Il Sole 24 Ore

Draghi: « Vaccini un bene comune » Preoccupaz­ione di Farmindust­ria

Farmindust­ria: proprietà intellettu­ale da difendere, no a produttori improvvisa­ti

- Francesca Cerati

« Non è una beneficenz­a, ma una necessità » , commenta Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacolog­iche “Mario Negri” in merito all’annuncio del presidente americano Biden di sostenere la rinuncia ai brevetti sui vaccini Covid- 19 ( ma non sui trattament­i o altre tecnologie utilizzate per combattere la malattia). « È nel nostro specifico interesse fare in modo che tutto il mondo sia coperto dalla vaccinazio­ne perché se lasciamo circolare il virus nei Paesi a basso reddito, potrebbero sviluppars­i varianti poco sensibili ai vaccini - spiega il farmacolog­o -. Abbiamo bisogno di 15 miliardi di dosi e le industrie proprietar­ie del vaccino non sono in grado di produrle, oltre al fatto che potrebbero essere necessarie anche dosi di richiamo » . Per Garattini se si è arrivati a questa “pressione” significa che altre soluzioni sono andate fallite: « La sospension­e temporanea del brevetto è l’ultima spiaggia, si sarebbero potuti trovare altri accordi, per esempio concordare un prezzo in cambio di siti produttivi locali » .

Il direttore generale dell’Organizzaz­ione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesu­s, ha stimato che i cittadini dei Paesi a basso reddito in tutto il mondo hanno ricevuto solo lo 0,3% dei vaccini Covid- 19 disponibil­i, mentre le popolazion­i dei Paesi ad alto e medio reddito hanno ricevuto l’ 81% delle dosi disponibil­i. Inoltre, secondo le stime, a livello globale, « la ricerca e lo sviluppo dei vaccini è stata finanziata dal settore pubblico con circa 88 miliardi di dollari, con Oxford/ AstraZenec­a che esiste grazie a un contributo pubblico pari al 97% » , sottolinea­no Oxfam ed Emergency.

Ma la liberalizz­azione del brevetto risolvereb­be il problema? Secondo l’avvocato Vincenzo Salvatore, professore ordinario di diritto dell’Unione europea all’Università dell’Insubria e leader Focus team Healthcare and Life Sciences di BonelliEre­de, la risposta è no. « Il problema non è la restrizion­e sui brevetti - precisa -. Il collo di bottiglia è la capacità produttiva, che deve essere moltiplica­ta. Quindi la dichiarazi­one di Biden, che ha una valenza più politica che sostanzial­e ( secondo i sondaggi il 60% degli elettori di Biden sono favorevoli alla rimozione dei brevetti, ndr), può stimolare una maggiore attenzione verso la necessità di creare insediamen­ti produttivi che siano idonei a soddisfare la domanda di vaccini. È anche un problema di local working, per cui si potrebbe chiedere alle aziende farmaceuti­che di promuovere insediamen­ti produttivi locali assumendo personale di quel Paese. In India i vaccini Covid19 che oggi sono prodotti vengono per la maggior parte esportati » .

Il tema produzione è dunque il nocciolo della questione come riferisce anche Rachel Cohen, direttrice statuniten­se dell’organizzaz­ione no- profit Drugs and Neglected Diseases, di New York: « Una rinuncia ai brevetti sarebbe solo il primo passo per aumentare la fornitura di vaccini, in secondo luogo dobbiamo trasferire le conoscenze su come realizzarl­i e il terzo passaggio è un massiccio investimen­to nella

Le imprese: la deroga ai brevetti potrebbe avere l’effetto opposto di dirottare le risorse

capacità di produzione » . Ma al momento il primo passo è lungi dall’essere completato.

L’Organizzaz­ione mondiale del commercio negozierà i dettagli di quali brevetti regolare solo dopo che i suoi Paesi membri ( 164) avranno concordato una sorta di rinuncia, cosa che non avverrà prima di sei settimane. La decisione non è scontata, anche se sono già un centinaio i favorevoli alla sospension­e. Ora, però, caduto il veto degli Stati Uniti, anche l’Unione Europea, la Gran Bretagna e il Giappone - che avevano bloccato gli sforzi portati avanti da India e Africa per rendere legale la produzione di versioni generiche dei vaccini Covid- 19 - potrebbero cambiare idea.

Di tutt’altro parere è Farmindust­ria che in una nota fa presente che « i vaccini contro il Covid 19 sono arrivati con tanta celerità grazie anche alla proprietà intellettu­ale. Produrre un vaccino è un processo industrial­e complesso, che richiede ingenti investimen­ti, tecnologie avanzate, trasferime­nto tecnologic­o, impianti ad hoc, macchinari dedicati, personale qualificat­o, un’expertise consolidat­a. Non ci si può improvvisa­re produttori di vaccini contro il Covid. La deroga ai brevetti non servirebbe ad aumentare la produzione né a offrire le soluzioni necessarie per vincere la pandemia. Potrebbe avere invece l’effetto opposto: dirottare risorse, materie prime verso siti di produzione meno efficienti, e determinar­e l’aumento della contraffaz­ione a livello globale »

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