Brevetti, Ue divisa su proposta Biden
L’iniziativa inserita nell’agenda del vertice di Porto, ma la Germania frena Draghi: « Vaccini bene comune globale, prioritario aumentare la produzione garantendo la sicurezza »
Con circospezione, la Commissione Ue si è detta ieri « pronta a discutere » la proposta avanzata dal presidente americano Biden di sospendere, almeno temporaneamente, i brevetti sui vaccini anti Covid- 19 per vincere la pandemia. « Completamente d’accordo » anche il presidente francese Macron e pure l’omologo russo Putin. Contraria la cancelliera Merkel, secondo la quale il fattore limitante nel contrasto al virus è « la capacità di produzione dei vaccini, non i brevetti » : la protezione della proprietà intellettuale è « una fonte di innovazione e deve rimanere tale anche in futuro » . A favore l’Oms, che parla di « momento monumentale » nella lotta al Covid- 19.
Con malcelata circospezione, la Commissione europea si è detta ieri « pronta a discutere » la proposta americana di sospendere almeno temporaneamente i brevetti sui vaccini anti- Covid 19. Più netta la Germania che invece ha espresso viva contrarietà; fredda anche l’Italia. La questione è tanto sanitaria quanto politica, e verrà trattata dai capi di Stato e di governo dell’Unione europea fra oggi e domani in una riunione informale a Porto, in Portogallo.
« L’Unione Europea è pronta a discutere qualsiasi proposta che possa affrontare la crisi in modo efficace e pragmatico. Siamo pronti a discutere del modo in cui la proposta statunitense possa raggiungere questo obiettivo » , ha detto in un discorso la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen. Qualche ora prima, la rappresentante americana al commercio Katherine Tai aveva sostenuto che « per porre fine alla pandemia è necessario sospendere » i brevetti sui vaccini Covid- 19.
La questione è complessa. C’è il desiderio di aiutare i Paesi meno ricchi a vaccinare la loro popolazione il più velocemente possibile. Al tempo stesso, sospendere i brevetti significa creare un precedente che potrebbe pesare sulle imprese, non solo del settore farmaceutico. Da Berlino, una portavoce del governo Merkel è stata particolarmente chiara a questo riguardo: « La protezione della proprietà intellettuale è una fonte di innovazione e deve rimanere tale anche in futuro » .
Ancora ieri la signora von der Leyen ha insistito piuttosto sull’aumento della produzione e dell’export, accusando implicitamente gli Stati Uniti: « L’Europa è l’unica regione democratica del mondo che esporta vaccini a larga scala » . Lo stesso ha fatto il premier italiano Mario Draghi: « I vaccini sono un bene comune globale. È prioritario aumentare la loro produzione, garantendone la sicurezza, e abbattere gli ostacoli che limitano le campagne vaccinali » .
In buona sostanza, l’iniziativa americana non convince a Bruxelles: « Non solo negoziare la sospensione dei brevetti richiederebbe un nego
25 FEBBRAIO
Le aziende che non rispettano gli impegni nelle consegne non devono essere scusate
26 MARZO
Noi siamo stati i primi a bloccare le esportazioni di vaccini, ora attenzione tutti
6 MAGGIO
I vaccini sono un bene comune globale. È prioritario aumentare la loro produzione
ziato di almeno un anno, quando in realtà il tempo stringe ora; ma affidare la produzione ai Paesi meno sviluppati pone gravi problemi tecnici e logistici, se è vero che un vaccino contiene 200 ingredienti » , spiega una funzionaria comunitaria. Favorevoli sono invece l’Unione africana e l’Organizzazione mondiale della Salute.
Il tema non è solo sanitario ed economico - sono contrarie le imprese farmaceutiche –, ma anche politico. La Russia e la Cina hanno usato i loro rispettivi vaccini per rafforzare la loro influenza in varie regioni, dai Balcani al Nord Africa. Per parte americana, c’è probabilmente il tentativo di affermare un nuovo multilateralismo e di contrastare almeno a parole il successo della diplomazia sanitaria di Mosca e Pechino.
Della vicenda discuteranno i Ventisette tra oggi e domani a Porto. L’incontro informale è stato organizzato per parlare di questioni sociali, mentre la pandemia virale ha rilanciato il desiderio di alcuni Paesi – non di tutti – di rafforzare l’armonizzazione a livello comunitario in un campo tradizionalmente di competenza degli Stati membri.