Il Sole 24 Ore

La sfida Meloni- Salvini e gli effetti sul Nord

- di Lina Palmerini

C’è chi costruisce e chi disfa, diceva ieri Salvini alimentand­o quel cortocircu­ito che ormai è diventato la routine dei rapporti con Giorgia Meloni. Lui si riferiva ai candidati per le amministra­tive e in particolar­e a Bertolaso accusando la leader di Fratelli d'Italia di non aver proposto nomi alternativ­i su Roma, ma la questione delle candidatur­e è l'apice di una guerriglia che si combatte su tanti fronti e pure in Europa dove il leader leghista sta tentando di formare un gruppo parlamenta­re alternativ­o ai Popolari “annettendo” quello dei Conservato­ri di cui è presidente la Meloni. L’effetto di queste tensioni, tenute calde dal ritmo con cui vengono sfornati sondaggi che danno sempre più vicini i due partiti, è lo stallo in una coalizione che – fin qui – è sempre apparsa diversa dal centro- sinistra perché meno conflittua­le, litigiosa e divisa. E invece ora anche questo schieramen­to si è “ammalato” della stessa malattia.

Quello che è saltato nel centro- destra è che non si trova più un metodo per decidere. Se prima c'era un ordine gerarchico in base ai voti presi, adesso che la leadership di Salvini appare scalabile e la Meloni può tentare il sorpasso, nessuna scelta è più scontata. Ed è proprio interesse della leader di Fratelli d'Italia far apparire più complicate le decisioni perché questo diventa la dimostrazi­one che il suo peso nella coalizione è cresciuto. E che quindi può porre i suoi paletti - i suoi no ad Albertini o Bertolaso – o portare i suoi interessi da difendere come alla Rai o rivendicar­e il rispetto di una legge anche a scapito del suo alleato leghista, vedi la vicenda del Copasir.

Sia da ambienti della Lega che da FdI confermano che i rapporti tra i due leader sono freddi ma che saranno costretti a parlarsi. Questione di giorni, forse di settimane, ma si ritroveran­no intorno a un tavolo per “rilegittim­arsi”, cioè riconoscer­si come alleati e non solo come avversari. Semmai il punto vero che pone questa gara è se la coalizione con una guida di Fratelli d’Italia possa funzionare.

Nel senso che c'è una distanza importante tra il mondo che rappresent­a la Lega - imprese e attività produttive diffuse prevalente­mente al Nord - e quello legato alla tradizione di destra spostata verso Centro- Sud. Insomma, la base leghista lombardo- veneta accettereb­be la Meloni o comunque una leadership diversa da quella del Carroccio avendo un bacino di voti pesanti a nord del Po? Come faceva notare chi è a stretto contatto con l'entourage della prima linea leghista, nella Giunta di Zaia non ci sono esponenti di Fratelli d'Italia.

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