How To Spend It
Cambi di prospettiva per la creatività
Un mercato che ha retto all’urto nell’annus horribilis dell’emergenza Covid, chiudendo quasi flat (- 0,6%) a 71,5 miliardi, pur in presenza di un calo generalizzato di ben altro spessore per l’economia in generale. Anzi, a guardare i primi numeri dell’analisi annuale sull’andamento del digitale in Italia, condotta da Anitec- Assinform in collaborazione con NetConsulting cube, già nel finale d’anno si trovano segnali di sviluppi positivi per il 2021, con un rimbalzo non da poco (+ 3,5%) e miglioramenti in tutti i comparti e soprattutto fra i cosiddetti Digital enabler: vale a dire le componenti più innovative e traversali a tutti i settori d’offerta.
A guardare com’è andata, insomma, per il mercato del digitale in Italia si può parlare di scampato pericolo. È vero infatti che in quest’anno del cigno nero del Covid- 19 la “nuova normalità” si è man mano sempre più costruita attorno a processi e prodotti figli dell’innovazione e del digitale: dallo smartworking alla scuola a distanza, dagli acquisti online alla dematerializzazione dei processi, dagli eventi in streaming alla remotizzazione dei processi produttivi. Ma dall’altra parte è altrettanto vero che la prima metà del 2020 – il periodo di fermo più radicale – non ha risparmiato neanche il mercato del digitale, in calo del - 2,9% rispetto al primo semestre 2019.
« Il 2020 ci ha consegnato un Paese molto più digitale » , commenta Marco Gay, presidente di Anitec- Assinform, l’associazione che raggruppa le principali aziende dell'Ict, secondo cui « ora è importante accelerare e costruire su questi progressi, passando da un’ottica emergenziale a un’ottica strutturale, con gli investimenti contenuti nel Pnrr e le importanti riforme previste, per fare ripartire il Paese e diventare più competitivi » .
Certo, se l’anno dell’emergenza economica e sanitaria ha confermato la centralità delle tecnologie digitali, il pericolo da evitare, secondo Gay, è « accontentarsi della capacità del digitale di fornire soluzioni in un momento difficile. Bisogna farlo diventare il vero cardine della ripartenza » .
E qui l’occasione d’oro arriva dai fondi del Next Generation Eu declinati all’interno del Pnrr. « Forse qualcosa di simile – puntualizza il numero uno di Anitec- Assinform – lo si è avuto con il Piano Marshall, ma il contesto era diverso. Per questo abbiamo non solo l’opportunità ma anche il dovere di essere all’altezza dei tempi, impegnandoci ad avviare quanto prima i progetti, impiegando tempestivamente tutte le risorse che il Pnrr ci metterà a disposizione e a realizzare quelle riforme che ottimizzino i benefici dei progetti stessi » . Alla base c’è l’obiettivo di « cambiare passo, dare impulso alla digitalizzazione della Pa e della Sanità, accelerare lo sviluppo delle infrastrutture a banda ultralarga, sostenere le startup innovative e colmare il gap di competenze digitali » .
Entrando nel dettaglio dei dati, un miglioramento c’è stato su servizi Ict (+ 3,3% a 12,7 miliardi); dispositivi e sistemi (+ 1,3% a 19,4 miliardi); contenuti digitali e digital advertising (+ 4,4% a 12,6 miliardi). Frenata invece per software e soluzioni Ict (- 2,3% a 7,5 miliardi): comparto più esposto alle dinamiche di breve periodo a causa dei rinnovi annuali delle licenze.
Dando uno sguardo trasversale ai comparti, il dinamismo più marcato c’è stato per le componenti più strettamente It e soprattutto per quelle più innovative come i digital enabler. Hanno registrato tutte, tranne IoT ( l’Internet delle cose), dinamiche positive nel 2020: mobile business a 4,3 miliardi (+ 4,4%); cloud a 3,4 miliardi (+ 20,4%); cybersecurity a 1,2 miliardi (+ 9%); big data a 1,2 miliardi (+ 8,7%); wearable a 700 milioni (+ 8,9%); piattaforme per la gestione web a 527 milioni (+ 10%); intelligenza artificiale- cognitive computing a 250 milioni (+ 16,3%) e tecnologie blockchain a 26 milioni (+ 18,2%). Influenzato dal congelamento anche degli investimenti tecnologici nell’industria, il comparto IoT ha subito invece un calo attestandosi sui 3,4 miliardi (- 3,1%).