I rischi di una politica che scrive le regole ignorando la realtà
Norme & tributi
Ragioniamo su due fenomeni, Internet e Covid- 19, che ci hanno esposti a cambiamenti repentini dietro ai quali la mente umana non riesce a stare; così quando si arriva a formulare la regola, la situazione di fatto è altra rispetto a quella esaminata. Analoga sensazione si ha al risveglio nel tentare di ricordare il sogno: proviamo a ricostruirlo con la ragione, ma esso è già rientrato nel subconscio. Torniamo alla realtà.
Il fenomeno di Internet è stato a lungo snobbato dal regolatore europeo, che da ultimo ha iniziato a occuparsene con foga. Ne sia prova l’accavallarsi di regole vincolanti e precetti dolci all’indirizzo degli algoritmi. Questi strumenti di predizione delle condotte umane anticipano quanto potrebbe accadere con prognosi ex ante. Se poi la predizione sia vera o meno, lo diranno i fatti, ma in ritardo rispetto alle decisioni prese su predizioni rivelatesi errate.
La Ue ha per molto tempo chiuso gli occhi. Così l’inerzia del decisore politico ha permesso che subissimo controlli ingiustificati o che le nostre opinioni venissero plasmate come argilla. A farlo sono stati i poteri forti della rete, che, cresciuti economicamente indisturbati, hanno messo a rischio il ilmarket market place of ideas con una finta rappresentazione della realtà. Ora l’Europa si è destata dal lungo torpore e lo scorso dicembre ha presentato due proposte di regolamenti, Dma e Dsa. Questi atti non impediscono il ripetersi degli abusi di
Google, Facebook e altri, ma impongono loro una finta e superflua trasparenza. Finta perché se anche fosse totale non metterebbe a nudo la logica di funzionamento degli algoritmi; superflua perché ci dice qualche cosa in più sulle loro politiche commerciali, ma non li obbliga a dividere i dati con i nuovi entranti o con noi. Allora a chi giova?
Qualche segnale più forte si legge nella proposta di regolamento europeo sugli algoritmi, dove la Commissione si è espressa contro i controlli di massa e la manipolazione delle menti umane in nome di un nuovo umanesimo digitale: l’uomo al centro, non la macchina.
Contro i pericoli di condizionare la serenità dell’elettore e di consolidare abusi dannosi alla competizione l’Europa ha risposto con norme tenui, salvo la disciplina in itinere sugli algoritmi. Ha accettato i forti rischi connessi alle dominanze e quindi ha prodotto regole che non ci proteggono dai pericoli annunciati né prevenendoli, né reprimendoli una volta accaduti. Tanto valeva non avere quelle risultanze tecniche, se poi la politica ha agito come se non vi fossero state.
Qui si è commesso l’errore opposto a una tecnica soverchiante la politica, a quest’ultima si è regalata l’autonomia assoluta, legittimandola a operare indipendentemente dal fatto. Così la politica omette di verificarlo o trascura quanto detto dalle autorità scientifiche. Spostiamoci ora sul terreno del virus. Qui la Ue – cosa diversa sta facendo il Regno Unito – ha seguito un’ideologia precauzionale. Ha accettato un rischio il più basso possibile, anzi se avesse potuto lo avrebbe azzerato. Pensiamo a quando l’Ema ha deciso di bloccare per alcuni giorni il vaccino di AstraZeneca per sospette morti di trombo a seguito della sua inoculazione. In questo caso l’Europa e gli Stati membri si sono appiattiti sul dato scientifico, interpretandolo come un rischio insostenibile che giustificava la sospensione del vaccino fino a nuovi accertamenti. Qui la volontà politica ha rifiutato l’accadimento di un rischio anche remoto; si è messa a riparo da esso, costruendo intorno a sé una bolla di sapone con la speranza di non essere toccata da eventi esterni. Ma la protezione fittizia non ha retto all’urto con la realtà. Infatti, al vantaggio di garantire la vita a tutti corrisponde il rischio presente che molti si possano infettare per gli stop and go del piano vaccinale, questo evento trascurato. Allora quella che si presentava come un esempio di buona politica precauzionale si è invece rivelata disattenta nel valutare e prevenire gli altri rischi connessi. A queste condizioni sarebbe stato più utile per la salus rei publicae opporre alla dittatura europea della prevenzione la politica dell’azzardo del primo ministro britannico Boris Johnson, che è ha abbracciato senza riserve il rischio connesso ad AstraZeneca in vista dell’immunità di gregge.
Quindi, in materia di virus si stanno prendendo decisioni fintamente caute, che nascondono un errore valutativo nella scelta del rischio al quale dare priorità e che come tali sbilanciate a favore di uno degli interessi in gioco.
Le due politiche regolatorie – Internet e virus – hanno in comune la circostanza di essere state prese come se la tecnica non avesse parlato loro, perché la politica ha interpretato i risultati scientifici nel modo più congeniale al suo progetto: decidere a prescindere dalla tecnica.