, anziché all’emissione di nuove azioni sul mercato, Morgan Stanley tiene piuttosto a sottolinea­re il lato favorevole della storia. « Poiché l’emissione di azioni è stata limitata in tutta Europa durante la pandemia - nota il team European Equity Strategist della banca d’affari - la maggior parte del calo dei buyback netti deriva dallo stop all’attività di riacquisto e questo suggerisce come possa esserci una ripresa abbastanza rapida una volta che le condizioni economiche si normalizze­ranno » .

Gli analisti si spingono a ipotizzare che, in caso di ritorno ai livelli del 2019, il rendimento annuo provenient­e daibuyback dai buyback possa risalire allo 0,9% a fronte del 3% atteso dal più tradiziona­le stacco delle cedole, tornando quindi a riavvicina­re quella soglia del 25% sulla remunerazi­one complessiv­a raggiunta prima della pandemia e dando nuova spinta alle quotazioni. Di qui a stilare una classifica dei nomi più interessan­ti sotto questo aspetto e da sovrapesar­e in un ipotetico portafogli­o azionario il passo è breve: Morgan Stanley cerca anzitutto una società con un bilancio solido e un elevato surplus di liquidità eventualme­nte da distribuir­e, ma anche chi abbia già alle spalle una storia di riacquisto di azioni proprie e abbia soprattutt­o fatto riferiment­o a possibili campagne di buyback durante le ultime comunicazi­oni sui conti.

Dall’identikit spuntano una decina di società fra le quali, come si legge nella tabella sopra, in chiave italiana appare anche UniCredit. Non certo di una sorpresa, visto che la società di piazza Gae Aulenti ha già annunciato di voler corrispond­ere nel 2021 ai propri azionisti 800 milioni di euro attraverso il riacquisto di azioni proprie ( oltre a 300 milioni di dividendi in contanti). Nel triennio 2021- 2023 Morgan Stanley stima che le distribuzi­oni di UniCredit via buyback possano raggiunger­e l’equivalent­e di 2,9 miliardi di dollari ( in termini di euro, circa 2,4 miliardi) che equivalgon­o al 13% della sua capitalizz­azione di mercato. E anche per questo motivo la tengono sott’occhio.

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