Marchesini: « Imprese deluse, un errore ridurre adesso gli strumenti per la liquidità »
I tecnici del Mef cancellano l’emendamento approvato nelle commissioni richiamando gli orientamenti di Eurostat. E allargano il tiro: « Potenziali rilevanti effetti sulla finanza pubblica »
Niente di fatto per le imprese che già assaporavano l’idea di poter usufruire di un “superbonus” per i crediti fiscali maturati con gli investimenti in beni strumentali e innovativi. A sole ventiquattro ore dal voto notturno con cui le commissioni Bilancio e Finanze del Senato hanno approvato le norme sulla cedibilità degli incentivi 4.0, del bonus mobili e di quelli per la costruzione di parcheggi pertinenziali e di abbattimento di barriere architettoniche negli immobili, la Ragioneria generale dello Stato ha detto no. E nel parere consegnato al Senato ha stralciato dal maxiemendamento al Dl sostegni tutte le operazioni di cessione di crediti fiscali.
L’altolà di via XX Settembre sembra però andare oltre lo stralcio delle norme appena approvate, gettando un’ombra anche sulle « recenti disposizioni normative che prevedono la cessione di crediti » . Poche parole che mettono a rischio il meccanismo di cessione dei crediti anche nel caso del superbonus del 110% per la riqualificazione energetica e la messa in sicurezza degli edifici. Proprio la cedibilità è la leva finanziaria che contribuisce in misura determinante all’appetibilità del superbonus.
I tecnici temono la possibile riclassificazione da parte di Eurostat di questi crediti fiscali, che sul tema ha cambiato i suoi precedenti orientamenti, sostenendo che gli effetti finanziari potrebbero « essere particolarmente significativi » per quei crediti che, come Transizione 4.0, « prevedono una fruizione in quote annuali » con un impatto sul deficit anticipato interamente al primo
L’impatto potrebbe essere significativo per quei crediti che prevedono una fruizione in quote annuali
anno di utilizzo, indipendentemente dall’utilizzo dei crediti in compensazione. I tecnici vanno oltre e spiegano che la « cessione al sistema bancario e finanziario comporterebbe poi la registrazione sul debito di Maastricht per l’intero importo ceduto » . Senza contare, poi, che sul tema non si è mai conclusa ed « è in corso di definizione » , scrivono i tecnici, « la tematica della registrazione del debito delle cessioni pro- soluto dei crediti non pagabili » .
Per la Ragioneria, dunque, le norme sulla cessione dei crediti hanno « potenziali rilevanti effetti sulla finanza pubblica » e per questo vanno stralciate. Non è in sostanza possibile estendere la cedibilità ad altre tipologie di crediti, proprio per le incertezze sulle modalità di utilizzo dei crediti: « Il trattamento contabile potrebbe ( con elevata probabilità) cambiare nel prossimo futuro, producendo effetti diversi da quelli stimati » .
Certamente andrà chiarito perché 24 ore prima la stessa Ragioneria generale dello Stato ha autorizzato il voto delle due commissioni del Senato agli emendamenti sulla cessione degli incentivi 4.0, così come quello per la cedibilità del bonus mobili o dello sconto in fattura, scrivendo a chiare lettere nelle relazioni tecniche che « alle disposizioni non si ascrivono effetti, considerato che il credito di imposta viene utilizzato dal cessionario con le stesse modalità previste per il cedente » . Non solo. La stessa riformulazione dell’emendamento sulla cedibilità dei bonus di Transizione 4.0 rispettava pienamente le indicazioni pervenute dal Mef sulla necessità di precisare nel testo presentato dai 5 Stelle che « la quota di credito non utilizzata nell’anno non può essere » utilizzata « negli anni successivi e non può essere richiesta a rimborso » . Insomma per la moneta fiscale è ancora presto per parlare di conio