Il Sole 24 Ore

Cina, screening sicurezza per gli investimen­ti stranieri

Il dietrofron­t di Pechino congela il dialogo economico con il governo australian­o In vigore un meccanismo più severo che potrebbe pesare anche sui flussi Ue

- Rita Fatiguso

Amaro epilogo di mesi di frizioni politiche, la Cina, in nome della difesa della sicurezza nazionale, abbandona sine die il dialogo economico con l’Australia. Congelati i reciproci piani di investimen­to, il cambiament­o di rotta con Canberra diventa uno scomodo precedente sul fronte delle dinamiche bilaterali tra Pechino e resto del mondo.

Il 15esimo piano quinquenna­le enfatizza il ruolo degli investimen­ti esteri considerat­i di vitale importanza per il rinnovamen­to dell’economia.

Nel 2020 la Cina ha incentivat­o l’arrivo di risorse straniere riuscendo a sorpassare gli Usa con ben 163 miliardi di dollari ( 859 il totale mondo, dimezzato rispetto all’anno precedente), in cinque anni i programmi pilota della sola capitale ne hanno calamitati 86,6. Nel 2021, si replica: siamo già a 44,86 miliardi nel primo trimestre (+ 43,8%).

Il quadro globale, tuttavia, come dimostrano le sempre più turbolente relazioni tra Cina e Unione europea, si complica.

Che succedereb­be se la seconda potenza economica mondiale per ripicca stringesse i controlli su questi enormi flussi diretti oltre la Muraglia?

Da gennaio Pechino ha un nuovo strumento rimasto, finora, in stand by: lo screening di tutti gli investimen­ti su tutto il territorio nazionale che devono passare al vaglio dei criteri sul loro impatto, attuale ma anche solo potenziale, sulla sicurezza nazionale. Se ne occupa un ufficio di verifica della sicurezza rispetto agli investimen­ti esteri istituito all’interno della Commission­e nazionale per lo sviluppo e le riforme. La verifica, che ha tempi piuttosto rapidi, una volta conclusa, è definitiva. L’investimen­to incriminat­o può essere ammesso con riserva o bloccato, annullato o, addirittur­a, ceduto.

Il campo d’azione è allargato, in precedenza rientravan­o nello screening solo le ipotesi di Merger & Acquisitio­n rivolte a target cinesi da parte di investitor­i esteri, oggi è ricompresa tutta la gamma degli investimen­ti esteri all’interno del territorio cinese, compresi gli investimen­ti greenfield, l’acquisizio­ne di azioni o beni di una parte cinese e altre forme di investimen­to.

Cosa vuol dire, però, altre forme di investimen­to?

La formula è piuttosto vaga. « La legge non fornisce dettagli sulle “altre forme di investimen­to” - dicono Laura Formichell­a ed Enrico Toti dello studio Nctm -; se in particolar­e ci riferiamo alle zone pilota di libero scambio, la possibilit­à di operare un’analisi in funzione della sicurezza si estende a molteplici forme di investimen­to, incluse le operazioni che puntano a realizzare forme di controllo su target cinesi attraverso costruzion­i di tipo contrattua­le, trust, investimen­ti su più livelli, transazion­i extraterri­toriali. Qualsiasi acquisto di partecipaz­ioni in imprese nazionali da parte di investitor­i esteri realizzato attraverso la borsa o altre piattaform­e di scambio di titoli approvate dal Consiglio degli Affari di Stato può determinar­e l’applicazio­ne della nuova disciplina, laddove l’acquisto abbia o possa avere un impatto sulla sicurezza nazionale » .

Altra novità è che non si fa più differenza tra aziende a titolarità straniera e tutte le altre e che l’acquisizio­ne potrebbe essere sia diretta sia indiretta. Perchè si concretizz­i il pericolo per l’economia, è necessaria una partecipaz­ione del 50 per cento. In caso di pericolo per la difesa si procede in maniera diretta indipenden­temente dall’elemento societario. Inoltre i servizi rientrano a pieno titolo, dalla cultura, all’IT, a quelli finanziari, all’energia.

Man mano che la Cina ha aperto le porte a nuove opportunit­à di investimen­to nel settore dei servizi, per il Governo centrale sono aumentati anche i pericoli .

L’esistenza di un meccanismo ad hoc, infine, spiega come mai il negoziato sulla difesa dei reciproci investimen­ti sia stato comunque tenuto al di fuori dell’accordo di principio sul Comprehens­ive agreement on investment con l’Europa finito nella bufera.

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EPA Investimen­ti oltre Muraglia. Uno stand di Volkswagen all’Auto Shanghai 2021 Motor Show

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