Il Sole 24 Ore

Il silenzio del Colle sui giudici e l’attesa per la riforma

- di Lina Palmerini

Non è un buon segnale quello che sta accadendo sulla Commission­e parlamenta­re di inchiesta sulla magistratu­ra che già prima di nascere diventa terreno di lotte politiche. Ieri, centro- destra da una parte e Pd, 5 Stelle e Leu dall’altra, sono arrivati allo scontro sulla scelta di nominare i relatori dei progetti di legge che ne prevedono l’istituzion­e – Conte di Leu e Ceccanti del Pd - perché sospettati di frenarne il debutto. È chiaro che la diffidenza reciproca mette in pericolo tutto il progetto di riforma della giustizia che è parte integrante del Piano Ue. In sostanza, per la Cartabia la strada resta in salita tant’è che il grosso del pacchetto è slittato a fine anno.

Non la riforma del Csm, però. La commission­e che si è insediata al ministero – presieduta da Massimo Luciani - dovrebbe arrivare alle conclusion­i a metà mese per consentire al Governo di presentare emendament­i al provvedime­nto già in itinere e che il Pnrr prevede venga calendariz­zato in Aula a giugno. Dunque, tra qualche giorno si potranno verificare i margini successo di un progetto atteso e mai decollato. Era stato il capo dello Stato, all’indomani del primo scandalo Palamara, a denunciare « un quadro sconcertan­te di manovre per veicolare le nomine di importanti procure » e chiedere di accelerare le riforme per restituire credibilit­à ai giudici. Non compete a me, disse, ma ad altre istituzion­i di occuparsi di scrivere nuove norme che attengono il Csm « nel rispetto della Costituzio­ne e in vista della annunciata stagione di riforme sulla giustizia » . Era giugno 2019, nulla è cambiato.

In queste ore di nuovo Mattarella viene spinto a intervenir­e su altri verbali ( dell’avvocato Piero Amara) e su altri scontri interni alla magistratu­ra ma sulla vicenda ci sono ben quattro procure che hanno aperto un’inchiesta e qualsiasi interferen­za sarebbe indebita e illegittim­a. Questo è il senso del silenzio del capo dello Stato, rispettare il dettato costituzio­nale e il lavoro dei giudici. A maggior ragione in un clima così avvelenato, diventa indispensa­bile seguire quella che è la corretta fisiologia dei rapporti tra poteri dello Stato. Oggi sarà al Csm ma non è previsto che parli perchè saranno i magistrati a far luce sulla vicenda Amara, non il capo del Csm a cui competono questioni attinenti al funzioname­nto dell'organo di autogovern­o.

Resta l’amarezza nel vedere segnali non incoraggia­nti per il buon esito di una riforma che è un tassello fondamenta­le di quel Piano Ue che Mattarella vorrebbe vedere ben avviato nel momento in cui lascerà il Quirinale.

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