Draghi: « Vaccini un bene comune » Preoccupazione di Farmindustria
Farmindustria: proprietà intellettuale da difendere, no a produttori improvvisati
« Non è una beneficenza, ma una necessità » , commenta Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” in merito all’annuncio del presidente americano Biden di sostenere la rinuncia ai brevetti sui vaccini Covid- 19 ( ma non sui trattamenti o altre tecnologie utilizzate per combattere la malattia). « È nel nostro specifico interesse fare in modo che tutto il mondo sia coperto dalla vaccinazione perché se lasciamo circolare il virus nei Paesi a basso reddito, potrebbero svilupparsi varianti poco sensibili ai vaccini - spiega il farmacologo -. Abbiamo bisogno di 15 miliardi di dosi e le industrie proprietarie del vaccino non sono in grado di produrle, oltre al fatto che potrebbero essere necessarie anche dosi di richiamo » . Per Garattini se si è arrivati a questa “pressione” significa che altre soluzioni sono andate fallite: « La sospensione temporanea del brevetto è l’ultima spiaggia, si sarebbero potuti trovare altri accordi, per esempio concordare un prezzo in cambio di siti produttivi locali » .
Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha stimato che i cittadini dei Paesi a basso reddito in tutto il mondo hanno ricevuto solo lo 0,3% dei vaccini Covid- 19 disponibili, mentre le popolazioni dei Paesi ad alto e medio reddito hanno ricevuto l’ 81% delle dosi disponibili. Inoltre, secondo le stime, a livello globale, « la ricerca e lo sviluppo dei vaccini è stata finanziata dal settore pubblico con circa 88 miliardi di dollari, con Oxford/ AstraZeneca che esiste grazie a un contributo pubblico pari al 97% » , sottolineano Oxfam ed Emergency.
Ma la liberalizzazione del brevetto risolverebbe il problema? Secondo l’avvocato Vincenzo Salvatore, professore ordinario di diritto dell’Unione europea all’Università dell’Insubria e leader Focus team Healthcare and Life Sciences di BonelliErede, la risposta è no. « Il problema non è la restrizione sui brevetti - precisa -. Il collo di bottiglia è la capacità produttiva, che deve essere moltiplicata. Quindi la dichiarazione di Biden, che ha una valenza più politica che sostanziale ( secondo i sondaggi il 60% degli elettori di Biden sono favorevoli alla rimozione dei brevetti, ndr), può stimolare una maggiore attenzione verso la necessità di creare insediamenti produttivi che siano idonei a soddisfare la domanda di vaccini. È anche un problema di local working, per cui si potrebbe chiedere alle aziende farmaceutiche di promuovere insediamenti produttivi locali assumendo personale di quel Paese. In India i vaccini Covid19 che oggi sono prodotti vengono per la maggior parte esportati » .
Il tema produzione è dunque il nocciolo della questione come riferisce anche Rachel Cohen, direttrice statunitense dell’organizzazione no- profit Drugs and Neglected Diseases, di New York: « Una rinuncia ai brevetti sarebbe solo il primo passo per aumentare la fornitura di vaccini, in secondo luogo dobbiamo trasferire le conoscenze su come realizzarli e il terzo passaggio è un massiccio investimento nella
Le imprese: la deroga ai brevetti potrebbe avere l’effetto opposto di dirottare le risorse
capacità di produzione » . Ma al momento il primo passo è lungi dall’essere completato.
L’Organizzazione mondiale del commercio negozierà i dettagli di quali brevetti regolare solo dopo che i suoi Paesi membri ( 164) avranno concordato una sorta di rinuncia, cosa che non avverrà prima di sei settimane. La decisione non è scontata, anche se sono già un centinaio i favorevoli alla sospensione. Ora, però, caduto il veto degli Stati Uniti, anche l’Unione Europea, la Gran Bretagna e il Giappone - che avevano bloccato gli sforzi portati avanti da India e Africa per rendere legale la produzione di versioni generiche dei vaccini Covid- 19 - potrebbero cambiare idea.
Di tutt’altro parere è Farmindustria che in una nota fa presente che « i vaccini contro il Covid 19 sono arrivati con tanta celerità grazie anche alla proprietà intellettuale. Produrre un vaccino è un processo industriale complesso, che richiede ingenti investimenti, tecnologie avanzate, trasferimento tecnologico, impianti ad hoc, macchinari dedicati, personale qualificato, un’expertise consolidata. Non ci si può improvvisare produttori di vaccini contro il Covid. La deroga ai brevetti non servirebbe ad aumentare la produzione né a offrire le soluzioni necessarie per vincere la pandemia. Potrebbe avere invece l’effetto opposto: dirottare risorse, materie prime verso siti di produzione meno efficienti, e determinare l’aumento della contraffazione a livello globale »