Quel Qr code che ci potrà permettere di viaggiare
Il passaporto Ue sarà rilasciato a tutti i cittadini vaccinati o sottoposti a tampone: l’infrastruttura software pronta per fine maggio
Finalmente ci siamo: grazie alle campagne vaccinali di massa, si vede una luce in fondo al tunnel della pandemia, una luce che ha la forma di un Qr Code. Dal 10 maggio, infatti, partirà la sperimentazione tecnica in quindici Stati dell’Unione Europea sull’utilizzo del “green pass” che permetterà ai viaggiatori di spostarsi tra le nazioni. Il suo scopo principale è quello di ridare fiato al settore del turismo, praticamente bloccato dall’inizio dell’emergenza lo scorso anno e che rischia di saltare anche la stagione clou del 2021 se non verranno introdotte delle misure in grado di permettere all’esercito dei vacanzieri una mobilità semplice e sicura.
A regime, il Green Pass europeo, recentemente ribattezzato certificato Eu Covid- 19, verrà rilasciato a chiunque sia già stato vaccinato, guarito dal Covid- 19 o si sia sottoposto a un tampone che ha dato esito negativo. Considerata la mole di persone coinvolte, l’iniziativa richiederà uno sforzo tecnologico notevole che si sta compiendo proprio in questi giorni. La prima fase della sperimentazione, che si concluderà a fine maggio senza che siano coinvolti gli utenti, è mirata più che altro a testare il sistema ( genericamente chiamato Gateway) che permetterà la verifica delle informazioni tra gli Stati dell’Unione. Il secondo step, prevede che entro fine giugno ogni Stato sia in grado di rilasciare i pass e sfruttare l’infrastruttura software completata a fine maggio per permettere la verifica da qualsiasi punto dell’Unione Europea dei certificati emessi.
Su Github, sito dedicato ai progetti informatici collaborativi e a codice aperto, sono stati messi a disposizione da Sap e T- System ( dietro incarico di Bruxelles) i modelli base del certificato digitale, del codice che servirà allo smartphone dei vaccinati per mostrarlo e del codice che permetterà la verifica agli incaricati dei controlli. Ogni Stato dovrà quindi decidere come implementare questi codici e, purtroppo, non ci sono linee direttive uniche in questo senso. Ogni nazione può scegliere come agire e addirittura ha la facoltà di non usare il codice già sviluppato e rifare tutto in proprio. In Italia è stata scelta Sogei per sbrogliare la matassa tecnologica e si sta valutando se creare una app apposita o se incorporare la funziona in un’altra delle tante ( ancora troppe) app già emesse dalla Pubblica Amministrazione.
‘ Ogni Stato deciderà se e come implementare i codici: quindi il rischio è che ognuno vada con un proprio sistema
Paradossalmente la parte operativa del Green Pass Europeo non dovrebbe essere troppo complessa, una volta pronta l’infrastruttura software. Quando un cittadino verrà vaccinato, sarà creato un certificato elettronico contenente gli estremi per identificarlo, il tipo di vaccino e le date di inoculazione delle dosi. L’unico vero dubbio riguarda cosa verrà rilasciato al vaccinato dal momento che oltre al certificato digitale la norma europea impone di rilasciare un certificato fisico. Del resto, come ci ha spiegato Alex Fryer di Zebra, meno del 50% della popolazione mondiale dispone di uno smartphone in grado di gestire efficacemente i Qr Code. Le opzioni, al momento, prevedono la consegna di un foglio con il Qr Code al momento della vaccinazione e la possibilità di ristamparlo a casa, ma questa procedura è ancora limitante per chi non ha familiarità con gli strumenti informatici. Per questo Frey vedrebbe di buon occhio tessere Nfc o Qr Code plastificati, decisamente più robusti dei fogli di carta e che possono essere emessi con macchine già in dotazione allo Stato.
Come ogni iniziativa che ha a che vedere con la salute dei cittadini, il certificato Eu Covid- 19 deve sottostare a una serie di limitazioni che impediscano abusi. In particolare, è indispensabile che la quantità di dati gestita per questo progetto sia quella minima indispensabile a identificare il cittadino, che questi dati non vengano duplicati su diversi database e che non dovrà esser creato un database centralizzato. La struttura del gateway europeo soddisfa pienamente questi requisiti e l’unica raccomandazione che è stata sollevata dai garanti per la privacy riguarda la necessità di vigilare perché questo pass non venga utilizzato al di fuori degli scopi preposti.